10/10/2012
Papa Benedetto XVI. Foto Ansa.
«Il Vaticano II è per noi un forte appello a riscoprire ogni giorno la bellezza della nostra fede, a conoscerla in modo profondo per un più intenso rapporto con il Signore, a vivere fino in fondo la nostra vocazione cristiana». Nell’udienza generale del mercoledì, alla vigilia dell’inizio dell’Anno della fede e in coincidenza con i cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II, Benedetto XVI ha proposto un personale ricordo sul «grande evento di Chiesa che è stato il Concilio, del quale sono stato testimone diretto».
All’epoca il giovane teologo Joseph Ratzinger era il consulente del cardinale Frings: «Per me è stata un’esperienza unica: dopo tutto il fervore e l’entusiasmo della preparazione, ho potuto vedere una Chiesa viva che si mette alla scuola dello Spirito Santo, il vero motore del Concilio. Rare volte nella storia si è potuto, come allora, quasi “toccare” concretamente l’universalità della Chiesa in un momento di grande realizzazione della sua missione di portare il Vangelo in ogni tempo e fino ai confini della terra».
Il tempo attuale, ha spiegato papa Ratzinger, continua a essere segnato da una dimenticanza e sordità nei confronti di Dio: «Penso, allora, che dobbiamo imparare la lezione più semplice e più fondamentale del Concilio e cioè che il cristianesimo nella sua essenza consiste nella fede in Dio, che è Amore trinitario, e nell’incontro, personale e comunitario, con Cristo che orienta e guida la vita: tutto il resto ne consegue».
Intanto proseguono i lavori del Sinodo dei vescovi, nel quale sono finora intervenuti una settantina di Padri. Il presidente della Conferenza episcopale belga André Léonard ha preso spunto dalla constatazione che «nella Chiesa i due terzi dei membri sono donne» e che «molte di loro si sentono discriminate». Perciò «è il momento di dire che, se la Chiesa non ordina sacerdoti donne, non è perché sono meno capaci o meno degne! Anzi! È solo perché il sacerdote non è soltanto un “ministro del culto”, ma anche un rappresentante di Cristo Sposo, venuto per sposare l’umanità». Ma in ogni caso «è tempo che si dia loro il ruolo che meritano» e «gesti forti dovrebbero indicarlo chiaramente».
Nel contesto attuale, ha affermato il cardinale parigino André Vingt-Trois, «la nuova evangelizzazione deve riunire in un unico sforzo la testimonianza della fede e una pedagogia della cultura». Il fenomeno della secolarizzazione, ha confermato l’arcivescovo francese Yves Patenôtre, «non deve scoraggiarci, bensì rinnovare in noi lo spirito missionario». Infine il vescovo Gervas Rozario, del Bangladesh, ha allargato lo sguardo alla necessità che «i capi della Chiesa aprano i loro cuori per lasciarsi evangelizzare dai valori evangelici dei poveri: una tale cultura di solidarietà con i poveri ci mostrerà certamente il modo di affrontare la giustizia ambientale e la fame nel mondo».
Saverio Gaeta