Relativamente al valore del Concilio, vorrei fare una riflessione semplice, da cattolico qualunque. Il Dio che è stato conosciuto da quelli che sono vissuti prima del Concilio era un Dio che annotava scrupolosamente tutto quello che facevi per poterti, poi, giudicare. Si obietterà che anche la teologia pre-conciliare aveva una grande ricchezza, che anche quella teologia non riduceva Dio ad un “contabile”; probabilmente è vero, l’insegnamento concreto che veniva però impartito al comune fedele era quello: Dio era un giudice severo che bisognava temere. Era, a ben vedere, la trasposizione del Dio della Bibbia, il Dio tremendo, il Signore degli eserciti che, ad esempio, utilizzava anche le infermità per castigare la colpa. L’essenza del Concilio, secondo me, è stata essenzialmente questa: ritornare al Dio del Vangelo; tutto il resto ne è venuto poi di conseguenza. Emblematica delle due diverse prospettive è la parabola della peccatrice perdonata narrata da Luca. “Non avvicinarti alla porta della sua casa”, intimava la Scrittura riguardo alle prostitute; Gesù, invece, non fugge via inorridito quando la donna Gli si avvicina; ed a Simone il fariseo, il padrone di casa, che pensa scandalizzato: “se questo fosse un profeta saprebbe chi è… una peccatrice!” risponde implicitamente con poche, chiari parole, senza chiedere alla donna neanche un pentimento previo: “ti sono condonati i tuoi peccati”, “la tua fede ti ha salvata, va’ in pace”. il Signore cancella i peccati non tanto per le azioni di penitenza compiute quanto per la Sua generosità; la cancellazione è un dono gratuito non ascrivibile ai meriti della persona ma alla misericordia di Dio. Averci restituito un immagine di Dio aderente al Vangelo è stata un’opera fondamentale, per la quale dovremmo essere sempre grati al Concilio. Cordiali saluti lucio