Gli auguri di padre Gheddo a Benedetto XVI

Il pensiero del missionario del PIME per gli 85 anni del Papa.

22/03/2012

Santità, le faccio volentieri gli auguri per i suoi 85 anni, unendoli alla mia preghiera quotidiana per lei. Le auguro di continuare a lungo nel guidare il gregge di noi, pecorelle del Buon Pastore. La sua guida ferma, chiara e sicura, ci è di conforto, lei con la sua parola e gli scritti si fa capire da tutti e oggi questo è fondamentale. Grazie per le sue iniziative di quest’anno, l’Anno della Fede e il Sinodo episcopale sulla “Nuova evangelizzazione”: possano, con l’aiuto di Dio, riportare i popoli cristiani a Cristo. Santità, la mia piccola esperienza di 59 anni di sacerdozio mi ha convinto che nel popolo italiano la fede c’è ed è un buon punto di partenza. Però la società secolarizzata in cui viviamo riduce la fede ad un affare privato, intimo, di cui è bene non parlare. La fede c’è ma spesso conta poco o nulla nella vita: non si prega più assieme in famiglia, non si parla più della fede, della preghiera, si tende a togliere dalla vista ogni segno religioso. Nel 1973, durante la “Rivoluzione culturale” di Mao, sono andato la prima volta in Cina. In ogni città chiedevamo alle guide di poter visitare pregare in una chiesa aperta. Il ritornello di risposta era sempre lo stesso: “La Cina ha imparato a fare a meno di Dio”. Lo Spirito Santo continuava, anche in quei tempi di persecuzione, a lavorare di nascosto nelle anime (e lo si è visto dopo il 9 settembre 1976 quando Mao è morto), ma esternamente la Cina appariva come un immenso regno umano senza nessun segno religioso. Santità, auguro a lei ed a noi tutti che siamo la Chiesa, che la nostra Europa cristiana non finisca in questa deriva estrema, diseducativa per tutti.

Santità, lei che ha un rapporto diretto con la Trinità e soprattutto con Cristo di cui è Vicario in terra (cioè fino agli estremi confini della terra), mi lasci esprimere ancora un augurio. Come missionario, da più di mezzo secolo viaggio molto in continenti e paesi non cristiani. Quanti miliardi di uomini non conoscono ancora il nome di Cristo! Per noi missionari questa è una sofferenza e credo dovrebbe essere di stimolo a tutti i credenti per ricuperare la fede in Cristo nella propria vita e prendere coscienza che ogni battezzato è missionario. Il dono della fede Dio ce lo dà perché lo conserviamo in noi e per quanto possiamo lo testimoniamo e trasmettiamo agli altri. Invece, la crisi di fede del nostro popolo restringe gli orizzonti dei fedeli. Perchè portare Cristo ai non cristiani quando lo stiamo perdendo qui da noi? Se gli Apostoli avessero ragionato in questo modo, i loro discendenti sarebbero ancora là in Palestina e discutere e bisticciare con scribi e farisei. La Chiesa è universale perché missionaria. Auguro a lei di riuscire, con l’aiuto di Dio e la collaborazione di tutti noi, a ridare slancio missionario al Popolo di Dio, perché tutti i popoli hanno bisogno di Cristo, in quanto senza di lui non c’è vero umanesimo.
Piero Gheddo Missionario del Pime

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