Il Corano e le sue diverse interpretazioni

Si dice che con i musulmani è difficile dialogare perché non hanno un capo da tutti riconosciuto e che tra loro ci sono divisioni sull’interpretazione del Corano.
Ambrogio G. - Lodi

L’interpretazione dei testi religiosi è uno dei problemi di fondo di ogni religione basata su una rivelazione, cioè una comunicazione di verità proveniente “dall’alto”. Il problema è comune anche alle altre religioni abramitiche, il giudaismo e il cristianesimo. Ognuna ha il suo modo di “interpretare” il messaggio rivelato. Per la Chiesa cattolica tre sono i punti di riferimento: le Scritture, la Tradizione e il Magistero vivente della Chiesa attraverso i suoi pastori, il Papa e i vescovi. Anche l’islam ha elaborato un sistema di interpretazione del testo rivelato, cioè il Corano. L’islam sunnita (il 90 per cento dei musulmani) ha stabilito quattro criteri. Il primo è il testo coranico stesso, che è da prendersi nel suo senso letterale. Poi i detti del profeta dell’islam, Muhammad (gli hadith), che toccano molte questioni non trattate nel Corano. Quindi il consenso degli studiosi della comunità islamica, che appartengono normalmente a una delle grandi scuole di scienze islamiche universalmente riconosciute, fra cui la più famosa e autoritativa è l’Università dell’Azhar (Egitto). Infine, se dopo tutto tale processo la questione non è chiarita, si ricorre all’analogia, cioè a un ragionamento razionale basato sulla somiglianza di casi simili in materia, da cui si può ricavare un’indicazione per la sua soluzione. Ad esempio, per stabilire se fumare sia lecito o no, visto che questa è una questione recente che non trova riscontro nei testi antichi, si riccorre alla somiglianza con altri “inebrianti”, come il vino e le droghe, da cui si deduce che avendo effetti simili, il fumare è proibito. Tutto questo ragionamento riguarda l’islam sunnita, che si basa sul principio del consenso della comunità (umma) dei credenti che secondo un famoso hadith: «Non potrà mai essere d’accordo sull’errore ». Il consenso comunitario forma la base per l’infallibilità dell’interpretazione. Che le cose poi non siano così lineari, è testimoniato da tutta la storia di controversie e lotte che attraversano il mondo giuridico dell’islam sunnita. Per gli sciiti è differente. Essi riconoscono all’imam (il capo della comunità) un carisma personale di interpretazione della rivelazione, per il fatto di essere discendente della famiglia del Profeta, attraverso suo cugino, Ali Ibn Abu Talib. Ma anche le divisioni e le lotte fra le differenti scuole sciite testimoniano che il processo non è semplice. Per di più, il coinvolgimento della politica nella religione, e viceversa, ha aumentato la possibilità di conflitti e di confusioni nei due campi. La giusta interpretazione della rivelazione rimane tuttora un grosso problema per l’islam che è chiamato a far fronte alle sfide della modernità. Esistono quindi differenze nell’interpretazione del Corano già all’interno dell’islam. Un dialogo serio deve conoscere chiaramente la realtà dell’altro in modo obiettivo, al di là della polemica. Occorre confrontare le differenti soluzioni che ogni comunità ha elaborato per i suoi problemi. Si tratta in fondo di un aiuto fraterno verso la verità.