11/04/2011
La processione dell'Affruntata, a Sant'Onofrio, provincia di Vibo Valentia, in Calabria.
Per difendere le processioni pasquali dalle inflitrazioni mafiose è intervenuto in persona il Prefetto di Vibo Valentia, Luisa Latella: «La Prefettura e le forze dell'ordine daranno il loro pieno sostegno ai giovani che hanno dato la disponibilità a portare le statue. Qualora ci dovesse essere bisogno, tuttavia, le faremo portare dai carabinieri e dai vigli del fuoco».
Insomma, nessuna resa alle 'ndrine calabresi che hanno minacciato presidente e allenatore di una delle società di calcio di Sant'Onofrio, paese in provincia di Vibo Valentia dove si svolge la celebre processione dell'Affruntata, soltanto perché alcuni loro giovani tesserati, che sono lontani dai clan e dalla loro organizzazione, si sono offerti di portare le statue. È con le minacce mafiose, infatti, che i boss (abituati in passato a sfilare nelle processioni pasquali per esibire in pubblico il loro potere) reagiscono alla esclusione da questi riti e dalle feste religiose chiesta a gran voce direttamente dal vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo.
Il tema era già venuto all’onore delle cronache l’anno scorso per la
tradizionale processione pasquale dell’Affruntata a Sant’Onofrio,
che è stata rinviata dal vescovo per possibili infiltrazioni mafiose. E quest'anno, a fine marzo, monsignor Luigi Renzo è tornato sull’argomento con una notificazione ufficiale e una proposta molto forte:
invita le confraternite a «rinunciare a certi pretesi privilegi e di
mostrarsi più collaborativi con i Parroci» e chiede di «affidare ai
giovani che frequentano la parrocchia e sono veramente impegnati in un
cammino di fede l’opportunità di portare loro le statue e di renderli
protagonisti anche nell’organizzazione. Chiedo ai pastori di essere più coraggiosi e uniti. A loro voglio proporre un suggerimento pratico di rottura». Così si è rivolto ai suoi sacerdoti il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, in provincia di Vibo Valentia, per evitare infiltrazioni mafiose nelle processioni.
Monsignor Renzo conferma la volontà di valorizzare al massimo «significative tradizioni popolari», come «occasione preziosa per educare i fedeli», ma invita soprattutto a rendersi conto del valore dei gesti «a non lasciarsi espropriare di ciò che appartiene alla ricchezza e al patrimonio religioso del nostro popolo». E insiste: «
Il Risorto che festeggiamo nell’Affruntata viene incontro a noi vittorioso sul male per coinvolgerci nel suo progetto di bene e di amore totale, in vista di una umanità nuova, finalmente libera da ogni fenomeno moralmente negativo. La Pasqua e i suoi riti memoriali, in particolare, non possono assolutamente convivere con fenomeni di mafia e mafiosità, di doppiezza di vita e quant’altro, ma gridano senza mezzi termini che è finito il tempo dell’odio, della violenza, delle vendette, della disonestà, delle divisioni e spaccature spesso gravi dentro le stesse nostre comunità parrocchiali».
C’è il bisogno di «vigilare perché la valenza di profonda religiosità non sia disturbata da interferenze estranee» e «non vale la scusa che bisogna accogliere la pecorella smarrita».
Le indicazioni prendono spunto da una delle più sentite manifestazioni religiose «i riti di Pasqua in molte parrocchie della diocesi culminano con la tradizionale rappresentazione dell’Affruntata, o anche detta ‘Ncrinata, durante la quale viene sceneggiato l’incontro del Risorto con la Madonna e S. Giovanni Evangelista».
Giusto Truglia