di Massimo Bettetini
Massimo Bettetini, 45 anni, è psicoterapeuta, psicologo della fiaba, poeta. Da anni si dedica al mondo della famiglia, dell'adolescenza, dell'editoria, amalgamando al lavoro "sul campo" quello di scrittore.
24 nov
Più che tre parole, abbiamo superato i 30.000 iscritti alla nostra Pagina Facebook Essere genitori. Ci ponevamo la domanda su come proseguire questa avventura nel social network, e la risposta migliore è giunta dagli utenti che ci dimostrano quotidianamente la loro affezione, iscrivendosi, intervenendo, anche con poche righe, ponendo, se necessario, interrogativi fondanti una cultura della vita e della famiglia.
Un altro piccolo record è costituito dagli argomenti stessi di Discussione. Ad oggi mentre scrivo sono 85. 85 argomenti non sono davvero pochi e ci stimolano propositivamente. Tornano le preoccupazioni riguardanti la vita dell’adolescente, dagli esiti scolastici, al fumo, alle uscite serali. Molte volte, ho cercato di dirlo anche nelle risposte, queste problematiche o comportamenti così ecletticamente posti dai figli nascondono in realtà un certo disagio. E allora il dialogo, unito ad una sana esigenza, al buon senso, e, quando possibile, ad una sana ironia, sono la risposta migliore. Per non banalizzare, ci sentiamo in obbligo di aggiungere la necessità di comprendere con autentica empatia gli allarmi dati da certi comportamenti, e di non transigere lì dove l’identità più profonda dei figli rischia la disintegrazione, come può accadere in un rapporto disordinato con le nuove tecnologie. Di questo e di altro si è anche profondamente e spigliatamente parlato in alcuni dei libri dell’omonima collana Essere genitori, che sta terminando le sue uscite con Famiglia Cristiana.
Ma la nostra Pagina si sta facendo notare. Tra le varie interviste, mi è stato chiesto esplicitamente, in chiusura, di esprimere, in 3 parole, un consiglio per i genitori (cfr. http://famigliefelici.blogspot.com/2010/11/intervista-massimo-bettetini-interview.html). Ecco la mia risposta: «Primo: amare i propri figli (non sto scherzando: i figli hanno bisogno di sentire sulla propria pelle di essere voluti bene). Secondo: comunicare valori ai propri figli e imparare a esigere senza fare male (ti esigo perché so che ne sei capace); ovunque io vada a parlare, prima o poi si parla dei valori e della scala che permette di raggiungere le mete alte di cui sopra. Bisogna perdere la paura dei valori. Terzo: utilizzare tutti i mezzi a disposizione, culturali, legali, comunicativi, per realizzare una contro-rivoluzione silenziosa, ma efficace, la rivoluzione del cuore che porterà vita nuova all’istituto familiare».
La rivoluzione del cuore, oggi più che mai necessaria, può anche manifestarsi in un adeguato uso del social network, alla ricerca del bene proprio e altrui.
Pubblicato il 24 novembre 2010 - Commenti (0)
15 nov
Mentre la pagina Facebook Essere genitori vola verso i 30.000 iscritti (evviva!), continuano le Discussioni, e anche la Bacheca ufficiale presenta simpatiche domande, a cui chiunque può rispondere, con una parola, una frase o con un contenuto importante che sappia di vicinanza, compiacimento, compartecipazione, o quel che sia. Non sono parole al vento; rispettano lo spirito del social network e appaiono talvolta confidenziali, come pagine aperte agli amici non di penna, ma di computer.
L’attenzione va spesso alle problematiche adolescenziali di cui è con frequenza colto il problema del mutamento di carattere, con eventuale chiusura e cambiamento repentino delle modalità dialogiche adulti – ragazzi. La faccenda è senz’altro spinosa, perché mette in discussione quel che si era precedentemente costruito, ma è al contempo entusiasmante perché può essere un periodo di grande crescita per i medesimi adulti. La maturità non ha età e può svilupparsi e trasformarsi in meglio in qualsiasi epoca della vita.
Il silenzio dei figli, per esempio, può mettere in imbarazzata crisi i genitori che si sentono incapaci di gestire la prole. Non è vero. La verità è che il silenzio dei figli è più chiassoso di un grido ed è questo chiasso a fare male e a chiedere di essere interpretato, nell’attesa di una risposta efficace.
Riportiamo volentieri queste parole dalla Bacheca di Essere genitori. È una mamma che sta parlando dei suoi figli: «Ecco che un bel giorno, la tua principessina, che all'uscita faceva le corse per abbracciarti, tocca i 16anni… ed improvvisamente “Ti odio” entri nella sua stanza per chiedere “come va” e ti si risponde “bene adesso puoi uscire per favore” :)))ma quando passa???? Ho tre figli, la grande di 16 della quale sopra, un maschio di 15 che non ha per niente questo atteggiamento... e la piccola di 9 che già imita la grande… e sono rovinata. Ma sono la mia vita, solo certe risposte fanno tanto male!». Ed ecco quel che ho cercato di argomentare: «Senz’altro questi sono momenti che passano. Però penso che possiamo usarli per la crescita di tutti, adulti compresi. Conoscere i figli vuol dire sapere che musica ascoltano senza invadere il loro campo, a cui tengono tantissimo e che dobbiamo saper rispettare. Vuol dire anche saper parlare con loro, col loro linguaggio presentare i nostri contenuti. E rispettare i loro silenzi che sono tante volte più significativi di tante parole (e non sto dicendo banalità). In tutto questo non dobbiamo dimenticare di esigere che certi paletti, però, siano rispettati nel buon senso».
Fiducia, quindi, perché mamma e papà sono insostituibili nel loro ruolo, anche quando (solo in apparenza!) sembra che i figli vogliano detronizzare i genitori.
Pubblicato il 15 novembre 2010 - Commenti (0)
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