17/08/2012
A proposito dell’inferno, Gesù parla di fuoco,
pianto e stridore di denti. Non sono solo immagini,
ma realtà.
Sergio M. - Reggio Calabria
La presentazione che oggi si
fa dell’inferno è certamente diversa
da quella del passato.
Ma non è in questione la fede
fondamentale della Chiesa,
che rimane identica nei suoi
aspetti essenziali: l’esistenza,
l’eternità, la presenza delle
due pene. Che l’inferno sia una condizione,
uno stato, e non un luogo fisico creato appositamente;
che la sua essenza sia costituita dalla
perdita di Dio; che il fuoco sia un’immagine
per esprimere la partecipazione della natura
(e del corpo) alla pena del dannato (ci pensi
meglio: anche i testi da lei citati usano due immagini
diverse e in qualche modo contraddittorie,
il fuoco e lo stridore di denti: aggiunga
anche le tenebre esteriori e il verme che rode);
che l’inferno non sia una condanna di
Dio, ma una scelta della libera volontà dell’uomo,
sono affermazioni ormai usuali nella teologia
e nella catechesi. Se vuole un testo ufficiale
su questi temi, legga il Catechismo dei Vescovi
tedeschi, a cui hanno collaborato eminenti
teologi, fra cui anche Joseph Ratzinger.
Giordano Frosini