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Benedetto XVI, 85 anni al servizio di Cristo

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Postato da Francesca80 il 21/04/2012 14:49

Che meraviglia, grazie Dio per il dono di questo Tuo ministro umile e buono!

Postato da Celso Vassalini il 04/04/2012 00:24

Chiarissimo Professore Benedetto XVI, la Sua visita è stata un messaggio al mondo intero, che mostra quanto la Chiesa cattolica sia al cuore dell’identità spirituale e culturale del continente. Ora so perché a Cuba la Chiesa è sopravvissuta a Fidel Castro. La fede di Benedetto è più grande di tutti i soprusi. Un miracolo del Santo Padre per i fedeli cubani e... un grazie al Governo cubano che ha mostrato tanto rispetto per il Santo Padre, a proposito della decisione delle autorita' cubane di dichiarare il prossimo Venerdì Santo sarà festivo: le autorità hanno accolto la richiesta di Benedetto XVI, così come era già accaduto per il Natale all'epoca del viaggio del Beato Giovanni Paolo II. E’certamente un segno molto positivo. Che regalo al compleanno del Santo Padre... Mi piace, soprattutto in questa occasione, in questi non pochi 84 anni, hanno visto anche il male, il dolore, la sofferenza, la solitudine, nel mondo. Eppure in essi vediamo ancora, giorno dopo giorno, l'amore, la dolcezza, l'incrollabile fede, la timidezza e la fermezza, ciò che contraddistingue la Sua persona. L'augurio per i Suoi 84° con il miracolo in Cuba è che il Suo sguardo possa rimanere ancora per tanti anni lo stesso, una piccola fessura che ci permette di intravedere la luce di Dio. La testimonianza più forte della fede viva dei cubani è che i regimi passano, Cristo rimane. Il nuovo umanesimo cristiano proposto da Benedetto XVI altro non è che il ritorno a quella visione evangelica che le prime comunità perseguitate dei cristiani avevano 2mila anni fa. E’ questa la lezione della Chiesa cubana: hanno cercato in tutti i modi di annientarla, ma è rimasta talmente viva da proporsi come modello per noi europei. Ma soprattutto c’è una primavera della fede e attraverso la fede è importante che i cubani lavorino veramente insieme, guardino davanti e rimodellino la loro identità attingendo dalla tradizione della Chiesa cattolica, che è anche parte di questa cultura. Quella, per capirsi, di riuscire a parlare a uno stesso tempo al cuore e alla ragione per arrivare alla verità, mentre si parla di Dio. Come nell’ultima omelia in Plaza de la Revolucion all’Avana a Cuba, quando ha ricordato come «alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità, proclamando l’incapacità dell’uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti», atteggiamento che «come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi»; tutto ciò mentre, dall’altra parte, «ci sono altri che interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all’irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella "loro verità" e cercano di imporla agli altri». Certamente non è l’irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana. Ogni essere umano deve scrutare la verità ed optare per essa quando la trova, anche a rischio di affrontare sacrifici». Così, e solo così, si arriva a fondare un’etica che riconosca la dignità inviolabile dell’essere umano e possa avvicinare gli uomini tra loro. Non si ricorda mai abbastanza che il mondo venne a trovarsi sul baratro della terza guerra mondiale al tempo dello scontro tra Cuba e gli Stati Uniti, e che fu il Papa allora regnante a salvarci tutti dalla catastrofe. Il 22 ottobre 1962, a conclusione di un crescendo di violenze verbali e di minacce sempre più pesanti, Kennedy decretò il blocco navale contro Cuba e chiese all’Unione Sovietica l’immediato smantellamento dei missili strategici. A questo punto il mondo tremò, poiché sembrava ormai alle porte non tanto una guerra locale, quando lo scoppio del terzo conflitto mondiale. Fu allora che intervenne Papa Giovanni XXIII, implorando Kruscev e Kennedy di riprendere il dialogo e di risparmiare al mondo una carneficina che, dato l’armamento atomico delle grandi potenze, sarebbe stata senza uguali. Quanto alla Chiesa Cattolica, nessuna gratitudine, da parte di Castro (che pure era un ex allievo dei gesuiti) verso il Pontefice romano che tanto aveva contribuito a risparmiare un’ecatombe. con il crollo del muro di Berlino e l’implosione dell’Urss nel 1989. La Mosca di Kruscev, poi di Breznev, fino al 1985, quando il nuovo segretario del Pcus, Michail Gorbaciov, iniziò a prendere le distanze, era stata sempre la grande protettrice di Cuba ed aveva sostenuto con piogge di danaro la sua traballante economia. Venuta meno la «casa madre», Cuba dovette intraprendere un faticoso cammino verso l’integrazione nella politica e nell’economia mondiale. In queste condizioni, Castro trovò un insperato e provvidenziale aiuto nella generosa mano che gli venne tesa da Papa Giovanni Paolo II, pronto a riceverlo in Vaticano nel 1996, durante il suo viaggio in Italia, e a ricambiare la visita l’anno seguente, nel 1997. Castro ricambiò con una serie di aperture alla Chiesa Cattolica cubana e un definitivo rallentamento della tensione nei confronti degli Stati Uniti. Il 23° viaggio internazionale di Benedetto XVI, che l’ha portato in Messico a Cuba di certo, per la storia, è tutta un’altra faccenda. Non c’è dubbio, infatti, che da Leòn all’Avana, papa Ratzinger ha marcato un nuovo, deciso, passo del suo itinerario di evangelizzatore. Per Cuba certamente il Signore le riserva un grande futuro nel mondo cattolico. Nessuno si illuda gli ultimi dinanzi a Dio sorpasseranno i primi... meditino le Chiese d'Europa! A proposito della crisi economica mondiale, il Pontefice l'ha ricondotta a «una profonda crisi di tipo spirituale e morale», che «ha lasciato l'uomo senza valori e indifeso di fronte all'ambizione e all'egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie»: così non si può andare avanti, ha detto Ratzinger, senza «un'etica che collochi al centro la persona umana» e tenga conto «delle sue esigenze più autentiche», in primo luogo «la sua dimensione spirituale e religiosa». Per «rigenerare» le società e il mondo servono «uomini retti e di ferme convinzioni morali e alti valori di fondo che non siano manipolabili da interessi limitati». Santa Pasqua. Celso Vassalini

Postato da Andrea Annibale il 15/03/2012 20:20

Ciao Benedetto XVI e grazie per tutto quello che stai facendo per noi, la tua Chiesa, la Chiesa di Cristo. Non so giudicare Ratzinger come teologo anche se ha una grande nomea. Posso solo osservare l’uomo che mi pare mite e sincero. Non ha maschere, non recita e questo qualcuno lo descrive come un difetto, a me pare un grande pregio invece. Ecco, non vedo nessuno (tranne il Cardinale Etchegaray) che avesse la statura morale e umana per guidare la Chiesa dopo Giovanni Paolo II. Ora, Etchegaray è troppo anziano per essere il futuro Papa. Nel frattempo, evitiamo di pensare a chi verrà dopo e auguriamo a questo pontefice umile lavoratore nella vigna del Signore i migliori auguri di tenere saldo il timone della Chiesa. Ha affrontato con grande coraggio lo scandalo della pedofilia, proprio laddove persone prive di buona fede hanno usato lo scandalo citato non per migliorare e purificare la Chiesa, ma per offenderla e, se possibile, distruggerla. Quest’uomo, Ratzinger, non si lamenta mai di nulla, non rivolge – che mi risulti – rimproveri severi a chi sbaglia, siano essi i suoi più stretti collaboratori o terze persone. Vedo in lui una sequela di Cristo quanto alla mansuetudine ed alla povertà in spirito. E’ una persona autentica e semplice. Dio ce lo conservi per come è e per come tutti lo possiamo vedere e ammirare. Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

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