21/03/2012
In un momento in cui il posto di lavoro e la possibilità di trovarlo e di mantenerlo è sicuramente la principale preoccupazione degli italiani può sembrare un paradosso parlare di festa, famiglia e lavoro. Infatti per poter gioire delle prime due è necessario possedere il terzo. E, in particolare per i giovani, la strada per trovare un impiego, anche dopo studi e qualificazioni non è certamente facile da percorrere. Tuttavia nonostante le sempre più numerose ricerca tendano a descrivere i giovani di oggi come in ritardo, nelle varie tappe della vita, rispetto ai coetanei delle generazioni precedenti o addirittura rassegnati rispetto alle opportunità e al futuro, i sociologi Franco Garelli e Roberta Ricucci all'interno del mensile Famiglia Oggi (La famiglia: il lavoro e la festa, n. 2/2012) offrono anche un punto di vista positivo.
Essi spiegano, infatti, che: «Accanto ai giovani rassegnati o disorientati, ve
ne sono altri. Quelli delle eccellenze, che vincono le olimpiadi di matematica
o si trovano a loro agio fra universi linguistici diversi; quelli dell’impegno
sociale, che rinfrescano e portano nuova linfa al lavoro delle istituzioni e
del privato sociale a livello locale; o ancora, le migliaia di giovani che ogni
anno emigrano dal loro contesto in cerca di nuovi stimoli e prospettive,
approdando dal Sud in altre regioni italiane acreditate di maggior sviluppo, o
che lasciano per qualche tempo l’Italia in vista di esperienze di studio e di
lavoro all’estero».
Si tratta della "generazione Erasmus" e in tal modo ci riferiamo non solo a tutti quei ragazzi che grazie all'università possono approfondire i propri studi in un paese straniero, ma anche a tutti coloro che per necessità e a causa del nostro sistema lavorativo poco accogliente devono emigrare e affermare le proprie capacità lontano dall'talia.
Ma oltre ai migranti e ai viaggiatori, Garelli e Ricucci, ricordano tutti quei ragazzi che restano e ci provano «Sono giovani imprenditori, studenti brillanti, ragazzi e ragazze coinvolti nei diversi volti della società civile; soggetti alla continua ricerca di opportunità formative e di lavoro sia vicine che lontane, esigenti con se stessi e con gli altri, che scandagliano ciò che offre l’ambiente per cogliere le sfide più interessanti. Esempi di una generazione che dimostra di voler stare sulla scena da protagonista e non da spettatore nei diversi ambienti della società, facendo scelte di vita fondate su valori etici, morali o religiosi spesso non rispecchiate in una pubblicistica che guarda incredula a chi di questi tempi scommette su una propria famiglia con figli, si dichiara religiosamente impegnato, sceglie una vita rispettosa dell’ambiente, dei diritti, della legalità».
Orsola Vetri