"Riscopriamo il valore della famiglia"

Il cardinal Antonelli ha concluso quest'oggi il convegno teologico-pastorale tirando le fila delle tante relazioni tenute in questi tre giorni

01/06/2012
Il cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia.
Il cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia.

Al termine della sessione plenaria di oggi è toccato al cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio della Famiglia, tirare le fila del congresso teologico-pastorale, che si è celebrato da mercoledì 30 maggio ad oggi. Non prima di aver ringraziato organizzatori, operatori, volontari, partecipanti e relatori per il loro contributo alla buona riuscita del convegno. La prima considerazione è quella sull’opportunità dell'uso di un «linguaggio appropriato per comunicare la fede e le esperienze concrete» e dell'unire, nelle argomentazioni che si usano per illustrare le proprie posizioni, la dottrina della Chiesa insieme ai dati sociologici.

«Occorre allargare la visione dell’uomo da individuo a persona, cioè soggetto spirituale e corporeo, autocosciente e libero, singolare e irripetibile, relazionale e auto trascendente, chiamato ad amare gli altri come se stesso, a integrare l’eros nell’agape, a realizzarsi pienamente nel dono di sé agli altri e a Dio», ha poi rimarcato, facendo riferimento a una crisi che non è solo economica, ma anche antropologica e culturale, dovuta a una cultura dominante individualista, utilitarista, relativista e consumista. «In questo contesto culturale, in cui la persona è ridotta ad individuo, la società a gioco d’interessi, la felicità a piacere, la verità a opinione, anche la famiglia, il lavoro e la festa subiscono riduzioni e distorsioni e la famiglia si riduce a semplice coabitazione di individui nella stessa casa, secondo una molteplicità di modelli, stimati equivalenti tra loro», ha detto Antonelli facendo riferimento all’utilizzo dell’espressione “famiglie al plurale”. Se il lavoro «rischia di ridursi a merce di scambio», la speculazione finanziaria certo non aiuta, creando «disuguaglianze di reddito, forte disoccupazione, contrasto tra i tempi e le esigenze del lavoro con quelli della famiglia».

La festa, dal canto suo, «rischia di perdere i suoi profondi significati e il suo carattere familiare e comunitario». «Per superare la crisi», chiosa il presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, «sembra necessaria, a livello globale, una rivoluzione culturale, antropologica, prima che economica». A partire dalla famiglia, «fenomeno universale nella storia del genere umano» che, a parte variazioni accidentali, «ha una struttura permanente, costituita dal rapporto tra i due sessi, legame uomo-donna, e dal rapporto tra le due generazioni». E le statistiche confermano che, pur in regresso numerico, «le famiglie con due e più figli sono le più felici e anche le più vantaggiose per la società»: un motivo in più per proporre con maggiore coraggio e insistenza tale modello. Infine, il prelato ha parlato di una rinnovata alleanza tra impresa e famiglia e di una riscoperta della dimensione della festa, esperienza comunitaria fondamentale segnata dal valore della gratuità.

Stefano Stimamiglio
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