19/02/2013
Don Primo Mazzolari.
Con questo gesto si riconosce che - per loro - il Vangelo s'è fatto vita. Vita autentica. Senza sconti. Croci incluse. Inizia l'iter per la causa di
beatificazione di don Primo Mazzolari e altri cinque lombardi: fratel
Ettore Boschini, Carlo Acutis, fra Jean Thierry, monsignor Giovanni
Cazzani e Teresio Olivelli. Lo ha deciso la Conferenza Episcopale
Lombarda, in una sessione di lavoro tenuta a margine della visita ad
limina in Vaticano. I Vescovi delle dieci diocesi di Lombardia
hanno approvato «l'avvio dell'iter canonico per l'introduzione della
causa di beatificazione», primo atto di un lungo percorso. Ottenuto
il via libera della conferenza episcopale regionale, l'iter prevede
la presentazione del fascicolo alla Congregazione per le cause dei
santi.
Sei testimoni della fede, sei uomini
che in modi e contesti diversissimi hanno lasciato un segno luminoso
nella vita e nella storia della Chiesa.
Spicca il nome di don Primo
Mazzolari (1890 – 1959), figura fondamentale del cattolicesimo
italiano, un sacerdote che visse sulla propria pelle gli orrori della
guerra, che lottò contro il fascismo e ogni forma di dittatura, che
spese la vita per la pace e conobbe la sofferenza di essere ridotto
al silenzio. A distanza di tanti decenni, l'esempio di don Mazzolari
(da molti conosciuto come "il parroco di Bozzolo") resta di
incredibile attualità. Ci parlano ancora i suoi tanti scritti: i
libri come gli articoli sul quindicinale Adesso. Nel suo
pensiero trovavano posto l'amore per la libertà (compresa quella
religiosa), la fiducia nella democrazia, la ricerca di una "Chiesa
dei poveri", l'attenzione ai lontani, la nonviolenza (senza
attenuanti e senza condizioni).
Temi che anticiparono le istanze poi
espresse nel Concilio Vaticano II. Temi scomodi, che attirarono il
sospetto e in molti casi l'aperta ostilità delle gerarchie
ecclesiastiche del tempo, tanto che in più occasioni a don Mazzolari
fu impedito di pubblicare testi su materie sociali e di predicare
fuori dalla propria parrocchia. Solo negli ultimi anni di vita
qualcuno iniziò ad accorgersi della sua grandezza. Ricevendolo in
udienza privata papa Giovanni XXIII lo salutò come «tromba dello
Spirito Santo in terra mantovana» e successivamente papa Paolo VI
disse di lui: «Aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a
tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti».
Molti ancora a Milano ricordano l'opera
dell'instancabile camilliano fratel Ettore Boschini (1928 – 2004),
un uomo che ha dedicato tutta la sua vita agli ultimi. Negli anni del
boom economico e poi della "Milano da bere" fratel Ettore
ha saputo scoprire e amare l'altra Milano: quella della strada, dei
poveri, dei senza dimora, i cosiddetti "barboni". In un
rifugio allestito nella Stazione Centrale (modello che ha fatto poi
nascere molti altri luoghi simili nel mondo) un numero incalcolabile
di persone in difficoltà ha trovato accoglienza, attenzione e
calore.
Tra le altre cause di beatificazione introdotte c'è quella
di Teresio Olivelli (1916 – 1945), un "ribelle per amore"
(come egli stesso si definì), partigiano cattolico che testimoniò
fino all'estremo il suo attaccamento al Vangelo e la lotta per la
dignità umana: morì nel campo di sterminio nazista di Hersbruck. Ed
ecco le altre tre figure: monsignor Giovanni Cazzani (1867 – 1952),
vescovo di Cremona nel travagliato periodo del fascismo e della
guerra, il frate carmelitano camerunense Jean Thierry Ebogo (1982 –
2006), che si è spento a Legnano (Milano) a soli 24 anni per un
tumore maligno ma ha saputo contagiare chiunque lo abbia incontrato
con la sua fede e la sua gioia di vivere, e Carlo Acutis (1991 –
2006), anch'egli morto giovanissimo a causa di una leucemia
fulminante, genio dell'informatica innamorato di Gesù eucarestia,
che ha offerto alla Chiesa la sua vita e la sua sofferenza.
Lorenzo Montanaro