18 giu
Finalmente una buona notizia per chi soffre di diabete e ipertensione, ma ama la buona tavola: le diete drastiche non sono il rimedio giusto per restare in salute. Tenendo d’occhio zucchero e sale, si può mangiare tutto, o quasi, con qualche trucco in cucina e scegliendo bene gli ingredienti.
«Insieme al colesterolo alto, diabete e ipertensione sono le principali patologie che possono mettere in pericolo cuore e arterie», spiega il professor Roberto Ferrari, ordinario di Cardiologia presso l’Università di Ferrara. «Per prevenirle o combatterle, non dobbiamo rinunciare al gusto della buona cucina, ma adottare alcuni piccoli accorgimenti tecnici che non tolgono nulla al sapore dei nostri piatti». Qualche esempio? Il burro va sostituito con olio di oliva o di semi, il classico soffritto può essere cucinato con successo nell’acqua anziché nell’olio, lo yogurt e il formaggio magro possono rimpiazzare la panna, gli alimenti integrali sono da preferire a quelli bianchi.
Anche gli alimenti più “pericolosi” hanno una variante inoffensiva per la nostra salute. Prendiamo le salse industriali che servono ad accompagnare verdure, carne bianca o lesso (come quelle di soia, Worcester, Ketchup o Rubra), troppo ricche di zucchero e sale: una deliziosa versione piccante si ottiene in casa facendo cuocere per cinque minuti a fuoco lento un peperone rosso tagliato a fettine, uno spicchio d’aglio, uno scalogno tritato, mezzo peperoncino secco sbriciolato e qualche cucchiaio di brodo vegetale. Dopo aver tolto la padella dal fuoco, si aggiungono un cucchiaio di aceto balsamico, sei pomodori secchi tritati e mezzo cucchiaino di paprika; si fa riposare mezz’ora e poi si frulla tutto, unendo alla fine due cucchiai di olio extravergine di oliva.
Le più gustose ricette "salva cuore" le trovate sul numero di luglio di BenEssere - La salute con l'anima in edicola da domani.
Pubblicato il 18 giugno 2013 - Commenti (0)
12 giu
Volete dimagrire? Cambiate il servizio di piatti. Secondo uno studio di Oliver Genschow e Leonie Reutner, ricercatori dell’Università di Basilea (Svizzera), per mangiare di meno bisogna portare il rosso in tavola: riduce la fame del 44%. Può sembrare un dettaglio, ma fa la differenza nel moderare le calorie che assumiamo ogni giorno. Invece, quando cibo e colore del piatto sono simili, mangiamo fino al 20% di più.
Ma attenzione però: non è né il colore degli alimenti in sé, né il colore dei piatti a influire sulle porzioni più abbondanti. Tutta colpa dell’abbinamento tra i due. Un piatto a base di pasta al sugo di pomodoro o pasta con panna, se servito nella scodella rossa contrasta e quindi fa un po’ da “avviso”, portandoci a valutare la differenza tra porzione e piatto. Di conseguenza ci limitiamo. Allo stesso modo, la somiglianza dei colori potrebbe essere un trucco per invogliare i bambini a mangiare più verdura. In questo caso si tratterebbe di servirgli l’insalata in un piatto verde.
Volete saperne di più su come dimagrire e su quali colori puntare per la prossima cena? Non perdete allora il numero di luglio di BenEssere, in edicola dal 19 giugno.
Agnese Pellegrini
Pubblicato il 12 giugno 2013 - Commenti (0)
05 giu
La migliore dieta? Imparare a mangiare. Il più grande difetto di tutte le ricette di moda è proprio questo: non insegnano ad alimentarsi in maniera corretta. Di quello che succede dopo a nessuno interessa. E neanche di quello che succede al nostro corpo durante. Ce lo spiega moltobene Sara Farnetti, specialista in Medicina interna con un dottorato in siopatologia della nutrizione e del metabolismo, che cura il regime alimentare di molte personalità dello spettacolo e dello sport ed è autrice di un libro dal titolo emblematico: Tutto quello che sai sul cibo è falso.
«Oggi vanno di moda le diete iperproteiche perché sono semplici e replicabili. Solo che creano un disequilibrio, è come vendere l’anima al diavolo: ottieni il risultato maltrattando l’organismo, che però appena smetti te la fa pagare. Se si mangiano solo proteine, fegato e reni si sovraccaricano e mancano gli zuccheri. Il corpo va in una situazione di stress metabolico e aumentano gli ormoni dello stress, come l’adrenalina, o il cortisolo, che va a bloccare i meccanismi su cui funziona l’insulina.
Pubblicato il 05 giugno 2013 - Commenti (0)
30 mag
I"Pure caffeine 200mg" , prodotto altamente tossico commercializzato via Internet come dimagrante. Il titolo allarmistico campeggia nel sito del ministero della Salute. Pur di dimagrire si è disposti a correre qualsiasi rischio, soprattutto in tempi di "prova costume". E così molti sono incappati in questo integratore alimentare "altamente tossico".
l NRW Centre for Health, LZG.NRW di Munster (Germania) ha segnalato
attraverso il sistema HMA WGEO Rapid Alert la commercializzazione via Internet di un prodotto considerato come medicinale in Germania, ma
classificabile anche come integratore alimentare, denominato “Pure
Caffeine 200mg”.
La dizione “caffeina” è utilizzata nel caso
specifico solo per ingannare gli eventuali acquirenti, per analogia con
altre formule dimagranti che contengono effettivamente questo principio
attivo. Detto prodotto, indicato come dimagrante, non è stato
notificato in Italia come integratore alimentare, nè è autorizzato come
medicinale. Il produttore è sconosciuto e viene commercializzato da D-Hacks Laboratories. Il
prodotto, in forma di compresse, è stato analizzato in Germania e
contiene 296 mg di DNP (2,4 – Dinitrophenol), sostanza altamente
tossica, utilizzata come “brucia-grassi”.
Secondo il ministero della Salute, la dose letale del DNP (2,4 – Dinitrophenol) è molto bassa, pari a 1000-3000 mg (circa 4-10 compresse). La
sostanza inoltre da luogo ad accumulo nell’organismo. Nel 2008 sono
stati riportati casi di morte dopo un consumo di 600 mg/giorno per 4
giorni. Non esistono antidoti ed è impossibile salvare la vita del paziente dopo intossicazione con una dose letale. Si
invitano i consumatori ad astenersi dall’acquisto e dal consumo del
suddetto prodotto, qualora dovessero reperirlo in Internet o attraverso
altri canali di acquisto.
Pubblicato il 30 maggio 2013 - Commenti (0)
22 mag
L’eccesso di sale è uno dei principali errori alimentari degli italiani. Il nostro consumo oscilla fra gli 8 e i 15 grammi al giorno, mentre il nostro fabbisogno si aggira sui 5 grammi. La quantità che ne ingeriamo giornalmente, dunque, è tre volte superiore rispetto a quanto suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
Diminuire l’assunzione di sale è uno dei modi più semplici per ridurre la pressione alta e di conseguenza il rischio di ictus, malattie cardiache e renali. I benefici ce li spiega Angela Andreoli, medico nutrizionista dell’Università degli Studi di Roma Tor-Vergata: «Ridurne l’assunzione a meno di cinque grammi al giorno (l’equivalente di circa un cucchiaino), abbassa il rischio di ictus del 23% e riduce i tassi generali di malattie cardiovascolari del 17%».
L’abuso di sale, fin troppo sottovalutato, è pericoloso anche per il cancro allo stomaco, la calcolosi renale, l’osteoporosi e l’ipertensione. Il bollettino medico sembra davvero lasciare pochi alibi agli amanti dei cibi “saporiti”.
Si possono però mangiare pietanze gustose pur eliminando o almeno diminuendo l’apporto del sale. Come fare? Le ricette più gustose per un'alimentazione priva di sale le trovate sul numero di giugno di BenEssere - La salute con l'anima, da domani in tutte le edicole.
Pubblicato il 22 maggio 2013 - Commenti (0)
16 mag
Secondo un’indagine biennale condotta da AstroRicerche per conto di Assolate nel frigorifero degli italiani ci sono degli alimenti cui non si può rinunciare e, fra questi, è il formaggio fresco. Un risultato forse inatteso, ma che attesta un gusto condiviso: ben 5,7 milioni di italiani (il 91% della popolazione) mangiano formaggi freschi ogni giorno. Non solo, rispetto a due anni fa si è osservato anche un aumento dei consumatori pari all’1,2%.
Secondo il sociologo Enrico Finzi, che ha condotto lo studio, «ricotte e mozzarelle, formaggi spalmabili e crescenze, robiole e fiocchi di latte, tomini e stracchini hanno un ottimo profilo d’immagine. I formaggi a pasta molle risultano sempre associati al piacere (dal 39% degli intervistati), al buon sapore (38%) e al piacevole profumo (26%). La loro consistenza morbida conquista soprattutto le donne, e in particolare le più giovani (dai 15 ai 24 anni), mentre il loro gusto attira il palato di chi va dai 55 ai 70 anni». Insomma, dietro un prodotto semplice si è costruita una tradizione che vede l’Italia non solo fra le prime nella produzione casearia, ma anche una sua grande consumatrice e i motivi sono vari: gli italiani amano i formaggi anche perché saziano (36%), garantiscono una sana nutrizione (26%) e danno senso di leggerezza (17%).
Pubblicato il 16 maggio 2013 - Commenti (0)
14 mag
Ogni anno una nuova dieta
approda sulle riviste e fra le nostre tavole, ma gli studi ribadiscono che
quella mediterranea resta la regina per equilibrio e qualità di alimentazione.
A confermarlo è una ricerca tutta italiana condotta dal dipartimento di
Medicina interna e geriatria della Seconda Università di Napoli, guidato da
Giuseppe Paolisso. Tutti sanno che frutta, verdura, legumi, cereali e pesce
fresco aiutano a tenersi giovani, ma ora conosciamo qualche cosa in più anche
sul perché. Spiega il dottor Paolisso: «Un’alimentazione sana e bilanciata, in
cui siano abbondanti frutta, verdura, legumi, pesce fresco e cibi a basso
contenuto di grassi stimola un enzima che rallenta l’invecchiamento cellulare.
La dieta mediterranea si può ormai ritenere un vero e proprio farmaco». Potrete leggere questa notizia sul numero di luglio di BenEssere - la salute con l'anima.
Agnese Pellegrini
Pubblicato il 14 maggio 2013 - Commenti (0)
09 mag
Pallore in viso, difficoltà di concentrazione, spossatezza: sono alcuni sintomi dell’anemia da carenza di ferro, una patologia molto diffusa in Europa e che interessa il 20-30% delle donne e degli adolescenti. Secondo un’indagine condotta dai medici dell’Osservatorio Grana Padano, è molto importante tenere sotto controllo il ferro, specialmente fra i giovani. La quantità raccomandata ogni giorno è di 12 milligrammi per i ragazzi, 18 per le ragazze (che devono compensare il 30% perso con le mestruazioni) e i modi per procurarsela sono vari, a partire da una dieta equilibrata e varia.
Gli esperti dell’Osservatorio hanno fornito alcune indicazioni pratiche per dare un corretto apporto di ferro all’organismo a partire dai pasti quotidiani: è bene innanzitutto fare una colazione ricca di cereali; per i pasti principali sono da preferire gli alimenti integrali in genere, la pasta e il pane. Non far mancare mai dalla tavola due porzioni di verdura al giorno (specialmente quella a foglia verde); un piccolo aiuto viene anche dal condimento: limone o agrumi aiutano ad assorbire con più facilità il ferro di origine vegetale. Non dimentichiamo poi i legumi, di cui si consiglia una porzione almeno tre volte la settimana. Anche la carne (bianca e rossa) e il pesce hanno i loro pregi: secondo i medici dell’Osservatorio ne andrebbe consumata una porzione una volta al giorno.
Sembra però che ai giovani italiani la verdura e i legumi non piacciano molto e al pesce preferiscono la carne. Come metterla allora col ferro? Un’alimentazione equilibrata può costare a volte qualche sacrificio per il gusto, ma non dimentichiamo anche che c’è un cibo di cui gli studiosi scoprono sempre nuove proprietà benefiche: il cioccolato. Una porzione di cioccolato fondente dà il suo apporto di ferro (ne contiene ben 17,4 milligrammi ogni 100 grammi) ed è anche un buon modo per tirare su il morale.
Andrea Giampietro
Pubblicato il 09 maggio 2013 - Commenti (0)
07 mag
Il logo della manifestazione
L’invecchiamento si combatte a tavola. È, infatti, ormai un dato acquisito che alcuni alimenti contribuiscono a mantenere giovani i nostri tessuti, tuttavia i dati dimostrano che, seppur informate, le persone sono restie ad applicare le buone abitudini. Prendiamo gli amminoacidi, per esempio. Si tratta di quelle molecole che sono alla base delle proteine. Secondo i più recenti studi, svolgono un ruolo molto importante per prevenire le malattie legate all'invecchiamento. Alcuni, in particolare, agiscono sul cervello, aumentando il senso di sazietà, per cui mangiare proteine servirebbe a far dimagrire; altri, invece, sono in grado di accrescere la produzione di energia delle cellule, e per questo le proteine ci aiutano a essere più vitali, più giovani. Insomma, gli amminoacidi, e le proteine che ne derivano, sarebbero davvero la soluzione a tutti i nostri problemi. Ma come assumerli nella quantità giusta? E, soprattutto, ci sono controindicazioni?
Sono questi i principali temi che verranno trattati durante la quarta edizione di “Pianeta Nutrizione & Integrazione”, in programma alle Fiere di Parma dal 16 al 18 maggio: un forum multidisciplinare sulla sana nutrizione, che si svilupperà attraverso un’ampia offerta di seminari, corsi e workshop, cui parteciperanno specialisti internazionali ed esponenti di numerose società scientifiche.
A Parma si parlerà di nutrizione, dunque, ma non solo. Perché, se gli amminoacidi sono così importanti (contribuiscono ad allontanare alcune malattie legate all'età: diabete, in primo luogo, ma anche problemi cardiovascolari e neurodegenerativi), allora vale la pena anche integrarli nella nostra alimentazione, qualora la nostra dieta ne risultasse priva. È forse questo il motivo alla base della crescita del settore degli integratori (circa +7,0% a valore): proprio su questo argomento, a Parma si svolgeranno tavole rotonde e incontri, per fare luce sul corretto utilizzo degli integratori (quali sono, ad esempio, le controindicazioni, a quale età assumerli, il rapporto con il fitness e con l’obesità, ecc.) e per capire quanto le diete proteiche, tanto di moda oggi, siano davvero utili e salutari. Anche perché, occorre dirlo, il ruolo della pubblicità in questo ambito non è secondario: anche su questo si confronteranno gli esperti.
Altro argomento discusso a Parma sarà quello della celiachia. Si stima, infatti, che sono aumentati negli ultimi anni gli intolleranti al glutine, la componente proteica di alcuni cereali. In effetti, oggi la popolazione mondiale consuma una grande quantità di cereali, che peraltro sono molto più ricchi di glutine di quanto non fossero alcuni anni fa. Questo fatto potrebbe spiegare lo sviluppo progressivo di nuovi casi di intolleranza, che hanno portato, in pochi anni, il numero delle diagnosi di celiachia a raddoppiarsi, arrivando a 135.000, con un incremento di circa il 10% all'anno negli ultimi 5 anni, mentre il numero teorico di celiaci dovrebbe essere intorno ai 600.000. Sono però ancora tanti gli interrogativi: ad esempio, si sta approfondendo il rapporto tra celiachia e fattori ambientali (intolleranti al glutine si nasce, o si diventa?), e si stanno studiando nuove malattie che potrebbero avere dei legami con questa intolleranza (come la sensibilizzazione al glutine non celiaca).
Infine, nel corso del forum sulla nutrizione, si svolgerà anche il quarto convegno nazionale della Società italiana di fitoterapia e integratori in ostetricia e ginecologia, per far luce sulle proposte “alternative” che risultano utili in molti casi di malattie femminili, ma anche in alcuni momenti particolari come la gravidanza o la menopausa. Perché, sugli integratori, anche questo c’è da dire: oltre che elementi importanti per la salute, sono anche un potente fattore di marketing. Fare chiarezza in questo settore, quindi, è particolarmente importante.
Agnese Pellegrini
Pubblicato il 07 maggio 2013 - Commenti (0)
03 mag
Con la primavera ritornano anche le proposte diseducative di chi vuole lucrare sull’obesità piuttosto che fronteggiarla razionalmente. L’esca del dimagrimento rapido, ottenuto con ogni mezzo, purché non comporti la rinuncia alla sedentarietà, aleggia in sintonia con la pretesa del “tutto e subito”, tipica dei nostri giorni. Un apposito gruppo di studio dell’Oms, preoccupato dei pericoli dell’obesità, ma anche degli errori e della superficialità con cui certi improvvisatori pretendono di curarla, ha formulato dei consigli per smascherare i troppi commercianti dell’industria dietetica.
La tipologia del messaggio adescatore si basa sulla perdita di peso facile, magari con cibi light e integratori per controbilanciare qualche proibizione sugli alimenti più temuti, come pasta e formaggi. I vantaggi sarebbero da riferire a procedimenti miracolosi ed esclusivi, “documentati” da fotografie di prima e dopo la cura, magari conle inevitabili dichiarazioni dei “clienti”soddisfatti. Il programma dietetico si avvale ogni anno di novità alla moda, preferibilmente riciclate da personaggi semi-sconosciuti nelle università e negli ospedali di tutto il mondo.
In genere,la preferenza va alle diete iperproteiche con meno di mille calorie (perciò chetogenee alla lunga dannose per fegato e reni), accompagnate talvolta da farmaci non registrati dal ministero della Salute. Non mancano “erbe” e tisane di ogni genere; orientamenti mistici o fantasiosi con riferimenti a proprietà particolari di alimenti o “combinazioni” di cibi; problemi allergici o di incompatibilità.
Pubblicato il 03 maggio 2013 - Commenti (0)
30 apr
L’Antitrust ha sorpreso un altro produttore con le "mani nella marmellata". Il provvedimento ha colpito un’azienda che
produce confetture e prodotti a base di frutta a causa di
diciture “scorrette”.
La multa di 20 mila euro è stata appioppata a una società della provincia di Sondrio
che invitava i consumatori ad acquistare i suoi prodotti "dietetici".
In particolare, sotto la lente di ingradimento dell'Antistrust è finita la dicitura “senza zuccheri aggiunti” e il termine “Diet”.
L’Antitrust ha multato l’azienda: «……perché la ridotta
evidenza grafica del termine “aggiunto” rispetto alle parole “senza
zucchero” potrebbe far ritenere che i prodotti pubblicizzati siano privi
di zuccheri, circostanza che nel caso di specie non appare veritiera;
anche la dicitura “senza zucchero aggiunto” non è spendibile in ragione
del succo d’uva che viene, di regola, utilizzato per le sue proprietà
dolcificanti».
Pubblicato il 30 aprile 2013 - Commenti (0)
26 apr
E' la dieta dell’anno, al primo posto della classifica generale in Gran Bretagna, dove continua a vendere ben 40 mila copie a settimana. Negli Stati Uniti, la prima tiratura è addirittura stata di 125 mila copie. Ora La dieta fast, di Michael Mosley e Mimi Spencer, arriva anche in Italia. Edita da Corbaccio e in libreria proprio in questi giorni, si basa su un principio semplice, efficace e salutare: basta ridurre le calorie per due soli giorni alla settimana, continuando a mangiare come al solito negli altri cinque. È il principio del "digiuno intermittente" o della "restrizione calorica".
Niente di nuovo, in fondo. Tutte le grandi religioni prescrivono il digiuno, come forma di purificazione sia spirituale, sia fisica.
I Vangeli, ad esempio, sono pieni di testimonianze sul digiuno di Gesù che, addirittura, secondo alcune tesi, si astenne dal cibo perfino nell'Ultima Cena. Lo testimonia don Silvio Barbaglia, biblista e autore del libro Il digiuno di Gesù all’ultima cena. Confronto con le tesi di J. Ratzinger e di J. Meier (Cittadella Editrice, 114 pp., 12,80 euro), un testo che offre un’analisi alternativa, e sicuramente interessante, di uno dei momenti più importanti della storia di Gesù. Spiega il biblista: «Gesù dice di essere "colui che serve". Tale definizione, insieme alle parole usate durante la consacrazione del pane (prendete e mangiate, questo è il mio corpo), è funzionale per motivare la dimensione del servo, che Gesù fa propria, appunto, nell’ultimo pasto consumato con gli apostoli».
In generale, comunque, la pratica del digiuno è presente in tutta la Bibbia. «Tutti ricordiamo», evidenzia don Barbaglia, «il digiuno di Gesù nel deserto. Si tratta di una vicenda intessuta di rimandi all’Antico Testamento».
Del resto, anche per gli ebrei l’astensione dal cibo è un momento ricco di significati. «I più ortodossi», afferma ancora il sacerdote, «osservavano un digiuno totale per un giorno alla settimana. È un’occasione di perdono e di riconciliazione, ma anche un’opportunità per riscoprire il valore del cibo. Una preghiera fatta di parole, ha bisogno di silenzio per non perdere senso. Una vita fatta di lavoro, ha bisogno del riposo.
Così, se non siamo capaci di sospendere il cibo, finiamo per banalizzarlo».
Pubblicato il 26 aprile 2013 - Commenti (0)
23 apr
Si chiama cucina cromatica. La sua filosofia? Proporre piatti sani e gustosi, ma soprattutto variopinti. Non solo perché l’occhio vuole la sua parte anche a tavola: il colore dei cibi, a chi sa leggerlo, «può rivelare la presenza di specifiche sostanze dette phytochymichals, che hanno particolari funzioni nel nostro organismo». Spiega Alessandra Obblili, medico nutrizionista.
«La caratteristica fondamentale di un corretto programma nutrizionale», continua la dottoressa, «è la presenza di alimenti multicolore. C’è molta differenza nel trovarsi davanti ad un piatto mono o bicolore piuttosto che una portata variopinta: l’umore cambia, si mangia più volentieri e l’alimentazione corretta non è più vista come una privazione, ma come la scoperta di piatti nuovi e appetitosi».
Le gradazioni cromatiche fondamentali sono cinque: rosso, giallo-arancio, verde, blu-viola e bianco, una tavolozza di salute e bontà che colora frutta e verdura.
L’Organizzazione mondiale della Sanità ne prescrive 5 porzioni al giorno e variare resta sempre fondamentale.
Aiutatevi con i colori per scegliere un menù ricco di fantasia e vitalità.
Pubblicato il 23 aprile 2013 - Commenti (0)
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