Finito il Mondiale la Chiesa preoccupata

Rischio di scontri razziali. I leader religiosi dal presidente Zuma. Il cardinale di Durban: "Ora organizziamo istruzione e sanità". La Coppa alternativa della Caritas internazionale.

12/07/2010
il card. di Durban Wilfrid Napier suona la vuvuzela
il card. di Durban Wilfrid Napier suona la vuvuzela

E’ contento e insieme preoccupato il cardinale di Durban Wilfrid Napier alla fine del Mondiale: “La prima cosa che la Coppa del Mondo è stata in grado di dare al Sudafrica è quella di far sentire finalmente il popolo di questo Paese come parte della comunità mondiale”. Lo dice alla Radio Vaticana e  aggiunge però che il nuovo Sudafrica è ancora “un’idea”, “un sogno” realizzato solo in piccola parte: “Ora il Sudafrica deve dimostrare di sapersi organizzare anche in altri campi e settori fondamentali come l’istruzione e la sanità”. Per lui la Coppa del Mondo ha avuto anche un effetto positivo per l’intero continente africano: “La competizione ha portato un senso di solidarietà tra i vari Paesi africani, molto di più di quanto avrebbero potuto fare le parole da parte dei leader politici”.

In un documento pubblicato alla fine delle gare  i vescovi sudafricani hanno rivolto un appello alle autorità e a tutti i cittadini del Paese per avvertirli della possibilità di un nuovo scoppio di violenza xenofoba. Nella nota, firmata dal presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Johannesburg Buti Joseph Tlhagale, si invitano le autorità e i cittadini sudafricani a “dimostrare la stessa buona volontà emersa durante le competizioni della Coppa del Mondo per combattere con maggiore forza la violenza e rafforzare la pace e la tolleranza”. La violenza xenofoba ha avuto una recente ripresa in Sudafrica a causa della forte immigrazione arrivata dai Paesi confinanti per le difficili congiunture economiche e politiche che attraversano.

 Il Forum delle religioni del Paese, presieduto proprio dal vescovo di Johannesburg, ha incontrato il presidente Jacob Zuma per spiegargli le preoccupazioni. La Chiesa sudafricana e la Caritas internazionale hanno organizzato durante i Mondiali un “mondiale alternativo” dove hanno giocato squadre di vari Paesi composte da rifugiati che abitano in Sudafrica e squadre di tifosi cattolici arrivati per la Coppa del Mondo. C’era la Francia, la Turchia e gli Stati Uniti, mentre 26 erano le squadre africane. Ha vinto la formazione del Sudafrica alla quale è andata la Coppa della “World peace cup”, un pallone alzato da due mani verso il cielo.

Alberto Bobbio
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