No alla parata, l'altro 2 giugno

Al posto di militari e mezzi vorrebbero veder sfilare lavoratori e famiglie. Numerose associazioni, molte delle quali di ispirazione cristiana, contestano la parata. Ecco cosa chiedono.

Caro Presidente, una lettera nel nome di Turoldo e Balducci

27/05/2012
Un'immagine della parata del 2 giugno. Foto dell'agenzia Corbis.
Un'immagine della parata del 2 giugno. Foto dell'agenzia Corbis.

Caro Presidente,
                            la pace è l'unico valore veramente rivoluzionario, diceva David Maria Turoldo, perché costringe a ripensare tutte le categorie del vecchio mondo che è stato costruito sulle macerie delle guerre. Ed Ernesto Balducci, rivolgendosi ai cristiani, ricordava che una chiesa veramente evangelica deve essere come un'obiezione di coscienza piantata da Dio nella carne viva del mondo.

                        Essere costruttori di pace oggi significa obiettare al sistema di guerra e alle spese militari che la guerra rendono possibile.  Noi vogliamo essere cittadini obbedienti alla Costituzione italiana, scritta subito dopo il flagello del secondo conflitto mondiale, e proprio per questo tesa al ripudio della guerra stessa. Lo dice l'articolo 11. E' la stessa Costituzione che ci indica come la nostra Repubblica sia fondata sulla forza del lavoro. Lo dice l'articolo 1. In mezzo, tra l'articolo 1 e l'articolo 11, ci sono 10 articoli fondamentali della nostra carta costituzionale, su altrettanti valori fondanti: la giustizia, la libertà, la salute, l'educazione, ecc. Questo significa che i lavoratori devono costruire le condizioni per la dignità della vita di tutti coloro che vivono nel nostro Paese, e che la guerra (e la sua preparazione) è l'unico vero disvalore da espellere per sempre dal contesto sociale e civile. 

Per tutto questo noi non comprendiamo perché la Festa della Repubblica, che ricorre il 2 giugno, venga celebrata con le parate militari, la sfilata della armi, la mostra degli ordigni bellici. E' una contraddizione divenuta ormai insopportabile. Questo è il ripudio della Costituzione, non della guerra. E' il rovesciamento della verità.   Il 2 giugno ad avere il diritto di sfilare sono le forze del lavoro, i sindacati, le categorie delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini con le madri e i padri, le ragazze e i ragazzi del servizio civile. Queste sono le forze vive della Repubblica; i militari hanno già la loro festa, il 4 novembre, che ricorda “l'inutile strage” della prima guerra mondiale, come disse il papa Benedetto XV.  

 

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla parata militare del 2 giugno. Foto dell'agenzia Agf.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla parata militare del 2 giugno. Foto dell'agenzia Agf.

A lei, Presidente della Repubblica, chiediamo di abolire la parata militare del 2 giugno, anche per rispettare la necessità di risparmio economico (ci costerà milioni di euro): inviti i giovani disoccupati e i pensionati come rappresentanti del popolo italiano in sofferenza. E' un vero e proprio scandalo che mentre si impongono pesanti sacrifici a tutti, il Parlamento ed il Governo abbiano confermato l'enorme spesa di oltre 10 miliardi di euro per l'acquisto dei cacciabombardieri F35.

Ci impegniamo ad interpellare le autorità civili delle nostre città, sindaci, prefetti, consiglieri comunali, deputati, affinché sostengano questa nostra proposta, scrivendo anche lettere ai giornali e diffondendole nei luoghi di lavoro. Il 2 giugno con le nostre associazioni vogliamo celebrare l'Italia che “ripudia la guerra”: dove possibile organizzeremo delle sfilate dove i cittadini disarmati innalzeranno i cartelli con l'articolo 11 della Costituzione.

Lettera dei partecipanti al convegno “La pace realismo di un’utopia" organizzato dal movimento Pax Christi. I partecipanti, riuniti a Pietralba (Bolzano) il 21 e 22 aprile, hanno riflettuto selle figure di Ernesto Balducci e David Maria Turoldo, a vent’ anni dalla loro scomparsa.

Lorenzo Montanaro
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