Novello C.
Per una complessa convergenza di circostanze storiche, fra il primo e il secondo millennio, quell'unzione, che dai testi del Nuovo Testamento appare chiaramente un gesto sacramentale per sollevare dalla sofferenza, si trasformò progressivamente in un rito per i moribondi al punto di essere chiamato "estrema unzione". La riforma liturgica del concilio Vaticano II, volendo riportare questo sacramento alla sua originaria finalità, non solo ne cambiò il nome, ma lo inserì nel rituale per la cura pastorale dei malati. Non sono esclusi i moribondi, ma i primi destinatari del sacramento sono tutte le persone afflitte da malattia, infermità, vecchiaia e quanti si accingono a subire un intervento chirurgico. È un rito che si può anche ripetere, ma non nel corso dello stesso stadio della malattia. È pure prevista una celebrazione comunitaria di questo sacramento per quanti portano nel loro corpo i segni della passione di Cristo affinché di fronte al mistero del dolore ricevano quella «grazia speciale di Dio per non lasciarsi abbattere, con il pericolo che la tentazione faccia vacillare la fede» e trovino la forza di unire le loro sofferenze a quelle del Signore Gesù sulla croce per la salvezza del mondo.