11/12/2012
Una taberna argentaria in un antico rilievo romano.
Quando affronta il vizio capitale
dell’avarizia – il rapporto deformato
con il denaro e con le cose in genere
– la pittura rappresenta soprattutto
tre soggetti: i cambiavalute, gli uomini
del banco dei pegni e gli esattori delle tasse.
Si procede in ordine sparso. Già prima di Cristo,
nei rilievi romani troviamo esempi di taberna
argentaria, antichi uffici di cambio,
con il titolare dietro il banco e il cliente bisognoso
piccolo e umile davanti a lui.
Ai tempi di Gesù gli esattori delle tasse, i
pubblicani, erano odiati poiché riscuotevano
i tributi per conto dei Romani invasori. La venuta
del Salvatore offre un’opportunità di riscatto
anche a loro. Nella tela La vocazione di
Matteo (1599-1600, Roma, San Luigi dei Francesi)
Caravaggio ci mostra Gesù che dal banco
delle imposte chiama Levi.
Lo fa con il dito
teso. Gesù ricrea, fa rinascere l’uomo:
Matteo il pubblicano, ma anche Zaccheo, l’altro
esattore delle tasse, che alla chiamata di
Gesù risponde pronto (e convertito): «Do la
metà dei miei beni ai poveri e, se ho frodato
qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù caccia i mercanti dal tempio, 1626, di Rembrandt (immagine Scala).
C’è un’altra pagina evangelica alquanto
rappresentata: è quella di Gesù che caccia i
mercanti dal tempio, accusandoli di aver trasformato
la casa di Dio in una spelonca di ladri.
Il tema è trattato da innumerevoli artisti,
da Giotto a Rembrandt e a El Greco. L’Europa
dei mercanti e dei banchieri è rappresentata
da grandi pittori come il fiammingo Jan van
Eyck che ci mostra per esempio Il fidanzamento degli Arnolfini (1434) come
la ricca coppia ostenti una preziosa pelliccia
proveniente dalla Russia e un tappeto
caucasico.
Un’altra coppia di mercanti è colta
nell’atto di contare i soldi e annotare le entrate
e le uscite su un libro mastro. Il tema diventa
il soggetto preferito del pittore olandese
Marinus van Reymerswaele che realizza
opere diventate celebri, come La chiamata di
Matteo (1536), Il cambiavalute e sua moglie
(1538) e Gli Usurai (1540).
Gli usurai, uno dei celebri dipinti del pittore olandese Marinus van Reymerswaele, datato 1540 (immagine Scala).
Rembrandt, nel suo intrigante Cambiavalute
(1627), interpreta il tema evangelico della
stoltezza dell’uomo ricco raffigurando un
anziano che, alla luce fioca di una lanterna,
passa la notte a contare il suo oro. Il Vangelo
è un potente richiamo a non accumulare ricchezze
trascurando la propria anima. Il tema
del giovane ricco viene affrontato nell’Ottocento
dal pittore tedesco Heinrich Hofmann
e dal francese James Tissot (1836-1902).
Il tema del denaro è molto sentito anche a
Firenze. Masaccio affresca la cappella Brancacci
(1425-1426) nella chiesa di Santa Maria
del Carmine. Il rapporto con i soldi è presente
in almeno tre scene. Gesù fa pagare le
tasse a Pietro facendogli trovare una moneta
romana nel ventre di un pesce. Pietro risana
con la propria ombra gli ammalati seduti a
chiedere la carità. Anania, infine, muore sul
colpo non tanto per non avere dato tutti i suoi
beni agli apostoli quanto per aver mentito allo
Spirito Santo. Anche in questo campo Dio
ama chi dona con libertà e cuore retto.
Alfredo Tradigo