05/04/2012
L’immagine della notte oscura vissuta da Gesù sul Monte degli Ulivi nel suo giovedì di passione è stata al centro dell’omelia per la Messa «nella Cena del Signore», celebrata da Benedetto XVI nella basilica di San Giovanni in Laterano all’inizio del Triduo pasquale. «La notte, in ultima analisi, è simbolo della morte, della perdita definitiva di comunione e di vita. Gesù entra nella notte per superarla e per inaugurare il nuovo giorno di Dio nella storia dell’umanità», ha spiegato il Pontefice.
In quella circostanza Cristo, ha spiegato papa Ratzinger, «allunga lo sguardo nelle notti del male, vede la marea sporca di tutta la menzogna e di tutta l’infamia che gli viene incontro in quel calice che deve bere... Così questo momento dell’angoscia mortale di Gesù è un elemento essenziale nel processo della Redenzione».
Il Salvatore «compie l’ufficio del sacerdote: prende su di sé il peccato dell’umanità, tutti noi, e ci porta presso il Padre». E anche se «la volontà naturale dell’uomo Gesù indietreggia spaventata davanti ad una cosa così immane», tuttavia «in quanto Figlio, depone questa volontà umana nella volontà del Padre» e trasforma «l’atteggiamento di Adamo, il peccato primordiale dell’uomo, sanando in questo modo l’uomo».
L’ultima riflessione Benedetto XVI l’ha riservata al rapporto fra verità e libertà: «Quando l’uomo si mette contro Dio, si mette contro la propria verità e pertanto non diventa libero, ma alienato da se stesso. Siamo liberi solo se siamo nella nostra verità, se siamo uniti a Dio. Allora diventiamo veramente “come Dio”, non opponendoci a Dio, non sbarazzandoci di lui o negandolo. Nella lotta della preghiera sul Monte degli Ulivi Gesù ha sciolto la falsa contraddizione tra obbedienza e libertà e ha aperto la via verso la libertà».
Saverio Gaeta