20/11/2012
La parola chiave, dunque, è
"servizi": quelli che le famiglie immigrate, in particolar modo di
origine latino americana, non conoscono, ignorano o evitano. Più spesso la
richiesta di aiuto ha un iter che in una prima fase passa esclusivamente dai
consigli e le indicazioni del contesto sociale e familiare in cui si è
inseriti: e se da un punto di vista "umano" parenti e amici della
stessa comunità possono costituire una risorsa, tecnicamente, da un punto di
vista della mera efficacia, rischiano di costringere la mamma a un inutile
spreco di tempo e di energie fisiche ed emotive. I progetti familiari dei
migranti, infatti, visti in un'ottica a 360 gradi, sono più complicati dei
documenti che pure servono per avviare i percorsi di coesione e/o
ricongiungimento. Accanto alle problematiche di famiglie che si costituiscono
ex novo, la maggior parte si riuniscono dopo lunghe separazioni. In questi casi
la ricomposizione, se non debitamente supportata e accompagnata, può essere
irreversibilmente traumatica: ci sono affetti da ricostruire, piccole abitudini
da ritrovare, difetti da sopportare e caratteri da (ri)conoscere. Ma non solo,
è necessaria una ridefinizione del ruolo genitoriale come modello educativo di
riferimento. "Mamma" e "papà" sono parole che devono essere
nuovamente riempite d significato autentico: pronunciarle e basta, senza
considerare chi e cosa rappresentano, è un ostacolo per superare il quale
servono impegno e pazienza. Lo scontro è sempre dietro l'angolo. Rinfacciare
ciò che avrebbe dovuto essere e non è stato diventa un'arma di ricatto a cui i
minori, specialmente quelli problematici in età adolescenziale, adottano per
ferire le madri, alimentandone il senso di colpa e la frustrazione.
Sarebbe dunque meglio dimenticarli? Come si fa a chiedere a una madre di cancellare dalla propria memoria i figli per quanto distanti migliaia di chilometri? È impossibile anche se il diritto all'unità familiare, sebbene sia riconosciuto come fondamentale da convenzioni e trattati internazionali, a livello di applicazione nazionale incontra ancora parecchie difficoltà. Soprattutto i requisiti richiesti per avviare e completare positivamente le procedure di ricongiungimento sono rigidi e inderogabili: gli standard di stabilità del contratto di lavoro, di reddito, di dimensioni e decoro dell'alloggio non sono semplici da raggiungere. E poi c'è la fretta che, tra tutti, si conferma la peggiore consigliera: quando i termini stanno per scadere, quando i figli stanno per diventare maggiorenni, si casca in errori grossolani che compromettono l'intero percorso di ricongiungimento, impedendolo o realizzandolo per vie irregolari o dettate da situazioni contingenti. Come si intuisce, in ballo ci sono tante, troppe variabili: con il risultato finale che a farne le spese è l'integrazione dei figli nella nuova dimensione. Che a farne le spese è la famiglia tutta incapace di esternare e superare i propri disagi. Che a farne le spese è l'intera esperienza migratoria, già fonte di sofferenze assortite, e nemmeno coronata dallo straccio di un lieto fine.
Alberto Picci