Sei nuovi cardinali, nessuno italiano

Nell'udienza generale del mercoledì, Benedetto XVI si è soffermato sul significato della fede oggi. Fra i nuovi porporati nessun italiano.

24/10/2012
Cardinali durante una concelebrazione eucaristica in piazza San Pietro. Foto Reuters. La fotografia di copertina è, invece, dell'agenzia Ansa.
Cardinali durante una concelebrazione eucaristica in piazza San Pietro. Foto Reuters. La fotografia di copertina è, invece, dell'agenzia Ansa.

Sei nuovi cardinali saranno creati da Benedetto XVI il prossimo 24 novembre. L’annuncio del concistoro è stato personalmente dato dal Pontefice, che ha anche comunicato i loro nomi: mons. James Michael Harvey, prefetto della Casa pontificia, che diventerà arciprete della basilica papale di San Paolo fuori le mura; sua beatitudine Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano); sua beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India); monsignor John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (Nigeria); monsignor Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotá (Colombia); monsignor Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila (Filippine).

Nessun italiano fra questi nuovi membri del Collegio cardinalizio, anche per compensare quanto era accaduto nell’ultimo concistoro dello scorso febbraio dove gli italiani erano stati la parte maggioritaria. In tal modo, a fine anno i cardinali elettori potranno essere nuovamente al completo, nel numero di 120 previsto dalle norme vigenti per un eventuale Conclave.

Nella consueta udienza generale del mercoledì, papa Ratzinger si è soffermato sul senso della fede cristiana nel tempo attuale, domandandosi che cosa significhi credere oggi e rispondendo che «è necessaria una rinnovata educazione alla fede, che comprenda certo una conoscenza delle sue verità e degli eventi della salvezza, ma che soprattutto nasca da un vero incontro con Dio in Gesù Cristo, dall’amarlo, dal dare fiducia a lui, così che tutta la vita ne sia coinvolta».

Il Papa ha sottolineato che «emerge come il mondo della pianificazione, del calcolo esatto e della sperimentazione, in una parola il sapere della scienza, pur importante per la vita dell’uomo, da solo non basta. Noi abbiamo bisogno non solo del pane materiale, abbiamo bisogno di amore, di significato e di speranza, di un fondamento sicuro, di un terreno solido che ci aiuti a vivere con un senso autentico anche nella crisi, nelle oscurità, nelle difficoltà e nei problemi quotidiani».

Ed è proprio questo, ha concluso, che la fede ci dona: «Un fiducioso affidarsi a un “Tu”, che è Dio, il quale mi dà una certezza diversa, ma non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza. La fede non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama».

Saverio Gaeta
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