di Massimo Bettetini
Massimo Bettetini, 45 anni, è psicoterapeuta, psicologo della fiaba, poeta. Da anni si dedica al mondo della famiglia, dell'adolescenza, dell'editoria, amalgamando al lavoro "sul campo" quello di scrittore.
22 giu
«Mio figlio è sempre collegato a Facebook: cosa posso fare?». «Mamma se apri il mio indirizzo Facebook puoi dire addio… al tuo computer! Addio computer…».
La prima è una domanda che spesso ci è posta; la seconda è una frase che spesso torna sulle bocche di ragazzi e ragazze, preadolescenti e adolescenti. Secondo alcune statistiche pare che la fascia di età che più utilizza Facebook sia quella tra i trenta e i cinquant’anni; ma a badare alla dinamica del reale l’età si sta abbassando notevolmente e sono sempre più i ragazzi che si riversano nel Social network.
Che fare?
Tempo fa ci è capitato un simpatico fatto: una madre chiedeva un consiglio per sua figlia e la stessa figlia ha intercettato la madre rispondendole per le rime. Significativo, e per certi versi divertente.
Ma i genitori sono giustamente preoccupati. I figli fanno a gara per chi ha più “amici”; ma chi sono questi amici? Quando un figlio chatta in Facebook, con chi chatta? Che cosa si dicono, quali immagini si scambiano, quali appuntamenti si danno?
Sono domande immense, anche se apparentemente innocue. “Immense” perché lì, proprio in Facebook, si riversa l’universo affettivo dei figli. E il tutto, nel bene e/o nel male, ricade realisticissimamente sulla loro pelle di ragazzi e ragazze in crescita. Allora ben venga la preoccupazione di mamme e papà.
I metodi per ovviare a questi problemi sono tanti, più o meno efficaci: porre il PC in una zona della casa solitamente frequentata da tutti (un angolo del salotto, ecc.), scaricare programmi che blocchino certi contenuti, ma, diciamolo col proverbio, non si possono mettere cancelli alla campagna, così come non possiamo mettere cancelli alla fantasia.
Gira e rigira, la vera fonte capace di dettare il comportamento di piccoli e grandi è ancora una volta il cuore dell’uomo.
Facebook è uno strumento. Nato simile a un gioco, e forse nato per gioco, è ora uno degli strumenti comunicativi più frequentato al mondo. Ma la comunicazione avviene sempre tra esseri umani che sono chiamati a donare parte di se stessi a un Tu cui si stanno dedicando. I contenuti, allora, rispecchieranno sempre l’Io, che ricade narcisisticamente su di sé, o che diviene capace di parteciparsi agli altri.
E i figli troveranno aiuto e indicazioni sulle direzioni da seguire se sapranno fare tesoro dell’esempio di genitori esemplari.
Pubblicato il 22 giugno 2011 - Commenti (0)
14 giu
Quando ci si offre gratuitamente per qualcosa, l’appagamento viene proprio da questa gratuità che ci rende sempre più capaci di fare un dono di noi stessi.
Forse non così come l’abbiamo appena detto, però molte delle mamme e molti dei papà che scrivono a Essere genitori hanno in mente proprio questo quando parlano delle difficoltà e insieme della gratificazione che provano nell’immergersi nei problemi, piccoli e meno piccoli, dei figli in crescita.
La pagina di Facebook Essere genitori ha intanto stabilmente superato i 35.000 iscritti e ne attendiamo tanti altri.
La gratuità, quindi. Mamme e papà sanno benissimo che quanto fanno per i figli potrà essere più o meno riconosciuto, perché ne vorrebbero un ritorno immediato. Molti sono i figli che da grandi in un momento forse di crisi rinfacciano tante cose ai loro genitori. Occorre prestare attenzione: a parte che in certi momenti si dicono cose che in realtà non si pensano, la gratitudine di un figlio verso i suoi genitori segue spesso una via “carsica”: cioè sparisce per poi ricomparire all’improvviso quando le nebbie del dubbio lasciano spazio al sole della chiarezza. Naturalmente, quando si affrontano situazioni patologiche, la musica cambia e per ritrovare l’armonia si tratterà di intraprendere quanto prima un cammino terapeutico. Generalmente però, la dinamica è proprio quella della gratitudine, che chiede, a fare da controparte, una continuità nel dialogo inter- e intra-parentale.
Per questo ci fa davvero piacere registrare sulla nostra Pagina Essere genitori le fresche affermazioni di tanti che esprimono la gioia di essere genitori, coscienti delle difficoltà, ma ancora più coscienti di quanto ricevono e riceveranno dai figli. Felici, insomma, di essere diventati genitori.
La spesa del dono non la si calcola perché dono non sarebbe; ma davvero ci si ritrova appagati… e rimborsati, pur in tutte le difficoltà che la vita e le nostre simpatiche imperfezioni propongono ogni giorno.
Pubblicato il 14 giugno 2011 - Commenti (1)
30 mag
Nel mondo ci sono tante coperte, più o meno famose. Una tra le più conosciute è quella di Linus, il bambino inventato dal genio dei Peanuts che non può vivere senza la sua copertina, a costo di difenderla con le unghie e con i denti dagli attacchi di amici, parenti, cani (Snoopy).
Facebook, per molti, si sta trasformando in una bella coperta che diventa una specie di parafulmine. La realtà non muta grazie a Facebook, però il modo in cui ci si rapporta ad essa sì. Nel social network posso mostrare parte di me stesso o tutto di me, posso usare la mia fotografia migliore o quella che meglio rappresenta il mio attuale stato d’animo. Posso inventare un sacco di fandonie o mostrarmi per quello che sono con tutte le mie debolezze, per simpatia o per essere commiserato, o più semplicemente per sentirmi accompagnato.
La coperta-Facebook ha però il difetto di essere sempre troppo corta, per cui o scopre i piedi o non protegge abbastanza. Col paradosso che molti diventano davvero se stessi solo in Facebook, o vi intravvedono la possibilità di essere finalmente sinceri e raccontarsi per quel che sono e per quel che la vita offre.
La pagina Essere genitori ha abbondantemente superato i 34.000 iscritti e si avvia verso la meta successiva dei 35.000. Al di là degli spot pubblicitari più o meno centrati e di qualche “uscita” di pessimo gusto, la “comunità” si comunica, e bene.
Questa coperta di Linus offre quindi la possibilità di sentirsi e di ritrovarsi, nel tentativo di partecipare e risolvere i problemi. C’è chi chiede e chi offre. A farla da leone, ultimamente, offerte per il tempo libero dei figli (sta arrivando l’estate!) e soluzioni per i problemi materiali legati all’infanzia.
Se cambia il modo di rapportarsi alla realtà degli altri, siamo sempre in contatto con uno strumento che, a seconda di chi e di come lo si usa, sa fornire contenuti. Una coperta di Linus, verrebbe voglia di aggiungere, intelligente se guidata e agita da protagonisti che sanno fare del gioco un servizio a misura d’uomo.
Pubblicato il 30 maggio 2011 - Commenti (0)
12 mag
Le questioni di autostima tengono banco in Convegni, riviste, dibattiti, interviste, e chi più ne ha più ne metta. È certamente un tema importante che talvolta subisce un’enfatizzazione che sfiora il ridicolo.
Con questo fine settimana, la pagina Essere genitori ha superato i 34.000 iscritti, e, così, giorno dopo giorno, continua ad essere un “caso” editoriale e per di più in crescita. L’autostima, dicevamo, tiene banco, e anche nelle discussioni della nostra pagina compare, ma, devo dire, sempre a proposito. Non si cercano cioè peli nell’uovo, ma si propongono casi pratici, potemmo dire, di lesa autostima. E qui non sfioriamo il ridicolo, perché ognuno di noi ha diritto alla stima degli altri e alla propria autostima. La realtà è che non si sa come gestirla, o come recuperarla, o farla recuperare. Ci vuole intuizione pedagogica!
Un po’ come l’elastico che avvicina e allontana i figli adolescenti dall’attaccamento ai genitori, così l’autostima è bene che per qualche tempo subisca fluttuazioni, perché sia possibile imparare a mettersi alla prova. Questo va bene, ma non bisogna soffrirne troppo, perché la situazione potrebbe divenire patogenetica, cioè produrre atteggiamenti patologici. È questione di equilibri, e, come dicevamo, ci vuole intuizione pedagogica, qualora aiutata da chi può davvero consigliare.
Per questo, ad una madre giustamente preoccupata per suo figlio, ho cercato di consigliare quanto segue: «È possibile che una persona abbia danneggiato l'autostima di tuo figlio. Però non ne farei un dramma perché, senza voler vedere il bello anche dove non c'è, anche una situazione “scomoda” come quella che state affrontando, può davvero trasformarsi in un periodo di crescita. Ragazzi a cui va sempre tutto bene e che godono della stima incondizionata di tutti e sempre, sono spesso destinati a scoppiare dopo, quando saranno già un po’ stuccati dall’età e sarà difficile reagire adeguatamente. Chi deve invece andare presto un po’ in salita, poi se la caverà egregiamente. Non drammatizzate dunque con lui la situazione e non incolpevolizzate troppo (…) per evitare di creare fantasmi negativi. Siate invece propositivi e ottimisti sul futuro, cercando di comunicare questa medesima certezza a vostro figlio. Vi parranno banali queste considerazioni, ma se le vivete nella praticità vedrai che non lo sono».
Autostima sì, quindi, ma anche un sano e pedagogico mettersi in discussione per crescere e concrescere.
Pubblicato il 12 maggio 2011 - Commenti (0)
28 apr
Abbiamo detto tante volte che nei social network molte persone possono cercare un mondo alternativo, che però può tornare su di loro “pesantemente” perché gli affetti che smuove sono i medesimi della vita reale, e quelli sono più che autentici.
La pagina di Famiglia cristiana su Facebook Essere genitori si avvicina ai 34.000 iscritti, mantenendo così una certa dose di crescita che ci fa davvero molto piacere.
Ultimamente, rispetto a quanto dicevamo, la tendenza è quella del realismo; le tematiche rispecchiano cioè il mondo quotidiano con tutti i suoi cavilli e con tutti gli sfondi che la vita può offrire. Il social network assume così una funzione di specchio del vero, che non diventa fantasia, ma che per lo meno subisce una oggettivizzazione e diviene meno contundente.
Diverso è l’aspetto dei messaggi personalizzati, dove i consigli che sono chiesti riguardano essenzialmente problematiche familiari legate alla crescita, o particolari aspetti pedagogici che, per una ragione o per l’altra, preoccupano intensamente. Le risposte a queste richieste private sono altrettanto private, e cercano di seguire la via del buon senso.
Analizzando quanta gente scrive e i contenuti di quanto è scritto, stiamo cioè assistendo ad una maggior consapevolezza del fatto che lo strumento social network ha molto a che fare con il reale quotidiano. Proprio per questo, in quanto strumento diviene assai delicato; è di facile accesso e utilizzo, si può comunicare in tempo reale, ma quel che si comunica, in immagini, parole, ecc. resta scritto, resta memorizzato nella pagina web.
Ecco, allora che, in realtà, stiamo vivendo la sfida della rete, che diviene quindi una sfida umana, e paradossalmente personale, perché mossa da esseri umani. È una sfida nuova e appassionante perché i rapidi strumenti ci rendono consapevoli di star vivendo nell’“umanesimo del web”.
La via maestra è e sarà sempre l’uomo in quanto tale e l’uomo in relazione con altri uomini.
Pubblicato il 28 aprile 2011 - Commenti (0)
04 apr
Sì: vogliamo i nonni su Facebook!
Le ricerche ISTAT ci dicono che il numero dei nonni è sempre in maggiore crescita, e che le nascite sono in continua diminuzione. Dati veri e confermati anche dalla comune esperienza di qualsiasi cittadino. Facile dire che sono dati allarmanti, più difficile indicare una terapia efficace per questa situazione. Ora, a noi, non interessa farne l’analisi sociologica. Prendendo spunto da uno degli ultimi post messo sulla bacheca della pagina Essere genitori, possiamo però dire qualcosa. Pare anche, infatti, che gli anziani oltre a essere sempre di più, abbiano un migliore stato di salute rispetto al passato, grazie ai progressi della medicina, e che la loro capacità di socializzare non sia rinchiusa in uno sgabuzzino pieno di ragnatele, ma sia davvero vivace.
La nostra pagina Essere genitori si è stabilizzata ben oltre i 30.000 iscritti, dando così origine ad una discreta comunità di utenti. I nonni hanno molto da dire: esperienze di vita, consigli, storie che rinsaldano le radici territoriali e quelle affettive. Proprio per questo diciamo che vogliamo i nonni su Facebook.
La facilità di utilizzazione del social network, sfonda le barriere architettoniche e offre un ampio spazio dove i nonni possono dire la loro a nipoti, parenti, amici, ecc. o più semplicemente fra loro. Forse e simpaticamente spetterà proprio ai più piccoli spiegare come funziona il gioco e quali ne sono le regole. Ben venga questo scambio comunicativo tra generazioni: gli uni e gli altri si troveranno arricchiti, i nonni sapranno un po’ di più dell’universo giovanile e i giovani sapranno fare leva sull’esperienza degli altri.
Un momento di maturazione per tutte le età, quindi, perché non si smette mai di crescere: e questo ci piace.
Pubblicato il 04 aprile 2011 - Commenti (0)
21 mar
La pagina di Facebook Essere genitori ha nell’ultimo fine settimana superato i 33.000 iscritti. E già questa è una bellissima notizia che premia il lavoro svolto e incoraggia il lavoro futuro.
Ci siamo chiesti recentemente, nell’ultimo post di questo blog, se Facebook può essere considerato un videogioco o cosa.
Talvolta, più che un videogioco, sembra un ampio contenitore ove chiunque può mettervi quel che vuole. Il fatto è, però, che quel che vi si inserisce può essere letto da molte e molte persone. Questo induce alla libertà di dire quel che pare, ma anche alla responsabilità di sapere che si è comunque ascoltati.
Nella nostra pagina Essere genitori è stato ultimamente “postato” di tutto. Alcuni post sono stati cancellati, non per pruderie moralistiche, quanto perché offensivi del buon senso e totalmente fuori luogo.
Altri sono davvero interessanti e propongono temi importanti quali la tutela della vita in un fiorire di richieste di aiuto, piccoli sfoghi, aiuti richiesti o resi disponibili, gioie causate dalla normalità dei piccoli fatti domestici, dalla venuta al mondo di un bambino; a dimostrare che la “community” è viva e vivace.
Al di là degli insulti trasversali censurati, le pagine Facebook non sono comunque il luogo adatto per divulgare ideologie. Lo si comprende dalle non risposte che giungono a post per l’appunto ideologici. Si verifica sempre, in questi casi, un intervallo di silenzio, come un imbarazzo dovuto a interventi stonati, fuori dal coro. La “community” desidera costruire insieme qualcosa di utile, in particolare di accompagnamento alla famiglia, alla paternità e alla maternità.
Qui i post fanno centro, si intavolano dialoghi autentici e l’ironia, elemento comunque positivo, trova dove muoversi per alleggerire. Anche in Facebook è palese la ricerca di un perché, di un significato che non chiede di essere ingabbiato in ideologie, ma di essere spiegato e partecipato, scoperto nello “srotolarsi” della vita.
Pubblicato il 21 marzo 2011 - Commenti (0)
09 mar
Rivisitando le pagine di Facebook inserite in Essere genitori, si resta colpiti dalla dicotomia talvolta lampante tra messaggi estremamente seri e messaggi normali, colloquiali, quasi da “amici a cui piace stare insieme”.
La realtà, si può pensare, sta dentro gli utenti. Cioè a seconda dello stato d’animo dell’utente, il suo messaggio acquisirà un maggior o minor peso specifico. A smentire questo ci può essere il desiderio di fuga da una realtà (in quel momento per qualsiasi ragione oscura) per proiettarsi nella dimensione del gioco condiviso che permea i social networks.
Al di là dei giochi di per sé offerti da Facebook, la medesima community può essere un gioco in cui vivere una vita “parallela”. Come un videogioco ove creare, trovare, inventare dialoghi e rapporti.
Ma Facebook è un gioco?
Sì e no, verrebbe voglia di rispondere; perché il dialogo è pur sempre tra persone reali che scambiano pensieri, foto, immagini, filmati, battute, successi, delusioni. Ma questa serie (che potrebbe essere ampliata) di cose oggettivate e trasmesse, nasce ed è diretta per l’appunto da persone a persone, suscitando tutta la normale reazione affettiva. E gli affetti, positivi o negativi, sono veri, a fior di pelle.
Quindi, Facebook può essere considerato un videogioco, ma delicatissimo, perché corre il rischio di mescolarsi alla realtà e di mistificarla.
Due sono allora i punti a nostro avviso importanti: il pieno rispetto dell’altro con cui si dialoga, e quell’ironia, maestra di vita, che sa far mantenere le giuste distanze e invita ad affrontare (ove possibile) le varietà della giornata con un sorriso.
Tutto questo non è scevro da pericoli. Qui entra in gioco il dialogo in famiglia. Bambini, ragazzi e adolescenti navigano con estrema facilità sul web: l’occhio attento, affettuoso e fiducioso dei genitori, ma specialmente “attento”, è chiamato a vegliare, non per bloccare, ma per evitare incontri che, se ravvicinati, possono essere fuorvianti e disturbanti, se non pericolosi.
Spazio al divertimento, quindi, ma intelligente.
Pubblicato il 09 marzo 2011 - Commenti (1)
21 gen
La pagina di Facebook Essere genitori si sta avviando verso i 33.000 iscritti, a significare la centralità di un tema vicino alla vita quotidiana di tanti e tante.
Negli ultimi giorni gli argomenti si sono fatti intensi. Non mancano messaggi leggeri (che ci vogliono), ma a questi si sono alternati interrogativi che possiamo definire profondi. Non vogliamo dire se sono da Facebook o no; ci preme sottolineare che se vengono a galla in una “comunità” come quella della nostra Pagina significa che sono davvero pressanti.
Uno di questi temi è rappresentato dalla problematica della vita, e, più concretamente, cosa fare se so che la nuova vita che porto in grembo patisce di una qualche malattia o può nascere malato. L’argomento, come si denota, è grave nel senso che ha un peso morale, umano, notevole. Ne è nata una discussione vivace perché siamo evidentemente in presenza di un qualcosa che abbraccia tutta la visione esistenziale del singolo e della società.
Molta confusione può derivare dal dubbio e dalla nebulosità a sua volta proposta dalla superficialità con cui spesso questi “nodi” sono affrontati. Non uno, ma diversi sono i personaggi che hanno saputo donare tanto all’umanità, le cui madri, trovandosi di fronte al dubbio che il figlio fosse malato hanno preferito continuare la gravidanza. C’è qualcosa di sacro, che è la vita: dono e non proprietà. E c’è un qualcosa di terribilmente palese: è assai peggio la sofferenza della non nascita che una nascita in forse di malattia.
Anche in forza di queste affermazioni, ho potuto scrivere: «Quel che cresce sotto il cuore della mamma è una persona diversa da mamma che la mamma può proteggere e aiutare non per egoismo ma perché si è generosi verso una nuova vita che non è lei. E questa nuova vita va protetta. È un altro quello che sta crescendo e aspetta il benvenuto. È così vero questo che sin dall’annidamento si crea un dialogo tra madre e figlio che andrà ben oltre la nascita».
Sono problematiche delicatissime, da affrontare nel tempio della propria coscienza illuminata però dall’oggettività dell’esistenza altrui e quindi adeguata al vero della vita che bussa al mondo.
Pubblicato il 21 gennaio 2011 - Commenti (1)
10 gen
Come è iniziato il nuovo anno?
Bene, possiamo dire. Anche per la pagina di Facebook Essere genitori. Sono infatti aumentati ancora gli iscritti, e, passate le feste, le discussioni si articolano sempre di più. Aumentano anche le richieste di consigli su tutto un po’, ma specialmente, ci pare, ci si concentri maggiormente su temi educativi, pratici e di fondo.
Un tema che è stato affrontato direttamente è quello della dislessia, che, fortunatamente, come abbiamo già altrove accennato, è oggi riconosciuta come malattia e affrontata anche da una nuova Legge istituita ad hoc.
Muoversi in questi argomenti è un po’ come camminare su un campo minato, perché vanno tenute presenti molte sfaccettature: il piccolo paziente con tutte le possibili componenti emotive e relazionali, i genitori (che vanno correttamente informati), i professori e maestri/e che vanno istruiti su come aiutare questi scolari, tutte quelle figure intermedie che possono essere utili in simili situazioni.
Da non dimenticare il buon senso di chi sa, talvolta e quando occorre, affrontare simili oggettive difficoltà con la leggerezza (che è sapienza) che porterà a scoprire talenti nascosti nei figli dislessici. Per tutte queste ragioni, entrando in punta di piedi nelle discussioni, ho così risposto:
«INFORMARE! Ci vuole una formazione capillare e un’informazione capillare. Appositamente fatta per gli insegnanti e appositamente fatta per i coetanei».
Ho poi consigliato di rivolgersi al personale docente: «Vai dal Preside, esponi con chiarezza il problema, esigi che il problema sia riconosciuto e affrontato come deve. Ai due livelli: docenti, compagni».
E poi ho anche positivamente e propositivamente suggerito:
«La dislessia è un problema che se correttamente affrontato fa scoprire un sacco di talenti nascosti nei giovani che ne sono colpiti. Va affrontata scientificamente, culturalmente e, oserei dire, caratterologicamente perché talvolta chiede molta pazienza che sarà però ben ricambiata dalla fioritura di quei figli che sembravano chiusi in un bozzolo. Legalmente parlando la Legge è stata fatta ed è stata accettata. Ora spetta il compito di tradurla in fatti. Vi auguro ogni bene e di guardare al domani con un ottimismo sostanziato dai fatti!».
I fatti, e questo vale per tutte le famiglie e per tutti, sono fatti di affetto, di dialogo partecipato, di comprensione reciproca per accettare e affrontare i problemi, ma anche per tornare a scoprirsi ogni giorno più nuovi.
Pubblicato il 10 gennaio 2011 - Commenti (0)
30 nov
Abbiamo superato i 30.200 iscritti alla pagina Facebook: e continuiamo così. Questo ci rende più responsabili sul prossimo futuro, anche perché siamo all’ultima uscita della Collana Essere genitori, ma l’avventura non finisce qui. La Pagina omonima di Facebook prosegue con tutti gli addentellati che ha, così come prosegue il nostro impegno pluritentacolare nel portare avanti il tutto, oneri e onori inclusi.
Negli ultimi giorni stiamo avvertendo l’avvicinarsi della festa familiare per eccellenza: il Santo Natale. Mancano ancora tre settimane, ma le famiglie entrano già in fibrillazione. E questo è bello. Il Natale è come se facesse una radiografia senza sconti della situazione familiare. Nel bene e nel male; e in tutte le famiglie questi due componenti si mescolano dando origine ai più svariati colori. Per questo ci sentiamo di fornire a tutti gli utenti (iscritti che siano o no alla pagina) tre idee, che speriamo possano tornare utili per i prossimi giorni.
Primo: riscoprire il Natale, come momento di stop, come il momento in cui fermarsi e sostare ad ascoltare il loquace silenzio della grotta. In questo può facilitare anche Facebook, se utilizzato adeguatamente e non per attualizzare più o meno mascherate “fughe” dal Natale…
Secondo: vivere un sano realismo per cui non è che le problematiche quotidiane spariscano nel nulla, ma sì, davanti ai personaggi del Presepe e ai luminosi addobbi che ad essi rimandano, possano acquisire la loro giusta dimensione e incoraggiare un nuovo vivere in armonia cercando, insieme, come sciogliere certi nodi.
Terzo: ottimismo, che si basi sulla presa di coscienza di una realtà, probabilmente da migliorare, ma da non bocciare in toto.
Sono tre semplici consigli. Poca cosa. Siamo però convinti che anche il social network possa dire la sua per instradarci verso un Natale, quando necessario, di riconciliazione, ove ci sia posto per tutti, specialmente per i più vicini.
Pubblicato il 30 novembre 2010 - Commenti (0)
24 nov
Più che tre parole, abbiamo superato i 30.000 iscritti alla nostra Pagina Facebook Essere genitori. Ci ponevamo la domanda su come proseguire questa avventura nel social network, e la risposta migliore è giunta dagli utenti che ci dimostrano quotidianamente la loro affezione, iscrivendosi, intervenendo, anche con poche righe, ponendo, se necessario, interrogativi fondanti una cultura della vita e della famiglia.
Un altro piccolo record è costituito dagli argomenti stessi di Discussione. Ad oggi mentre scrivo sono 85. 85 argomenti non sono davvero pochi e ci stimolano propositivamente. Tornano le preoccupazioni riguardanti la vita dell’adolescente, dagli esiti scolastici, al fumo, alle uscite serali. Molte volte, ho cercato di dirlo anche nelle risposte, queste problematiche o comportamenti così ecletticamente posti dai figli nascondono in realtà un certo disagio. E allora il dialogo, unito ad una sana esigenza, al buon senso, e, quando possibile, ad una sana ironia, sono la risposta migliore. Per non banalizzare, ci sentiamo in obbligo di aggiungere la necessità di comprendere con autentica empatia gli allarmi dati da certi comportamenti, e di non transigere lì dove l’identità più profonda dei figli rischia la disintegrazione, come può accadere in un rapporto disordinato con le nuove tecnologie. Di questo e di altro si è anche profondamente e spigliatamente parlato in alcuni dei libri dell’omonima collana Essere genitori, che sta terminando le sue uscite con Famiglia Cristiana.
Ma la nostra Pagina si sta facendo notare. Tra le varie interviste, mi è stato chiesto esplicitamente, in chiusura, di esprimere, in 3 parole, un consiglio per i genitori (cfr. http://famigliefelici.blogspot.com/2010/11/intervista-massimo-bettetini-interview.html). Ecco la mia risposta: «Primo: amare i propri figli (non sto scherzando: i figli hanno bisogno di sentire sulla propria pelle di essere voluti bene). Secondo: comunicare valori ai propri figli e imparare a esigere senza fare male (ti esigo perché so che ne sei capace); ovunque io vada a parlare, prima o poi si parla dei valori e della scala che permette di raggiungere le mete alte di cui sopra. Bisogna perdere la paura dei valori. Terzo: utilizzare tutti i mezzi a disposizione, culturali, legali, comunicativi, per realizzare una contro-rivoluzione silenziosa, ma efficace, la rivoluzione del cuore che porterà vita nuova all’istituto familiare».
La rivoluzione del cuore, oggi più che mai necessaria, può anche manifestarsi in un adeguato uso del social network, alla ricerca del bene proprio e altrui.
Pubblicato il 24 novembre 2010 - Commenti (0)
15 nov
Mentre la pagina Facebook Essere genitori vola verso i 30.000 iscritti (evviva!), continuano le Discussioni, e anche la Bacheca ufficiale presenta simpatiche domande, a cui chiunque può rispondere, con una parola, una frase o con un contenuto importante che sappia di vicinanza, compiacimento, compartecipazione, o quel che sia. Non sono parole al vento; rispettano lo spirito del social network e appaiono talvolta confidenziali, come pagine aperte agli amici non di penna, ma di computer.
L’attenzione va spesso alle problematiche adolescenziali di cui è con frequenza colto il problema del mutamento di carattere, con eventuale chiusura e cambiamento repentino delle modalità dialogiche adulti – ragazzi. La faccenda è senz’altro spinosa, perché mette in discussione quel che si era precedentemente costruito, ma è al contempo entusiasmante perché può essere un periodo di grande crescita per i medesimi adulti. La maturità non ha età e può svilupparsi e trasformarsi in meglio in qualsiasi epoca della vita.
Il silenzio dei figli, per esempio, può mettere in imbarazzata crisi i genitori che si sentono incapaci di gestire la prole. Non è vero. La verità è che il silenzio dei figli è più chiassoso di un grido ed è questo chiasso a fare male e a chiedere di essere interpretato, nell’attesa di una risposta efficace.
Riportiamo volentieri queste parole dalla Bacheca di Essere genitori. È una mamma che sta parlando dei suoi figli: «Ecco che un bel giorno, la tua principessina, che all'uscita faceva le corse per abbracciarti, tocca i 16anni… ed improvvisamente “Ti odio” entri nella sua stanza per chiedere “come va” e ti si risponde “bene adesso puoi uscire per favore” :)))ma quando passa???? Ho tre figli, la grande di 16 della quale sopra, un maschio di 15 che non ha per niente questo atteggiamento... e la piccola di 9 che già imita la grande… e sono rovinata. Ma sono la mia vita, solo certe risposte fanno tanto male!». Ed ecco quel che ho cercato di argomentare: «Senz’altro questi sono momenti che passano. Però penso che possiamo usarli per la crescita di tutti, adulti compresi. Conoscere i figli vuol dire sapere che musica ascoltano senza invadere il loro campo, a cui tengono tantissimo e che dobbiamo saper rispettare. Vuol dire anche saper parlare con loro, col loro linguaggio presentare i nostri contenuti. E rispettare i loro silenzi che sono tante volte più significativi di tante parole (e non sto dicendo banalità). In tutto questo non dobbiamo dimenticare di esigere che certi paletti, però, siano rispettati nel buon senso».
Fiducia, quindi, perché mamma e papà sono insostituibili nel loro ruolo, anche quando (solo in apparenza!) sembra che i figli vogliano detronizzare i genitori.
Pubblicato il 15 novembre 2010 - Commenti (0)
09 nov
Se precedentemente ci siamo soffermati sull’insieme delle ultime Discussioni, questa volta vogliamo focalizzarne una che offre gli addentellati per molti temi centrali in ambito pedagogico. Stiamo parlando della cosiddetta “pubblicizzazione” dei figli da parte dei genitori; cioè di tutte quelle volte in cui un padre o una madre esaltano quasi all’esasperazione le doti dell’uno o dell’altro figlio, perché come le fa lui, le cose, non le fa proprio nessun altro. A nuoto è il migliore del suo corso; sembra nato/a con gli sci ai piedi; a scuola neppure se ne parli; ha sette anni e l’inglese è già la sua seconda lingua.
A parte le miopia di questi genitori, il figlio o la figlia diventano insopportabili ai propri amici con ricadute nella sfera psicologico-affettiva e sociale, per poi rischiare di divenire insopportabili a se stessi. Praticamente perfetti, al primo ruzzolone che la vita offrirà da par suo, cadranno e difficilmente sapranno rialzarsi se non cercando consolazioni di seconda mano, di serie B. Socialmente, queste persone hanno in genere pochi amici, salvo poi soffrirne quasi patologicamente la mancanza nel momento del bisogno. Come gli innamorati che non hanno mai litigato, si sposano così rigidamente perfetti che alla prima incrinatura si spezzano.
Un completo disastro, insomma. Da dove ripartire? Ci ha fatto piacere constatare come gli interventi nell’area Discussioni fossero più volti a un sano e ironico realismo che ad altro. La vita in tutte le sue articolazioni, infatti, tende a formare la gente: l’importante è saperne leggere i segni, le indicazioni, e riportarle a una progettualità pedagogica precisa, ma tanto elastica da saper giostrare con la fantasia della vita stessa.
Per questo a interventi come: “Sono d’accordo con voi due! (vedi che ancora non si è levato un polverone?), anzi penso sia così azzeccata [in senso ironicamente negativo, ndr] quella frase sull’autocompiacimento ostentato del genitore nei confronti degli altri (genitori) ‘guarda come sono stato bravo a tirar su questa meraviglia!’.
“Inoltre è una sorta di mancanza di rispetto e di superbia nei confronti di chi i figli non li ha ‘splendidi’ e ‘bellissimi’ almeno, fisicamente ma anche chi tribola e soffre perché le strade dei figli a una certa età non seguono l’esempio dei genitori e le influenze del mondo attorno sono (s)travolgenti”.
Ho cercato di rispondere: “Per fortuna non esistono figli supereroi. Poi, frequentemente, il figlio che sembrava più impacciato e un po’ bestia, si scopre che è quello che ha saputo fare più esperienza di tutte le cose e diviene solido appoggio per tutti. Mentre tanti ‘praticamente perfetti’ a un certo punto scoppiano e diventano vittime dei disturbi più complessi. Impossibile giudicare. Possibile divenire sempre più talent scout, scopritori di talenti: perché è vero che se uno può dare 5 e io gli chiedo 10 mi darà 7”.
L’affetto che tutto modella deve quindi modellarsi alla realtà per saper condurre i figli alla maturità del tempo dove, nella normalità, sapranno splendere e far fruttare al mille per cento i propri talenti.
Pubblicato il 09 novembre 2010 - Commenti (0)
02 nov
Superare i 28.000 iscritti è un gran bel colpo. Ne siamo contenti, specialmente per chi aveva, sin dall’inizio, partecipato alla nostra Pagina Essere genitori e si trova così confermato nella sua scelta.
Stiamo parlando di tutto e le Discussioni stanno assumendo le caratteristiche di un arcobaleno di contenuti. A questo vorremmo oggi dedicarci, fornendo anche qualche dettaglio tecnico.
Partiamo da alcuni dati, iniziando a elencare gli ultimi 15 argomenti di Discussione iniziati dai medesimi utenti: Decalogo di consigli, Capricci o stanchezza?, Adolescenza, Scuola e compiti, (Omicidio di Sarah), Adolescenti in casa: che fare?, Depressione post partum, Essere buoni genitori a Natale anche se separati, Scuola materna, Genitori che pubblicizzano i figli, Ho una figlia, ma è come se non l’avessi, Allattamento prolungato (oltre i 2 anni), Le famiglie numerose e la società moderna, I vostri ragazzi e le uscite serali, Le punizioni.
Il lettore attento avrà notato che abbiamo posto tra parentesi l’argomento riguardante l’omicidio della povera Sarah. Non è uno sbaglio: è che preferiamo un indizio di silenzio mediatico al chiasso che confonde e che può portare al tremendo rischio dell’emulazione.
Per il resto di tutto un po’, si potrebbe pensare. E invece no. Se osserviamo con occhio smaliziato gli argomenti, vedremo che i temi sono molto precisi e piuttosto concatenati l’uno all’altro. Essenzialmente, ci si interroga sulla vita e sui problemi che la vita di famiglia pone, con una novità rispetto alla fiera delle banalità cui spesso assistiamo su mezzi pubblici, nei negozi, ovunque vi sia un minimo assembramento di persone: l’obiettivo è puntato sul futuro, sul come realizzare una famiglia e su come costruire laddove pare che tutto o quasi sia andato a catafascio.
A tutti cerchiamo di rispondere e ci fa anche piacere lasciare che talvolta ci si auto-risponda perché il solo fatto di scrivere (de-scrivere) un problema può avvicinare alla soluzione. Perché la famiglia, ancora una volta, ci dice che ha molte risorse dentro di sé per fare fronte e risolvere i problemi propri e altrui. Molte volte basta il buon senso, insieme a quell’affetto che, donato, deve essere sentito dagli altri, per esserne capaci e consapevoli.
Pubblicato il 02 novembre 2010 - Commenti (0)
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