16/05/2012
Il vescovo lefevriano Bernard Fellay incontra i fedeli dopo una cerimonia di ordinazione a Econe, in Svizzera, nel giugno 2009 (Reuters).
Il dialogo resta aperto, ma è sempre più in salita. Tra Santa Sede e la Fraternità lefebvriana di San Pio X sono necessarie “ulteriori discussioni” prima di decidere il loro eventuale rientro nella Chiesa cattolica. Al termine della riunione di oggi nella quale la Congregazione per la Dottrina della fede ha esaminato la risposta che monsignor Bernard Fellay, superiore della Fraternità, ha fatto pervenire in Vaticano lo scorso 17 aprile, padre Federico Lombardi ha dichiarato che quello in atto tra Santa Sede e lefebvriani «è un processo», e non è detto che la risposta attesa dalla Santa Sede «ingloberà tutte le posizioni».
Anzi, un comunicato della Sala stampa informa che «in considerazione
delle posizioni prese dagli altri tre vescovi della Fraternità San Pio
X, la loro situazione dovrà essere trattata separatamente e
singolarmente». Alcuni membri della Fraternità, infatti, anche
nelle scorse settimane, hanno espresso apprezzamenti molto negativi nei
confronti del Concilio Vaticano II. Il superiore del distretto di
Francia, Régis de Cacqueray, attaccando duramente papa Benedetto XVI, aveva detto ai primi di aprile
che «occorre diffidare come della peste delle novità introdotte dal Concilio Vaticano II e
dai Papi che sono venuti dopo di esso». Il riconoscimento del Concilio è
una delle condizioni per la riammissione dei lefrebviani all’interno della Chiesa.
Annachiara Valle