01/06/2012
Scrive di giovani e sa parlare ai giovani lo scrittore Alessandro D’Avenia. Insegnante al liceo San Carlo di Milano, ha venduto centinaia di migliaia di copie con i suoi due romanzi, Bianca come il latte, rossa come il sangue e Cose che nessuno sa (Mondadori), incentrati sul mondo dei ragazzi che conosce così bene. Non stupisce perciò che il suo intervento al Congresso teologico pastorale rientri nel tema “Adolescenti e giovani tra festa e tempo libero”.
Ma le riflessioni di D’Avenia sul sentimento del lavoro e della festa ai tempi nostri hanno un respiro che abbraccia pure le generazioni adulte. «Quando arrivano le vacanze e il tempo libero», dice, «crediamo che sia finalmente venuto il momento di vivere; ma il tempo autoreferenziale, egoistico, senza amore è un tempo che annoia, perché ci rende più schiavi di quello che abbiamo quando lavoriamo. L’unico tempo liberato e che ci rende felici – sia che lavoriamo sia che riposiamo – è quello dedicato ad amare».
A partire dalla personale certezza che «il cristiano è figlio di Dio», D’Avenia afferma che ad accidia e attivismo si oppone il vero otium, che non è l’assenza esteriore di lavoro (le ferie), ma uno stato dello spirito, che riposa sia al lavoro sia in vacanza. E’ un atteggiamento di apertura quieta e silenziosa, di chi riceve in dono la realtà. Solo così si scopre che il lavoro, anche se stanca, non è fatica, ma riposo, e che la vacanza non è vuoto, ma pienezza».
Conclude D’Avenia: «Ecco qual è il vero tempo libero: quello che ha in sé la pienezza, e nelle vacanze abbiamo semplicemente più possibilità di sceglierlo. Una chiacchierata con un amico, un bel libro, una passeggiata con la moglie, una nuotata con un figlio, una cantata sotto le stelle, una chiacchierata con Dio. Solo se avremo il coraggio di donarlo il tempo si libererà».
Rosanna Biffi