La speranza che viene dal dialogo

«Essere insieme, donne di diverse religioni, questo è già un fatto di speranza». Il convegno interreligioso del Festival Biblico supera ogni paura tra la Terra Santa e gli Stati Uniti.

20/05/2012
Un momento del convegno interreligioso.
Un momento del convegno interreligioso.

«In Israele ci sono oltre 200 istituzioni fatte da israeliani e palestinesi per dialogare con diversi strumenti, dalla musica alla religione al football americano: questo è quello che mi dà speranza». Helen Gottstein, israeliana di religione ebraica, esponente dell’Interreligious Coordinating Council in Israel (ICCI), ha riassunto così, a nome degli altri partecipanti al convegno «Tra paure e Speranza: la scommessa del dialogo», svoltosi questa mattina al Palazzo delle Opere sociali di Vicenza, il senso di un incontro partecipato: «Proprio il fatto di essere qui insieme a dare la nostra testimonianza diventa un esempio e una prova di speranza» hanno sottolineato le intervenute, appartenenti all’Interreligious Council di Gerusalemme. «Le donne possono essere catalizzatrici di pace in Medio oriente».

Sondare le paure di là dall’Oceano, in quegli Stati Uniti colpiti dalla furia del terrorismo dell’11 settembre, e indagare le speranze nella Terra Santa per le tre religioni monoteistiche: obiettivo centrato nell’appuntamento coordinato da Roberto Catalano, responsabile del Centro del Dialogo Interreligioso dei Focolari. Hanan Abu Dalu, palestinese di religione musulmana, ha sottolineato di «scegliere di non avere paura di fronte alla violazione dei diritti fondamentali degli abitanti di Gerusalemme Est». A lei ha fatto da pendant la voce ebraica di Helen Gottstein: «La paura fa parte della mia vita quotidiana, la minaccia di attacchi terroristici mi accompagna ogni giorno. Non sono mai andata in centro Gerusalemme, io e mio marito, insieme a mia figlia perché non volevamo rischiare che diventasse orfana per colpa di un attentato».

E anche il racconto di Seren Ghattas, siriana di religione cristiano-ortodossa, non ha avuto accenti facili: «La mia paura principale è che la presenza cristiana in Terra Santa si sta riducendo in maniera drammatica. I cristiani palestinesi vogliono mantenere le loro terre, ma la Chiesa vuole aiutare i cristiani a restare in Terra Santa». Dagli Stati Uniti sono giunti Russel G. Pearce, ebreo, docente alla Fordham University School of Law di New York, e Amy Uelmen, cattolica, docente presso la Georgetown University di Washington. Ma molto toccante è stata la testimonianza videoregistrata di Mikal Saahir, imam presso il Nur-Allah Islamic Center di Indianapolis: «Dopo l’11 settembre abbiamo ricevuto tante minacce telefoniche. Ma anche una valanga di solidarietà da parte di tanti cristiani che ci hanno chiamato. Addirittura una chiesa di Indianapolis ci ha detto: “Se avete paura ad andare in moschea, potete venire nella nostra chiesa per la preghiera del venerdì”. Ecco, penso che chi ha fede non ha mai paura, semmai un po’ di timore. Ma anche nella tragedia di un fatto come l’11 settembre si è manifestata la misericordia di Dio».

festivalbiblico.it
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