27/05/2012
Aldo Maria Valli e Padre Bartolomeo Sorge.
Un
sabato denso quello del Festival Biblico. Per grandi e piccini. Per
questi ultimi, com'è tradizione ormai sin dalle prime edizioni, al
parco Querini dalla mattina alla sera è stato organizzato un grande
contenitori di eventi, con spettacoli, giochi, laboratori didattici,
stand espositivi e un concerto finale dell'Antoniano di Bologna. In
mezzo anche la presentazione del best seller “The frozen Boy”
(Edizioni San Paolo), dello scrittore trevigiano Guido Sgardoli, un
testo toccante sintetizzato e drammatizzato dallo stesso autore e da
Pino Costalunga, attore e regista vicentino.
Tra gli interventi più
significativi della giornata quello del sociologo di Leeds Zygmunt
Bauman. «Il
liquefarsi della religione, l'erosione della spiritualità, il venir
meno della figura simbolica del padre sono alla base della crisi che
stiamo vivendo», ha detto Bauman. «La solidarietà e la
spiritualità può portarci fuori dalle secche della mancanza di
senso». Ma, secondo il sociologo, non è la mancanza di autorità
ma, semmai, il suo eccesso il vero problema: «Google, cioè la
felicità a basso costo, crea una sorta di promessa di una fiducia
verso il futuro che non trova rispondenza nella realtà». Un altro
problema epocale è l'eccessiva individualizzazione della società
contemporanea: «Questo ci porta in un vicolo cieco, non si può
vivere da soli, la solidarietà è un ingrediente necessario della
vita umana associata e l'esito, drammatico, è questo: l'unica cosa
di cui ci vergogniamo veramente ormai è solo il non essere
visibili».
La
biblista Bruna Costacurta ha parlato della preghiera nei Salmi,
mettendo in risalto che il salmista, come del resto ognuno di noi,
solo davanti alla morte si riconosce per quello che è: una creatura.
«Se abbiamo orrore della morte è perché siamo destinati alla vita
eterna che solo Dio può dare». La morte spesso è rappresentata nei
Salmi dalla figura del “nemico”: «Il timore del nemico si
accompagna nel salmista con la fiducia di vincerlo con l'aiuto del
Signore: paura e fiducia, riprendendo il tema del Festival, dunque
non si escludono ma convivono insieme». «Questo vale anche per
noi», ha concluso la Costacurta.
Altro
ospite d'onore al Festival Padre Bartoloneo Sorge,
gesuita e scrittore. Con Aldo Maria Valli ha scritto un libro edito
dalle Paoline, Oltre le
mura del tempio: cristiani tra obbedienza a profezia.
Un bilancio del Concilio a 50 anni dalla sua apertura, con tante luci
ma anche qualche ombra. Padre Sorge, partendo dall'attualità che sta
sconvolgendo il Vaticano, ha detto che «non
è la prima volta che vengono fuori notizie di questo tipo che ci
rende tristi, ma sappiamo che Dio non fa mai mancare anche i santi:
questo è uno
di quei periodi storici in cui lo Spirito Santo, che guida la Chiesa,
interviene per purificare la chiesa».
Insomma, «stanno
tornando i tempi apostolici, come anche i tanti martiri nel mondo stanno lì a
dirci». Il gesuita ha parlato di una chiesa postconciliare in mezzo
al guado, una chiesa
che non è monarchia assoluta ma, come ha rivelato proprio il
Concilio, popolo di Dio in cammino, dove la comunione è la vera
legge e l'autorità della gerarchia solo servizio, non potere:
altrimenti si tradisce il mandato di Cristo. «Si
è passati da una fede sociologica»,
ha poi argomentato, «in
cui tutti formalmente erano dentro la chiesa, a una fede più
personale, in cui ognuno, per vie diverse, ha la possibilità
personale di andare incontro a Dio».
Fine del clericalismo, evangelizzazione come missione unica nella
chiesa, santità come fine di tutti, laici e preti. Questi i cardini della riforma voluta da Giovanni XXIII. A proposito dei
laici, Sorge ha aggiunto che «senza
laicato maturo non c'è chiesa matura».
Proprio la
laicità, che costituisce oggi un argomento dibattuto nella stessa
chiesa, «è
un concetto
decisamente cristiano:
Dio ha posto
fini intermedi, che non sono confessionali. Dal Vangelo non si può
derivare un programma di governo o un partito ma solo la luce, ai
laici, per operare quella mediazione necessaria in una società
multiculturale come la nostra».
Insomma, «non
basta la santità per essere bravi politici, operai, professori ma ci
vuole anche la professionalità,
che è laica».
Insomma, un tempo, il nostro, da guardare con fiducia con le spalle
ben coperte da un Concilio che lo Spirito Santo «ha
suscitato per introdurre la chiesa nella modernità, caratterizzata
dalla globalizzazione, dalla multiculturalità e
dall'individualismo». Cobnclusione: «ormai ci troviamo pienamente immersi nel
tempo dello Spirito». Un tempo di speranza, dunque, non di paura.
Stefano Stimamiglio