02/09/2012
In una risposta si parlava del desiderio delle sante di ricongiungersi con Cristo
sposo. Ma così non si riduce il mistero di Dio a una questione di genere, maschile
e femminile?
Eugenio A.
La mia affermazione, discutibile come tutte le nostre riflessioni personali,
è nata essenzialmente dall’analisi delle esperienze e delle testimonianze dei
santi, che dobbiamo considerare come i veri cristiani e i nostri modelli di vita.
Non si tratta quindi di una concessione al femminismo. Del resto, penso
sia quasi normale che la donna, per la sua configurazione particolare, mostri
una maggiore sensibilità in questa attesa, che comunque dovrebbe avvertire
ogni cristiano e che la Chiesa esprime molto spesso nella sua liturgia.
Il libro della rivelazione, la Bibbia, si chiude con questa invocazione:
«Vieni, Signore Gesù». Pure Gesù, non penso per motivi
d’altro genere, ha descritto il tempo dell’attesa con la parabola
delle dieci vergini. Anche per quanto riguarda l’amore
di Dio, le testimonianze femminili sembrano le più forti. I
grandi teologi del nostro tempo si muovono in questa linea.
Comunque, se vuole, dimentichi pure quell’espressione da
me usata. La fede non ne avrà certamente un danno.
Giordano Frosini