Possono un divorziato e la sua convivente far battezzare il proprio bambino?
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Postato da Giuseppe Consoli il 27/12/2012 18:15
Una coppia che, di fatto, non è cristiana non credo possa fornire reali garanzie, in proprio o, ancora peggio, per interposta persona di "accompagnare il bambino fino al completamento della sua iniziazione cristiana con la Cresima e la prima partecipazione all'Eucaristia". I bambini sono certamente "tutti uguali e ugualmente chiamati a instaurare un rapporto di comunione con Dio": ma di questo se ne fa carico direttamente Lui, anche nei confronti dei bambini che, non vivendo in una realtà cristiana, ne sono di fatto impediti. Se invece si fa dipendere la "comunione con Dio" da una promessa di uomini, la cui portata spesso è anche sconosciuta agli stessi promittenti, si rischia di trasformare il Battesimo in un rito vuoto. E poi la vita cristiana termina con la prima Comunione e la Cresima? Oppure il "dopo" è soltanto quello "necessario od opportuno". E quando è "necessario od opportuno"? C'è un momento in cui si può disattendere la necessità di essere condotti ed educati alla fede, anche da adulti?
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