07/10/2011
Un campo profughi in Kenya
Il Papa ha dato donato 400 mila euro e la Chiesa cattolica di tutto il mondo arriverà a 60 milioni di euro, di cui la metà già raccolti con offerte e donazioni. Ma l’attenzione della Chiesa e della Santa Sede circa crisi alimentare che sta mettendo in ginocchio il Corno d’Africa si trasforma anche in una denuncia alla quale si associa anche il capo della Chiesa anglicana, l’arcivescovo di Carterbury Rowan Williams, che la definisce “un’incriminazione dolorosa per il mondo”, in una lettera inviata al Papa.
Dopo i due appelli alla comunità internazionale sulla crisi nel Corno d’Africa del Papa, il primo il 17 luglio e il secondo mercoledì scorso, il punto sull’impegno dei cristiani è stato in Vaticano dal Pontifico consiglio Cor Unum, alla fine di una riunione nei giorni scorsi nella sede di Caritas internationalis. Attualmente la Chiesa cattolica sta aiutando 1 milione di persone su 13 milioni e mezzo soprattutto in Somalia, Etiopia, Kenya e Gibuti. Il vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio Giorgio Bertin ha assicurato che “gli aiuti arrivano a destinazione”. Il cardinale Robert Sarah, capo di Cor Unum, ha lanciato un appello alla comunità internazionale, perché non si fermi all’emergenza e ha chiesto “Una scuola in ogni villaggio”.
L’incontro è stato anche l’occasione per fare il punto sulla tragica situazione della Somalia con toni accorati da parte monsignor Giorgio Bertin. Bertin ha spiegato che la “comunità internazionale deve raddoppiare gli sforzi per far fronte alla carestia, ma deve anche impegnarsi di più per trovare una soluzione al dramma somalo, dove la mancanza di autorità e dello Stato aggrava ogni cosa”: “Dopo ben 15 conferenze internazionale con piuttosto scarsi i risultati comunque non si può rinunciare a cercare una soluzione”.
Alberto Bobbio