27/11/2012
Risposta di Silvano Sirboni. La foto di copertina è di Romano Siciliani.
In alcune chiese, sebbene vi siano i confessionali, il
prete confessa volentieri nei banchi o altri luoghi; non
solo i bambini, ma anche gli adulti. È normale?
Aldo B.
Il confessionale è un mobile relativamente recente
(XVI secolo) per garantire un certo anonimato, pensato
soprattutto per la confessione delle donne nel contesto
moralizzatore del clero promosso dal concilio di
Trento (1545-1563).
Fino ad allora il sacramento della
riconciliazione aveva luogo presso un semplice sedile
o cattedra mobile collocata in luoghi diversi della chiesa
sulla quale si sedeva il sacerdote. Nella Chiesa orientale
la confessione ha luogo per lo più presso un’icona
stando in piedi davanti al sacerdote.
Il rituale promosso
dalla riforma del concilio Vaticano II si limita a dire
che «il sacramento della Penitenza si celebra nel luogo
e nella sede stabiliti dal diritto» (n. 12), lasciando così
alle diverse Chiese sparse nel mondo di corrispondere
alle diverse esigenze secondo le consuetudini e le culture
e al singolo sacerdote di comportarsi secondo le circostanze,
sempre nel rispetto delle persone e del sacramento
che non è omologabile a un semplice colloquio.
È una vera e propria celebrazione liturgica. L’uso
del confessionale non è obbligatorio, rischia
di mortificare la ritualità, ma può
talvolta essere opportuno e ogni fedele
deve essere in grado di potersene servire
liberamente (can. 964).