«Il Papa ci ha preso in contropiede»

Don Ciotti, Mazzi e Di Noto concordano: «La scelta di Ratzinger è profetica e provocherà cambiamento». Uno speciale sul numero di Famiglia Cristiana in edicola e in parrocchia.

21/02/2013
Don Antonio Mazzi: «La scelta del Papa ha reso evidente la sua capacità profetica».
Don Antonio Mazzi: «La scelta del Papa ha reso evidente la sua capacità profetica».

Sedotti dal Papa e dalla grandezza della sua scelta. Tre preti diversissimi tra loro, come don Luigi Ciotti, don Antonio Mazzi e don Fortunato di Noto, accomunati dal lavoro sulla “strada” tra i deboli, gli sbandati nelle curve della vita e le vittime della violenza, non hanno dubbi: quello di Benedetto XVI è stato un «grande, coraggioso gesto d’amore nei confronti della sua Chiesa». Una lezione magistrale. Soprattutto una «scelta profetica», gravida di buone notizie, capace di «provocare cambiamento».

«Questo Papa così timido, che a volte m’è sembrato persino troppo prudente, ci ha presi tutti in contropiede con la sua scelta. È stata una lezione che mi ha graffiato la coscienza e mi ha interrogato a fondo. Il suo annuncio, per certi versi storico, credo sia davvero un segno profetico che cambia e provoca altri cambiamenti. Perché “cambiare” è una forte richiesta del nostro tempo», afferma don Luigi Ciotti. Quello di Benedetto XVI, secondo il presidente dell’associazione Libera, è anche un «richiamo forte alle coscienze di chi ha grandi responsabilità dentro la Chiesa perché le esercitino sempre come un servizio». Ma sottolinea quanto tale gesto abbia rivelato anche «un’intensa solitudine». «Credo che, oggi, ci siano nella Chiesa troppi cenacoli, gruppetti, ringhiere che salvaguardano, ma allontanano chi sta sulla strada», prosegue don Ciotti. «E una Chiesa più preoccupata della sua sopravvivenza che di quella del regno di Dio rischia di sbagliare traiettoria. Il Vangelo chiede più profezia e meno diplomazia. Il cammino di rinnovamento del Concilio, citato proprio pochi giorni fa da Benedetto XVI, deve essere ripreso con forza. Più che di nuove strutture di curia c’è bisogno di testimoni».

Don Ciotti ricorda, infine, le parole nette, pesanti come macigni, pronunciate dal Papa in piazza Politeama a Palermo, quando definì la mafia come «strada di morte, incompatibile col Vangelo». «Sono le stesse parole chiare usate contro l’usura e la corruzione. Ed è sempre lui che ha firmato l’atto che porterà alla beatificazione di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia», conclude.

Don Fortunato Di Noto, fondatore dell'Associazione Meter.
Don Fortunato Di Noto, fondatore dell'Associazione Meter.

Anche per don Antonio Mazzi questa scelta «dolorosa e intelligente affretterà nel mondo cattolico una revisione profonda che altrimenti avrebbe rischiato di avere tempi assai più lunghi. Questo gesto ha tirato giù il Papa dal palco e lo ha fatto tornare Pietro, pastore, più che maestro, servo, anche coi suoi limiti e difetti umanissimi». Il fondatore della Comunità Exodus ammette d’avere avuto qualche pregiudizio nei confronti di Papa Benedetto. «Ora questa scelta m’ha reso evidente quanto non vedevo prima: la sua capacità profetica, anzi da vero patriarca, perché la sua è stata una scelta costosissima, fatta in piena libertà e in totale solitudine».

Qualcuno lo ha criticato, definendo il gesto del Pontefice come «un abbandono della croce»,
portata, invece, fino in fondo dal suo predecessore Karol Wojtyla. «Niente di più sbagliato», ribatte Mazzi: «Questo sparire da vivo è una morte assai più pesante e ardua. Un vero miracolo. Il prossimo Papa, che non dovrà essere né europeo né curiale, dovrebbe indire un Concilio, con regole nuove, più aperto alla presenza dei laici».

Il pontificato di Ratzinger, secondo don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter,
è stato straordinario anche per l‘impegno profuso nella lotta alla pedofilia nel clero. «Ha fatto tanto per noi e per contrastare il fenomeno, indicando una nuova pastorale di prossimità e vicinanza ai piccoli, ai deboli e ai vulnerabili», sottolinea il sacerdote siciliano. «Lo scandalo della pedofilia nella Chiesa sarà la ragione del rinnovamento», prosegue. E sul Papa dice: «Benedetto XVI, amico dei bambini, ha ascoltato il loro grido e lo ha amplificato con la sua umile ma ferma ragione, nella fede, di dire “basta” e di iniziare un cammino, difficile, ma possibile, non solo nella repressione e negli interventi canonici, ma offrendo norme e linee guida efficaci nella prevenzione. C’è una comunità ecclesiale e civile riconoscente, perché il Santo Padre ha ribadito a tutti che “chi non è dalla parte dei bambini, non è di Gesù Cristo”, ed è quindi fuori dalla comunione ecclesiale».

Quindi don Di Noto conclude: «A Papa Benedetto non possiamo rimproverare nulla: ha operato scendendo in campo e affondando nel dolore delle vittime tutta la sua umanità di padre e pastore. È il momento di continuare quest’opera di rinnovamento, di purificazione e di continuità».

Questo servizio fa parte di un ampio speciale dedicato a Benedetto XVI e alla sua scelta, contenuto nel numero di Famiglia Cristiana ora in edicola e in parrocchia.

Alberto Laggia
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Postato da Celso Vassalini il 22/02/2013 11:10

LETTERA APERTA A Papa Benedictus XVI Prof. Joseph Ratzinger “La vita è un’ombra” scrive Shakespeare. Ma veramente siamo schiavi di un mondo illusorio e condannati ad un’esistenza senza senso? Qualcosa può sempre accadere, se abbiamo il coraggio di uscire dalla caverna dell’oscurità e aprire gli occhi alla vera essenza della vita. Caro Papa Le scrivo pubblicamente, questa volta non per obiettare ad una delle Sue azioni. Piuttosto Le scrivo per congratularmi con Lei per l'atto più coraggioso ed apprezzabile della tua vita: la Sua decisione di rassegnare le dimissioni per motivi di salute per il bene della Chiesa! Ho percepito la decisione di Lei Benedetto XVl come un gesto di grande coraggio e umiltà. In tutta sincerità non ho ancora fatto pace con la Sua scelta: non solo perché la Sua assenza brucierà (e talvolta non riesco quasi a perdonarLe per quel salto senza rete che L’ha proiettato oltre l'orizzonte del nostro sguardo). Ma perché dopo è stato davvero il finimondo. Come se, calato il sipario della Sua esperienza terrena, la storia umana si fosse avvitata in una spirale nichilista e buia. Come se, a noi, fosse comminata la pena dell'esilio da noi stessi, dai nostri bisogni di verità e di amore. È stato molto più di una solitudine e di uno smarrimento. Lei è volato, con le Sue ali sfibrate, da érèmos. Questa Sua scelta da eremita, ci aiuta a ripercorrere gli insegnamenti dei grandi maestri del passato, San Francesco d'Assisi, cielo della "ulteriorità". Noi invece di colpo eravamo scivolati giù nei dirupi del "pensiero unico", in uno spazio interdetto alla profezia e alla carità, in un alfabeto capovolto e levantino, in un universo di piccole patrie isteriche e minacciose, dove anche lo spirito santo veniva arruolato come un gendarme atlantico o un controllore orwelliano al servizio del New West. Era come tornare nel cono d'ombra delle catacombe. Lei trasmutato in un'icona rischiosamente consolante, noi pronti per i leoni del Colosseo globale, della fiction seriale e della mass-mediocrità. Lo so, caro Papa, intercettasti tra i primi il vento cattivo che soffiava a Occidente. Sulla sequela di Cristo ci indicasti la Via Crucis che portava una traccia di "Onu dei poveri": che ancora oggi è per noi una pietra angolare. Ci raccontasti il malessere partendo dal benessere e dalle sue arti marziali e dai suoi valori misurati in Borsa: non basta "consolare gli afflitti", bisogna "affliggere i consolati", così ci provocavi. E le Sue caro Papa, non erano capriole semantiche o giochi di enigmistica. Sull'asse della Sua indignazione girava un intero mappamondo a forma di Golgota: e in ogni povero cristo (disoccupato o immigrato, tossico o carcerato) Lei vedeva la "regalità" del dio vivente e ci ammonivi ad accogliere e a donare. Amore, voce del verbo morire: non Stava alludendo a una spiritualità masochista, ma alla sfida permanente della conversione: che è schiudersi agli altri, scacciare i fantasmi della paura delle diversità, conoscere e scambiare e contaminarsi e donare. Fuoriuscire dal recinto del privilegio e dell'egoismo, recidere il filo spinato del pregiudizio nutrito di petrodollari, detronizzare la dinastia planetaria del profitto. Cambiare registro, cambiare pelle al presente, farsi costruttori di strade e pontili piuttosto che di muraglie e di barriere architettoniche. Con-dividere: farsi compagni del mondo, farsi prossimo, coniugare i verbi della conoscenza e della tenerezza per chi normalmente inchiodiamo al legno delle nostre fobie e delle nostre pigrizie. Lo so, Padre Prof. Joseph Ratzinger, persino l'immagine teologica della Trinità - fusione perfetta di tre entità distinte - era per Lei l'icona di quella splendida "visione" che ha colto nella più bella delle Sue espressioni: convivialità delle differenze. Come un infinito abbraccio dei popoli e delle persone, delle fedi e delle culture. Questa, sui sentieri accidentati di Isaia, è la filigrana della pace che cerchiamo. Sarà necessario, ovviamente, mutare le nostre spade in aratri e le nostre lance in falci. E cioè cambiare in radice modello di sviluppo e forma del potere: liberando la storia umana dalla sua ipoteca di oppressione e di violenza, sradicando dalle nostre lingue ogni codice di guerra, svuotandoci dell'odio che si è lungamente sedimentato nei nostri consessi civili e nei nostri cuori. Carissimo amico perduto e ritrovato ogni giorno, tu ci lasci in dono un seme di passione (che è voce del verbo patire). Fummo confitti (non sconfitti) dai chiodi del conformismo e della omologazione. Eppure continuo a coltivare quella charitas sine modo che ci sfida e ci interpella, quei "pensieri lunghi" che quasi ci sospendono tra cielo e terra. Continuo, seguendo la Sua ombra buona, a costruire piste di "utopia": ecco, utopia è la parola che adoperano, con intenzioni di scherno, i trafficanti di realismo, i farisei dei nostri giorni, i burocrati dei silenti genocidi mercantili. Ma a dispetto di tutte le realpolitik, di tutti i governi e di tutte le cancellerie che ci dettano la lentezza delle loro tregue e la fretta delle loro guerre, ora, gridiamolo Caro Padre, ora è il tempo dell'utopia! Perché aveva ragione Lei: non andiamo verso la fine, ma verso un nuovo inizio. E io volevo dire al mio pastore, mentre La penso con nostalgia, che quel suo seme, dopo un inverno fin troppo lungo, ha cominciato a germogliare. Le oscure catacombe hanno figliato moltitudini di battezzati alla pace. È vero: rombano già i motori della macchina holliwoodiana della "guerra infinita". Ma ancora più forte si sente, a ogni latitudine del mappamondo, il suono di una nuova coscienza. Forse l'antica sentinella può finalmente risponderci che la notte non è più tanto lunga, che sta per finire. E così sia. Mia madre è la Chiesa mio padre è lo Stato. Celso Vassalini di Brescia.

Postato da Andrea Annibale il 21/02/2013 17:51

Caro Benedetto XVI, padre Lombardi ha detto che stai vivendo con spirito “profondo e positivo” questi giorni. Vorrei dirti che, se stai bene tu, sta bene la Chiesa perché infondi serenità a tutto il corpo mistico di Cristo. E sto bene anch’io, nel mio piccolo, sapendoti fiducioso e sereno. In questi giorni ho molto meditato sul tuo gesto e credo che si tratti di qualcosa di rivoluzionario che ancora devo capire. Senza scavare con illazioni e dietrologie fuori luogo, come ha giustamente detto il dott. Fulvio Scaglione. Ti sei dimostrato un uomo profondamente libero, mentre di solito si pensa che la religione uccida la libertà, specie all’interno di una struttura coartante come la Chiesa, nel senso di organizzazione gerarchica. Perciò, voglio esprimerti il mio amore, la mia solidarietà, la mia fiducia per quanto possano valere. Molti si stanno preoccupando in questo frangente della Chiesa, pochi si preoccupano di te, della tua persona. Hai fatto ciò che ti sentivi di fare e questo è un bene per la Chiesa perché non si può vivere da alienati rispetto ai propri bisogni più profondi. Io spero che tu resti sereno e che infonda nella Chiesa questa serenità, come Gesù che ha detto alle acque di calmarsi e si sono calmate. Ciao da un fedele qualunque che ti vuole bene. Facebook: AAnnibaleChiodi; Twitter: @AAnnibale.

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