04/09/2011
Karol Woytjla (a sinistra) e Andrzej Maria Deskur nel 1962.
Nella cappella della sua abitazione privata aveva dovuto coprire il marmo con una pedana di legno, per evitare che l’amico Karol prendesse freddo quando pregava steso in terra con le braccia allargate in croce. L’amicizia che legava il cardinale Andrzej Maria Deskur, scomparso ieri a Roma a 87 anni d’età, e Wojtyla era infatti di quelle che affondano le radici nella giovinezza, ai tempi in cui ambedue frequentavano l’università polacca nell’immediato dopoguerra.
Pochi giorni prima che Wojtyla diventasse Papa, Deskur fu colpito da un ictus che lo ha poi costretto per il resto della vita in carrozzella. E il neo-Pontefice uscì inusualmente dal Vaticano, il giorno successivo all’elezione, per andarlo a trovare al Policlinico Gemelli, ritenendolo come un “cireneo” che aveva sofferto al suo posto. Una consapevolezza manifestata chiaramente da Deskur nel 2003, quando testimoniò sull’Osservatore Romano: «La mia sofferenza sostiene questo fruttuoso pontificato».
Vescovo nel 1974, arcivescovo nel 1980, presidente emerito del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali nel 1984 e cardinale dal 1985, Deskur continuò a essere per papa Wojtyla un fraterno amico e un ascoltato consigliere sino agli ultimi giorni della sua esistenza. E al processo di beatificazione di Giovanni Paolo II è stato un autorevole testimone di tanti episodi che hanno messo in luce l’eroicità delle virtù cristiane in Wojtyla.
Saverio Gaeta