Atti impuri, i perché di un divieto

Per quale motivo il sesto Comandamento, «non commettere adulterio», è stato sostituito con «non fornicare», ovvero «non commettere atti impurir»?

15/01/2013
Risponde il teologo Giordano Muraro.
Risponde il teologo Giordano Muraro.

Per quale motivo il sesto Comandamento, «Non commettere adulterio», è stato sostituito con «Non fornicare»?

Giorgio D.

La formulazione dei Comandamenti ha una storia. Anche per il sesto. Nella legislazione mosaica e in tutto l’Antico Testamento leggiamo: «Non commettere adulterio» (ebraico ni’uf; greco moikeia; latino adulterium) e si commina la morte per entrambi gli adùlteri (Es 20,14).

Nel Nuovo Testamento Gesù condanna non solo l’adulterio (Mt 5,27), ma anche il desiderio di commetterlo anche se non viene realizzato materialmente (Mt 5,28), e anche altri gesti che portano a vivere in modo scorretto la sessualità (concubinato, fornicazione, meretricio).

La Chiesa ha riformulato il Comandamento nella forma catechistica: «Non commettere atti impuri» (CCC dopo il n. 25), facendone il contenitore di tutti i gesti che umiliano il corpo, che è fatto per creare relazioni e vita e viene invece ridotto a oggetto di piacere. Qualunque sia la formulazione, il Comandamento dice che la sessualità deve essere vissuta come gesto di amore tra persone che si sono unite in matrimonio, nel rispetto della persona e del significato del gesto.

Giordano Muraro
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Postato da l.santiamantini il 16/01/2013 22:16

La formulazione catechistica "Non commettere atti impuri" finisce col mettere sullo stesso piano atti di gravità oggettivamente ben diversa (si va dall'adulterio alla masturbazione), facendo risalire il tutto implicitamente e direttamente al decalogo. Ciò mi lascia perplesso. Quando si cita il Decalogo, si dovrebbe citare la sua forma corretta. Nella catechesi, in modo più esteso, si potrebbero indicare le specificazioni ricavabili da altri passi dell'A. e del N.T. e poi le deduzioni ricavatene da Padri della Chiesa, teologi e moralisti. La chiarezza aiuta la verità (per quanto ci è dato conoscerla)

Postato da lettore02 il 15/01/2013 21:37

@branda il 15/01/2013 16.40 Ti trovo come al solito confuso: Gesù non condannava il peccatore, ma condannava il peccato e questo è tale quando c'è desiderio di esso e quindi un desiderio peccaminoso porta in se la condanna. E' appunto quanto affermi nella tua seconda parte del tuo discorso, che poi si avvita in una logica di cui solo tu possiedi la chiave di lettura. Grazie peraltro della notizia; l'aspettavamo tutti con ansia. Buon Anno anche a te

Postato da branda il 15/01/2013 16:40

Notizia clamorosa: Cristo non era pazzo! E dunque non condannava nessun desiderio. Del resto come si può condannare un desiderio? Cristo diceva un'altra cosa che chi non ama né desidera può capire, ovvero che non c'è bisogno di compiere qualcosa di inutile o dannoso per la nostra crescita spirituale perché il danno si verifichi, basta, perlappunto, pensarla. Ma questa non è una condanna, è un consiglio fraterno... accidenti!

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