03/09/2012
Affresco nella basilica di San Francesco ad Assisi.
Nel Vangelo si dice che in paradiso non ci sono né mariti né mogli e saremo
tutti uguali. Come conciliare questo con il desiderio di rivedere le persone care e
godere della loro vicinanza?
Rosanna
L’espressione evangelica,
che anche Paolo
propone, secondo
cui nella vita eterna
«non vi sarà più uomo
né donna, schiavo
o libero, giudeo o
greco» non sta a significare
che il nostro destino sia quello
del confonderci in una unità indifferenziata
perdendoci nel grande tutto
e annullando le nostre individualità
e le nostre relazioni. Piuttosto credo
si voglia dire che non dobbiamo pensare
la differenza di genere, di classe
sociale, di cultura nello stesso modo
in cui le sperimentiamo in questa vita,
con i loro conflitti e i loro limiti.
Del resto la fede della Chiesa, quando si riferisce a coloro che ci hanno preceduti,
ci invita a pregare per loro, a chiamarli per nome, a invocare i santi con
la loro identità personale e storica. In questo senso nella vita eterna nulla va
perduto, ma tutto si trasforma e si redime in un superamento che la nostra ragione
e la nostra immaginazione non possono cogliere né definire.
Pino Lorizio