27/03/2012
Una scena da "Il cuore grande delle ragazze" (di Pupi Avati)
Ancora pochi giorni e la mostra “Famiglia all’italiana” ospitata al Palazzo Reale di Milano chiuderà i battenti, non senza aver fatto registrare un buon successo di pubblico e di critica. L’iniziativa si colloca all’interno del percorso in preparazione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà nel capoluogo lombardo dal 30 maggio al 3 giugno e propone un itinerario attraverso una sessantina di immagini fotografiche e foto di scena dei film più celebri del nostro tempo. Tra le prime pellicole citate nella mostra, si segnalano “Nobiltà di razza e nobiltà di cuore” (regista ignoto, 1914-1915), “Assunta Spina” (Gustavo Serena, 1915) e “Cenere” (Febo Mari e Arturo Ambrosio, 1917).
La rappresentazione della famiglia di inizio secolo tra povertà e miseria corre su binari classici, con storie cinematografiche segnate da un registro spesso tragico. Su tutto, la forza dei sentimenti anche nei momenti più difficili. Negli anni successivi il filone drammatico si dipana attraverso storie di zie alle prese con nipoti esuberanti (“Sorelle Materassi”, Fernando Maria Poggioli, 1943), tradimenti dal tragico epilogo (“Catene”, Raffaello Marrazzo, 1949), fidanzati che riescono a sposarsi nonostante tutto (“Giorni d’amore”, Giuseppe De Santis, 1954), mamme che cercano di lanciare le figlie verso il successo (“Bellissima”, Luchino Visconti, 1951), padri solitari in cerca di una nuova vita (“Il grido”, Michelangelo Antonioni, 1957), giovani vedove e figlie costrette a subire violenza ma capaci di risollevarsi (“La ciociara”, Vittorio De Sica, 1960), famiglie di contadini emigranti in via di disgregazione (“Rocco e i suoi fratelli”, Luchino Visconti, 1960), prostitute che vorrebbero cambiare vita (“Mamma Roma”, Pier Paolo Pasolini, 1962), affetti ritrovati fra padri divorziati e figli (“Il giovedì”, Dino Risi, 1963), orfani che si staccano dalla famiglia adottiva per cercare la propria strada (“Metello”, Mauro Bolognini, 1970), uomini che scaricano le proprie nevrosi su mogli e figlie (“Il male oscuro”, Mario Monicelli, 1990), scoperte postume di abusi paterni subiti (“La bestia nel cuore”, Cristina Comencini, 2005), bambini con padri ossessivi e madri instabili (“Anche libero va bene”, Kim Rossi Stuart, 2006).
In parallelo, a partire dagli anni ’50, si sviluppa un approccio con tinte da commedia, con la rappresentazione di commedie sentimentali strapaesane (“Pane, amore e gelosia”, Luigi Comencini, 1954), rapporti fra generazioni (“Padri e figli”, Mario Monicelli, 1957), giovani sposi indotti a prolificare per questioni di eredità (“La nipote Sabella”, Giorgio Bianchi, 1958), caratterizzazioni femminili di segno diverso (“Ieri, oggi, domani”, Vittorio De Sica, 1963), apologhi sulla degradazione del matrimonio (“Marcia nuziale”, Marco Ferreri, 1966), sogni di società nuove tra analisi sociale e impegno morale (“Il padre di famiglia”, Nanni Loy, 1967), rievocazioni di famiglie patriarcali (“La famiglia”, Ettore Scola, 1987), figli che si ritrovano sul paterno letto di morte (“Al lupo al lupo”, Carlo Verdone, 1992), ingenui inaspettatamente saggi (“La seconda notte di nozze”, Pupi Avati, 2005), giovani che si sposano dietro compenso (“Il cuore grande delle ragazze”, Pupi Avati, 2011). Non sempre i toni di segno opposto sono nettamente distinti e il rapporto fra realtà famigliare e sua rappresentazione cambia nelle varie età del cinema. Resta, comunque, un filone intrigante e di successo, non soltanto al botteghino. E… ce n’è per tutti i gusti.
"Famiglia all'italiana". Fino al 1 aprile 2012 - Milano, Palazzo Reale Piazza Duomo 12 Ingresso gratuito; Orari: Lunedì 14.30/19.30; Martedì – Mercoledì –Venerdì- Domenica 9.30/19.30; Giovedì – Sabato 9.30/22.30. Ultimo ingresso mezz'ora prima della chiusura. Per informazioni: Ufficio stampa VII Incontro mondiale delle famiglie Milano, 30 maggio – 3 giugno 2012 Tel. +39 02 87213180 comunicazione@family2012.com – www.family2012.com
Marco Deriu