26/09/2011
Il cardinale Angelo Bagnasco
Il cardinale Bagnasco dice basta e che è ora di “purificare l’aria”. Nella prolusione al Consiglio permanente della Cei Bagnasco ha pronunciato parole severissime anche sui comportamenti personali del premier Silvio Berlusconi e sulle vicende emerse nelle scorse settimana dalle intercettazioni:
“Si rincorrono con mesta sollecitudine racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e delle vita pubblica”.
Bagnasco ha denunciato il “pansessualismo” e il “relativismo amorale”. L’analisi è chiarissima e rigorosa. Mai prima d’ora il presidente dei vescovi aveva detto parole così dure:
“Colpisce la riluttanza a riconoscere l’esatta serietà della situazione al di là di strumentalizzazioni e partigianerie; amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede, dando l’impressione che il regolamento dei conti personali sia prevalente rispetto ai compiti istituzionali e al portamento richiesto dalla scena pubblica, specialmente in tempi di austerità. Rattrista il deterioramento del costume e del linguaggio pubblico, nonché la reciproca, sistematica denigrazione, poiché così è il senso civico a corrompersi, complicando ogni ipotesi di rinascimento anche politico. Mortifica soprattutto dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui”.
Bagnasco osserva che “la mole degli strumenti di indagini” è stata “ingente” e ciò “colpisce”, così come “la dovizia delle cronache a ciò dedicate”. Ma il presidente dei vescovi consiglia di non guardare il dito ma la luna:
“Nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi. La responsabilità morale ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano. I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l’aria e appesantiscono il cammino comune. Tanto più ciò è destinato ad accadere in una società mediatizzata, in cui lo svelamento del torbido, oltre a essere compito di vigilanza, diventa contagioso ed è motore di mercato. Da una situazione abnorme se ne generano altre, e l’equilibrio generale ne risente in maniera progressiva”.
Poi il cardinale spiega che di fronte alle difficoltà delle famiglie e “al peso che provvedimenti economici che hanno caricato sulle famiglie” non si può “assecondare scelte dissipatorie e banalizzanti”:
“La collettività guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l’immagine del Paese all’esterno ne viene pericolosamente fiaccata. Quando le congiunture si rivelano oggettivamente gravi, e sono rese ancor più complicate da dinamiche e rapporti cristallizzati e insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale, allora non ci sono né vincitori né vinti: ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili. La storia ne darà atto”.
Quindi rileva che “la questione morale non è un’invenzione mediatica” e quando essa “intacca la politica ha innegabili incidenze culturali ed educative”, Cioè “contribuisce di fatto a propagare la cultura di un’esistenza facile e gaudente”. Ecco perché c’è bisogno di “purificare l’aria”:
“Chi rientra oggi nella classe dirigente del Paese deve sapere che ha doveri specifici di trasparenza ed economicità: se non altro, per rispettare i cittadini e non umiliare i poveri. Specie in situazioni come quella attuale, ci è d’obbligo richiamare il principio prevalente dell’equità che va assunto con rigore e applicato senza sconti, rendendo meno insopportabili gli aggiustamenti più austeri. È sull’impegno a combattere la corruzione, piovra inesausta dai tentacoli mobilissimi, che la politica oggi è chiamata a severo esame”.
Bagnasco osserva che “l’improprio sfruttamento della funzione pubblica è grave per le scelte a cascata che esso determina e per i legami che possono pesare anche a distanza di tempo”:
“Non si capisce quale legittimazione possano avere in un consorzio democratico i comitati di affari che, non previsti dall’ordinamento, si auto-impongono attraverso il reticolo clientelare, andando a intasare la vita pubblica con remunerazioni – in genere – tutt’altro che popolari. E pur tuttavia il loro maggior costo sta nella capziosità dei condizionamenti, nell’intermediazione appaltistica, nei suggerimenti interessati di nomine e promozioni”.
Ecco allora la richiesta di mettere in campo tutte le forze disponibili per salvare la democrazia: “Solo per questa via si può salvare dal discredito generalizzato il sistema della rappresentanza, il quale deve dotarsi di anticorpi adeguati, cominciando a riconoscere ai cittadini la titolarità loro dovuta”. Bagnasco spiega che è vitale per la democrazia la lotta all’evasione fiscale. Denuncia “le società di comodo” costruite per pagare meno tasse del dovuto e chiede che “gli onesti si sentano stimati e i virtuosi siano premiati”. Richiama infine all’impegno dei cattolici e lascia balenare la possibilità che si faccia strada “un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita, sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni”.
Nella prolusione c’è anche un accenno alla lotta alla mafia e all’impegno della Chiesa. Il cardinale ha fatti riferimento agli attacchi ai sacerdoti impegnati in prima fila e ha detto: “Il nostro esplicito appoggio va ai sacerdoti che sono sotto il tiro della malavita e a quanti, laici o religiosi, sono impegnati sul territorio in nome della giustizia e del rispetto della legge. Chi attacca loro, lo sappia, attacca noi tutti”.
In allegato il testo integrale della prolusione
Alberto Bobbio