Italo T.
Premesso che un Dio che non sa tutto non sarebbe il vero Dio, bisogna aggiungere che in lui non esiste un prima e un poi, perché queste dimensioni del tempo sono proprie degli esseri storicamente determinati: la conoscenza di Dio appartiene all'eternità. Pertanto se gli attribuiamo una sorta di pre-scienza ciò è solo rispetto alla nostra esistenza storica, che si esplica nella temporalità. Inoltre, nel creare l'uomo con il dono della libertà, Dio corre il rischio di essere da lui rifiutato ed è tanto rispettoso delle nostre scelte da non intervenire per modificarle, mentre è tanto compassionevole da offrirci, finché siamo in questa vita, la possibilità di redimerci e di convertirci a lui e al suo progetto di amore. Proprio quest'avventura d'amore che Dio ha deciso di vivere in rapporto all'umanità fa sì che non possiamo pensare a una sorta di monotonia divina, dove il suo eterno presente sarebbe caratterizzato da una noia mortale. Il Dio che Gesù Cristo è venuto a rivelare è amore in sé e quindi è vitalmente dinamico nella sua realtà più profonda, tanto che Benedetto XVI nella sua prima enciclica, seguendo lo Pseudodionigi, ha potuto affermare che egli è agape ed eros nella sua propria natura e che il suo rapportarsi alla nostra storia è espressione di questa sua passione profonda.