24/05/2010
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e, dietro, il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino.
L’Italia si sta lentamente suicidando. Il grido d’allarme arriva dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che ha aperto l’assemblea dell’episcopato italiano. Oltre il 50 per cento delle famiglie non ha figli e questo non è altro che “suicidio demografico”, ha avvertito il capo dei vescovi. Dunque “urge una politica che sia orientata i figli”.
Bagnasco ha usato toni drammaticamente preoccupati anche su un’altra questione cruciale, quella del lavoro. Ha spiegato che oggi “spesso latita” con “disagio pesante” non solo per le famiglie giovani, in tutta Italia con punte “allarmanti” nel Meridione. Chiede, per “rispetto ai cittadini” ai politici, agli imprenditori , ai banchieri e ai sindacalisti un “supplemento di sforzo” per allontanare una “preoccupazione che angoscia”. Parole severe davanti alle “ristrettezze” di una scenario che si annuncia pesante. La politica deve proporre “passi in avanti” e non limitarsi all’ottimismo dell’uscita dalla crisi, perché “nelle pieghe” molti “sono in sofferenza”. E a chi dice in futuro è inutile aspettarsi nuovi posti di lavoro il presidente dei vescovi dice chiaramente che lui non ci sta. Indica la necessità delle riforme, rilancia la potenzialità delle piccole e medie industrie, del turismo, dell’artigianato, delle cooperative.
Bagnasco ha dedicato la parte iniziale della prolusione allo scandalo degli abusi sessuali e alla pulizia che sta facendo Benedetto XVI. Ha parlato di “amarezza, quando non rabbia”, ha definito la pedofilia “peccato grave” e “crimine odioso”, e ha assicurato che l’episcopato italiano sta “intensificando lo sforzo educativo” per chi sceglie il sacerdozio. Poi si è rivolto ai genitori anche a quelli “non credenti e non frequentanti”: “Non risparmieremo attenzione, verifiche, provvedimenti, non sorvoleremo su segnali o dubbi, non rinunceremo ad interpretare, con ogni premura e ogni scrupolo, la nostra funzione educativa”. Perché “sulla integrità dei nostri preti, del nostro personale religioso, dei nostri ambienti non possiamo transigere”. Ma ha osservato che lo scandalo non deve oscurare l’impegno “luminoso” dei sacerdoti in ogni parte d’Italia. La Chiesa non ha paura della verità, ma neppure può accettare di “subire strategie di discredito generalizzato e di destrutturazione ecclesiale”.
Alberto Bobbio