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Con la primavera ritornano anche le proposte diseducative di chi vuole lucrare sull’obesità piuttosto che fronteggiarla razionalmente. L’esca del dimagrimento rapido, ottenuto con ogni mezzo, purché non comporti la rinuncia alla sedentarietà, aleggia in sintonia con la pretesa del “tutto e subito”, tipica dei nostri giorni. Un apposito gruppo di studio dell’Oms, preoccupato dei pericoli dell’obesità, ma anche degli errori e della superficialità con cui certi improvvisatori pretendono di curarla, ha formulato dei consigli per smascherare i troppi commercianti dell’industria dietetica.
La tipologia del messaggio adescatore si basa sulla perdita di peso facile, magari con cibi light e integratori per controbilanciare qualche proibizione sugli alimenti più temuti, come pasta e formaggi. I vantaggi sarebbero da riferire a procedimenti miracolosi ed esclusivi, “documentati” da fotografie di prima e dopo la cura, magari conle inevitabili dichiarazioni dei “clienti”soddisfatti. Il programma dietetico si avvale ogni anno di novità alla moda, preferibilmente riciclate da personaggi semi-sconosciuti nelle università e negli ospedali di tutto il mondo.
In genere,la preferenza va alle diete iperproteiche con meno di mille calorie (perciò chetogenee alla lunga dannose per fegato e reni), accompagnate talvolta da farmaci non registrati dal ministero della Salute. Non mancano “erbe” e tisane di ogni genere; orientamenti mistici o fantasiosi con riferimenti a proprietà particolari di alimenti o “combinazioni” di cibi; problemi allergici o di incompatibilità.
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03 maggio 2013 - Commenti
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apr
E' la dieta dell’anno, al primo posto della classifica generale in Gran Bretagna, dove continua a vendere ben 40 mila copie a settimana. Negli Stati Uniti, la prima tiratura è addirittura stata di 125 mila copie. Ora La dieta fast, di Michael Mosley e Mimi Spencer, arriva anche in Italia. Edita da Corbaccio e in libreria proprio in questi giorni, si basa su un principio semplice, efficace e salutare: basta ridurre le calorie per due soli giorni alla settimana, continuando a mangiare come al solito negli altri cinque. È il principio del "digiuno intermittente" o della "restrizione calorica".
Niente di nuovo, in fondo. Tutte le grandi religioni prescrivono il digiuno, come forma di purificazione sia spirituale, sia fisica.
I Vangeli, ad esempio, sono pieni di testimonianze sul digiuno di Gesù che, addirittura, secondo alcune tesi, si astenne dal cibo perfino nell'Ultima Cena. Lo testimonia don Silvio Barbaglia, biblista e autore del libro Il digiuno di Gesù all’ultima cena. Confronto con le tesi di J. Ratzinger e di J. Meier (Cittadella Editrice, 114 pp., 12,80 euro), un testo che offre un’analisi alternativa, e sicuramente interessante, di uno dei momenti più importanti della storia di Gesù. Spiega il biblista: «Gesù dice di essere "colui che serve". Tale definizione, insieme alle parole usate durante la consacrazione del pane (prendete e mangiate, questo è il mio corpo), è funzionale per motivare la dimensione del servo, che Gesù fa propria, appunto, nell’ultimo pasto consumato con gli apostoli».
In generale, comunque, la pratica del digiuno è presente in tutta la Bibbia. «Tutti ricordiamo», evidenzia don Barbaglia, «il digiuno di Gesù nel deserto. Si tratta di una vicenda intessuta di rimandi all’Antico Testamento».
Del resto, anche per gli ebrei l’astensione dal cibo è un momento ricco di significati. «I più ortodossi», afferma ancora il sacerdote, «osservavano un digiuno totale per un giorno alla settimana. È un’occasione di perdono e di riconciliazione, ma anche un’opportunità per riscoprire il valore del cibo. Una preghiera fatta di parole, ha bisogno di silenzio per non perdere senso. Una vita fatta di lavoro, ha bisogno del riposo.
Così, se non siamo capaci di sospendere il cibo, finiamo per banalizzarlo».
Pubblicato il
26 aprile 2013 - Commenti
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