05/08/2012
«La preghiera è la vera sorgente dell'azione», amava ripetere. Per l'Abbé Pierre contemplazione e impegno sociale era due facce della stessa medaglia. Quinto di otto figli, all’anagrafe si chiamava Henri Grouès ed era nato a Lione il 5 agosto 1912, in una famiglia benestante. Morì il 22 gennaio 2007. Domenica 5 agosto la Francia ne ricorda la figura: lo fa France 2 nella trasmissione Le jour du Seigneur, il programma televisivo promosso dalla Conferenza episcopale che ha un pubblico stabile di circa 500 mila telespettatori.
Amato e discusso al tempo stesso, l'Abbé Pierre è una figura dall'intensa umanità e dalla fede forte, anche se non convenzionale: più volte polemizzò con il Vaticano. A sedici anni ebbe quello che egli stesso definì “un colpo di fulmine con Dio”. Durante una gita ad Assisi sentì la vocazione di dedicarsi tutto al Signore e al prossimo. Henri decise di entrare nell'ordine francescano dei Frati minori Cappuccini. Ordinato sacerdote nel 1938, nel 1939 fu costretto ad abbandonare la vita monastica per motivi di salute. Scoppiata la Seconda guerra mondiale partecipò attivamente alla Resistenza e finendo due volte arrestato (entrambe le volte fu rilasciato). Terminato il conflitto, con l'approvazione dell'arcivescovo di Parigi, venne eletto deputato e partecipò a due Assemblee costituenti nel 1945 e nel 1946.
Cercando un'abitazione nella quale abitare e poter lavorare, l'Abbé trovò una grande casa abbandonata nei pressi di Parigi, nel ricco rione di Neuilly-Plaisance. Investì la piccola indennità (cinquantamila franchi) ricevuta in qualità di deputato per acquistarla: gli abitanti del quartiere rimasero sbalorditi quando si mise a riparare il tetto e poi l'intera struttura, che era in rovina. Sostenendo che la casa fosse semplicemente troppo grande per una persona sola, decise di farne un luogo di ritrovo per gruppi di giovani: sarebbe diventata la prima sede di Emmaus. Era il 1949 e l'iniziativa della Comunità Emmaus era appena partita. Il primo "alleato" dell'Abbé fu George, un pregiudicato salvato dal suicidio dal religioso, che lo ospitò a Neuilly-Plaisance.
Durante il rigido inverno del 1954 l'opera dell'abbé Pierre in favore dei più poveri e degli emraginati acquistò vasta notorietà in Francia. Il freddo dei primi mesi di quell'anno, soprattutto di notte, non dava scampo ai mendicanti e in generale ai senzatetto, costretti a raggomitolarsi ai bordi dei marciapiedi. Il camion dei "compagni di Emmaus" si fermava dove i casi erano più tragici, raccogliendo persone semi-assiderate; il numero di questi disgraziati era però sempre più numeroso, alimentato dagli sfrattati. Il problema della casa, e dunque anche degli sfratti, era stato ulteriormente aggravato infatti a seguito della mancata approvazione di un provvedimento sugli alloggi da parte del Parlamento francese. I servizi notturni dell'abbé Pierre e dei suoi compagni si fecero così sempre più frequenti: portavano pane, vino, minestra e coperte alla gente.
Molti venivano portati al riparo, ma molti rimanevano al freddo, senza che si potesse fare niente. La situazione per l'Abbé si fece insostenibile. Un giorno ricevette per telefono la notizia che una donna era morta, alle tre del mattino, assiderata, con in mano il biglietto con cui era stata sfrattata perché non poteva permettersi gli ottomila franchi di affitto. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Pieno di angoscia, si recò ad una radio, e lanciò un appello per donare coperte, tende e generi di conforto a quei numerosi senza tetto che incontravano gravissime e crescenti difficoltà nel tirare avanti non solo a Parigi, ma in molte altre città francesi.
Il suo celebre discorso alla Radio Luxembourg dell'11 febbraio 1954, fu accompagnato dalla richiesta l'appello al giornale conservatore Le Figaro, poiché, a suo parere, tale quotidiano veniva letto "dai potenti". La risposta superò ogni aspettativa: la reazione dei francesi, nota come “l'insurrezione della bontà”, portò, oltre ad una straordinaria quantità di donazioni, moltissimi volontari da tutto il Paese, dapprima per distribuire i beni, ed in seguito per operare nelle varie sedi della Comunità Emmaus.
Alberto Chiara