05/11/2011
Monsignor Betori.
La caccia all’uomo che voleva uccidere l’arcivescovo di Firenze monsignor Giuseppe Betori a 24 ore dall’agguato, nel quale lo sconosciuto ha ferito all’addome il segretario particolare di Betori don Paolo Brogi, continua e non c’è alcuna certezza che sia solo un barbone squilibrato. Anche se Betori continua a minimizzare l’episodio la domanda che inquieta i vertici ecclesiastici in Italia e in Vaticano è perché qualcuno voleva uccidere Betori. La conferma viene dalla ricostruzione, proposta anche dalla Radio vaticana, dell’agguato. L’uomo, dopo aver sparato al segretario particolare di Betori ha riamato la pistola e puntato l’arma direttamente alla nuca dell’arcivescovo. Poi però non ha sparato. Dunque o l’arma si è inceppata, oppure l’uomo vedendo che il portone del passo carraio, dove si era intrufolato al passaggio dell’auto di Betori si stava automaticamente chiudendo è scappato per evitare di intrappolato in Curia.
Il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi ha spiegato oggi che “ogni ipotesi sarebbe abusiva”: “Si può pensare a tutto, ma valutando modalità e tempi non ci sembra plausibile pensare ad una cosa organizzata e strutturata”. L’ipotesi di reato è tentato omicidio. Nella notte subito dopo l’agguato e ieri pomeriggio sono stati fermati alcuni senza fissa dimora, ma sono stati tutti rilasciati. Il vescovo di Firenze ha ricevuto la solidarietà di Benedetto XVI attraverso una telefonata del segretario particolare del Papa, del cardinale Bagnasco e del cardinale Ruini. Betori alla Radio vaticana ha rinnovato “il perdono” per l’aggressore, spiegando di non voler accentuare l’episodio, ma “la comprensione” perché “sicuramente sta soffrendo per essere arrivato ad un gesto del genere”.
Alberto Bobbio