16/11/2012
Il Concilio Vaticano II, a Roma.
Il Concilio Vaticano II ha rappresentato un’occasione storica per una grande rivoluzione ecclesiastica, che, però, non si è ancora del tutto concretizzata. Grazie allo spirito conciliare, la Chiesa si è aperta al mondo, ma numerosi passi avanti devono essere ancora compiuti.
L’autorevole monito giunge da don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, ospite d’onore della conferenza organizzata dalle Suore Paoline di Palermo.
L’incontro (incentrato sul tema “Fede e Comunicazione. A cinquanta anni dal Concilio Vaticano II. Per una nuova evangelizzazione”) si è svolto nella Libreria delle Paoline, nel suggestivo Corso Vittorio Emanuele di Palermo, di fronte alla Cattedrale e nelle vicinanze dell’affascinante Cappella Palatina, simbolo della Sicilia multietnica, cosmopolita e pluralista.
Di fronte ad un’affollata platea di giornalisti, teologi, sacerdoti e suore, Don Sciortino ha esaltato la figura di Giovanni XXIII, che “diede inizio alla più grande rivoluzione all’interno della Chiesa”.
Considerato inizialmente come un “Pontefice di transizione”, il “Papa buono”, invece, promosse l’evento più rilevante della storia ecclesiastica contemporanea, si appellò a tutti gli “uomini di buona volontà”, dialogò con le altre religioni e con i non credenti, uscì dalle mura vaticane e diffuse il messaggio cristiano nelle carceri, negli ospedali, nelle case e nei treni.
Secondo Don Sciortino, “il Concilio Vaticano II fu un evento straordinario non soltanto per la Chiesa ma anche per il mondo, poiché cambiò il volto delle gerarchie ecclesiastiche ed offrì speranza all’umanità, negli anni della Guerra Fredda e dei blocchi contrapposti. La Chiesa, finalmente, fu intesa come Popolo di Dio e la gerarchia si pose al servizio dei fedeli”.
Un altro elemento “rivoluzionario” del Concilio Vaticano II fu rappresentato dalla “valorizzazione dei Laici nell’Apostolato” e dalla “libertà e autonomia” dei cattolici, soprattutto in campo sociale e politico.
Come ha osservato Don Sciortino, cinquanta anni fa, all’interno del mondo cattolico, vi era, indubbiamente, “una maggiore vivacità e un maggiore spirito critico”. Oggi, invece, molti punti sono stati disattesi, se non addirittura “affossati” (come nel caso del principio di “corresponsabilità dei laici”).
Ma allora è necessario un Concilio Vaticano III, come invocato in alcuni ambienti? Don Sciortino ha espresso un convincimento differente, partendo dal presupposto che sarebbe preferibile, prima di tutto, applicare interamente il Concilio Vaticano II.
Citando il pensiero del compianto cardinale Carlo Maria Martini, il direttore di Famiglia Cristiana, oltre a invocare la piena applicazione del Concilio Vaticano II, si è dichiarato favorevole all’organizzazione di “nuovi sinodi che diano risposte concrete - a livello ecclesiastico - su temi nuovi come, ad esempio, la bioetica e le esigenze dei cattolici divorziati”.
Inoltre, Don Sciortino ha invitato tutti a proseguire con coraggio sulla strada del dialogo con le altre religioni e con i non credenti. A tal proposito, il pensiero si è rivolto alle coraggiose intuizioni di Papa Paolo VI e del cardinale Martini.
Il primo diede il consenso alla creazione della più grande moschea d’Europa nel cuore della cristianità, a Roma; il secondo promosse le “Cattedre dei non credenti” (un’intuizione raccolta recentemente anche dal cardinale Gianfranco Ravasi, con l’organizzazione del “Cortile dei Gentili”).
Papa Giovanni Paolo II, invece, ebbe una terza intuizione storica e “rivoluzionaria”, ostacolata anche all’interno del mondo cattolico e dalla parte più conservatrice del Clero: lo Spirito di Assisi.
In una grigia mattina di fine ottobre del 1986, infatti, l’arcobaleno sorrise ai capi religiosi di mezzo mondo, riuniti da Papa Woytjla nella città di San Francesco. Cattolici e protestanti, ebrei e musulmani, buddisti e induisti si confrontarono e dialogarono per la pace nel mondo.
Secondo Don Sciortino, la paura nei confronti delle altre religioni denota una intrinseca “debolezza dell’Occidente cristiano”, che, senza una fede matura, teme fantomatiche colonizzazioni islamiche.
“Le religioni devono collaborare per la pace nel mondo e devono dialogare secondo lo spirito di Assisi. Inoltre, l’Italia deve pienamente riconoscere il diritto al culto e alla preghiera delle altre religioni, a prescindere da qualunque reciprocità”, ha detto Don Sciortino.
Il direttore di Famiglia Cristiana ha poi lamentato “l’assenza della Chiesa in tante realtà umane e in tante questioni sociali e politiche” ed ha criticato il silenzio di certe gerarchie ecclesiastiche, quando sono state approvate leggi discriminatorie nei confronti degli immigrati e provvedimenti lesivi dell’uguaglianza e della dignità di tutte le persone.
Nel corso del dibattito, Don Sciortino ha esaltato la figura del Beato Giacomo Alberione, che ha sempre lottato per il culto del Vangelo, per la conoscenza della Bibbia e per l’ispirazione evangelica nel comportamento di ogni cristiano. “L’ignoranza della Bibbia è l’ignoranza di Dio e di Gesù. Non si può evangelizzare senza comunicare”, ha dichiarato il direttore di Famiglia Cristiana.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Suor Fernanda Di Monte, organizzatrice dell’incontro e presidente dell’associazione Comunicazione e Cultura delle Paoline di Palermo: “Don Alberione fu un profeta. Grazie alla sua tenacia, il Concilio Vaticano II riconobbe il ruolo dei Paolini, delle Figlie di San Paolo e della comunicazione”.
Alla Memoria Liturgica del Beato Don Giacomo Alberione, fondatore di Famiglia Cristiana, sarà dedicato l’evento del 26 novembre.
In quell’occasione, il Cardinale di Palermo, monsignor Paolo Romeo, celebrerà la Liturgia della Parola e benedirà i locali restaurati della Libreria Paoline. Interverranno, tra gli altri, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, la teologa Ina Siviglia e le superiore delle Paoline, suor Aurora Perna e suor Dolores Melis.
Pietro Scaglione