Caritas, la pedagogia dei fatti

Il vescovo di Lodi, monsignor Giuseppe Merisi, presidente della Caritas italiana.

Di fronte alla crisi e alle povertà che aumenta nelle famiglie italiane la Caritas italiana rilancia la “pedagogia dei fatti”, cioè gesti concreti, accoglienza, ospitalità, servizi del volontariato cattolico diffuso capillarmente in tutte le diocesi italiane. E’ la crisi il perimetro cui si svolge la riflessione al 34° convegno nazionale della Caritas italiana. Accanto all’impegno delle istituzioni, delle imprese e di tanto soggetti della società civile c’è anche quello della Chiesa. Sono mille i progetti avviati da 185 Caritas nelle diocesi d’Italia. E altrettanti sono gli Osservatori sulla povertà in Italia. Milioni di euro messi a disposizione dei più poveri e ore e ore di tempo dedicate dai volontari della parrocchie del Paese.

E’ la filosofia dell’ “agire nel quotidiano”, ha detto il vescovo di Lodi, monsignor Giuseppe Merisi, presidente della Caritas italiana, aprendo nel pomeriggio il convegno, che significa “sporcarsi le mani con i poveri e insieme progettare quello che si deve fare per cambiare la vita e migliorare la società”. Merisi ha aggiunto che bisogna collegare tuttavia “carità e giustizia” e per risolvere i problemi occorre “risalire alla cause e contrastarle”.

Altrimenti non si esce dall’emergenza e si continuano a gestire i problemi senza inserirli in un contesto più ampio. Merisi ha ricordato i banchi di prova di quest’anno, dal terremoto dell’Aquila alle frane in Sicilia e in Calabria, all’impegno per Haiti e il Cle. Ma soprattitto ha messo in risalto l’azione quotidiana, nascosta a volte segreta di tanti volontari della Chiesa italiana per i poveri che sempre più numerosi si rivolgono alle mense della Caritas in Italia e che raccontano storie drammatiche di chi non esce dalla spirale della crisi.