17/10/2012
C’era voluta l’osservazione del cardinale di Bruxelles, Léon-Joseph Suenens, perché le donne facessero il loro ingresso al Vaticano II. Il padre conciliare, rivolgendosi agli altri 2.500vescovi, aveva esclamato: «Dov’è l’altra metà della Chiesa?». Sarà poi all’inizio della terza sessione del Concilio, martedì 8 settembre 1964, che Paolo VI annuncerà ufficialmente la presenza di uditrici al Concilio. Il 25 dello stesso mese la francese
Marie-Louise Monnet entra per prima in aula.
Nella terza e quarta sessione, le donne chiamate saranno 23 in tutto: 10 religiose e 13 laiche. Tra queste le più conosciute sono l’australiana Rosemary Goldie, segretaria esecutiva del Comitato permanente dei congressi internazionali per l’apostolato dei laici, e l’italiana Alda Miceli, presidente del Centro italiano femminile. A loro si aggiungono una ventina di esperte tra le quali l’economista Barbara Ward e la pacifista Eileen Egan.
Le donne? Uditrici. Un vescovo parla con la prima uditrice donna del concilio Vaticano II, la francese Marie-Louise Monnet.
«Il loro contributo è notevole soprattutto quando cominciano a entrare
nelle commissioni dove si discutono gli schemi preparatori dei documenti
conciliari, in particolare in quella per la Gaudium et spes», spiega la
teologa Marinella Perroni, presidente del Coordinamento teologhe
italiane.
«Una delle conquiste fondamentali del Concilio per le donne»,
aggiunge,«è l’accesso agli studi teologici. Ciò significa che la storia
della Chiesa comincia a essere raccontata anche dalle donne, che la
interpretano e la narrano. Su questo il Concilio ha attivato un
cambiamento radicale».
Annachiara Valle