30/01/2012
Il logo del Centro giovanile Stoà della Diocesi di Milano.
Non capita tutti i giorni di aprire una porta e trovarsi davanti ad una guglia del Duomo di Milano. E neppure di trovarsi di fronte ad una frase di Picasso a caratteri giganti che dice “Ci si mette molto tempo per diventare giovani”… Eppure al nuovo Centro Giovanile Stoà, a Busto Arsizio, accade proprio così. Nasce nel solco di quel ripensamento delle istituzioni di pastorale giovanile iniziato da alcuni anni dalla Diocesi di Milano, ripensamento culminato lo scorso maggio con la pubblicazione di tre volumi dal titolo Camminava con loro. Ripensare le Istituzioni è un modo per rendere quelle già presenti sempre più vicine alla realtà della chiesa locale e per creare nuove dimensioni in cui poter fare vivere e testimoniare la fede ai giovani.
Il Centro Giovanile è “un luogo che vuole aiutare i giovani, quali autentici protagonisti della loro fede, a vivere il Vangelo in un clima di reale comunione tra loro e in un contesto di vera missione, in mezzo ai loro coetanei e negli ambienti della loro vita quotidiana”. A Busto Arsizio un gruppo di circa 70 giovani delle tre parrocchie del Centro storico hanno provato a coniugare nella propria realtà queste parole. Ne è nato il Centro Giovanile Stoà, che è stato aperto nell'autunno dello scorso anno ma è andato a pieno regime proprio in questi primi giorni del 2012. Don Alberto Lolli, vicario parrocchiale di una delle tre parrocchie coinvolte, è stato con i giovani alla guida del progetto, fin dai suoi albori, in questi anni di cammino, sogni, progetti ed è oggi assistente spirituale residente al Centro. Fondamentale è stato, inoltre, l’impegno di monsignor Franco Agnesi, decano della Città, che, insieme agli altri due parroci coinvolti, ha saputo credere nei giovani e nei loro progetti, ed aiutarli nella realizzazione degli stessi, contribuendo all’affitto dello stabile in cui ha sede il Centro Stoà.
Dietro al progetto del Centro Stoà, il primo centro di pastorale giovanile della diocesi di Milano, per oltre due anni, hanno battuto molti cuori, hanno scritto molte mani ed hanno pensato molte teste. Un progetto creato da giovani e rivolto ai giovani della propria città, non unicamente a quelli che frequentano già gli ambienti tipici dell’educazione cristiana, come gli oratori, ma accogliente e propositivo verso chiunque abbia a cuore la propria crescita verso il mondo adulto, attraverso percorsi di fede e cultura di spessore e qualità. Il Centro Stoà è stato approvato dalla Diocesi di Milano come uno dei progetti pilota del nuovo Progetto di Pastorale Giovanile, nell’ottobre 2010.
All’interno del Centro sono state programmate attività legate a tre dimensioni principali: spirituale, culturale ed esperienziale. A livello spirituale, il Centro proporrà gli incontri di catechesi mensile per i giovani dai 18 ai 30 anni, quest’anno in particolar modo incentrati sul tema delle Beatitudini; oltre a questi momenti di formazione ci saranno occasioni di ascolto e lettura della Parola, celebrazioni, ritiri. La sede di Stoà, nel cuore della città di Busto Arsizio, vuole essere un luogo immerso nella quotidianità ma al contempo isolato, dove poter trovare una dimensione di crescita e formazione, specifiche per la fascia giovanile. Dal punto di vista culturale, il Centro si propone come occasione di promozione umana, nella convinzione che l’arte, in tutte le sue sfaccettature, possa essere uno strumento per comunicare e fornire occasioni di crescita: per questo il calendario culturale di Stoà prevede una serie di mostre ed esposizioni, principalmente di giovani artisti emergenti del territorio, ma non solo, all’interno delle tre sale espositive allestite appositamente; sono previsti inoltre alcuni “aperitivi con l’artista”, dove artisti di varie discipline incontreranno i giovani e parleranno della propria arte e di come questa si sia coniugata con i desideri di felicità della propria vita.
Infine è decisiva la dimensione esperienziale: all’interno del Centro Stoà, infatti, sono già residenti due sacerdoti, che accompagneranno gruppi di giovani che lo desiderassero a vivere alcuni periodi di vita comune, condividendo la quotidianità di ciascuno nella convinzione che è proprio tramite la vita concreta che la testimonianza del Vangelo può farsi esperienza reale. Il nome “Stoà”, in greco, significa portico. Sotto un portico, nello stoicismo, il maestro insegnava ed amava discutere coi propri discepoli. Negli Atti degli Apostoli rappresenta il portico del Tempio, luogo di dialogo e confronto tra credenti e non credenti. Anche oggi il portico è un luogo di passaggio e non di stazionamento, un luogo in cui si può trovare riparo mentre si cammina per strada e sopraggiunge un temporale improvviso. Le attività di Stoà sono giunte oggi ai blocchi di partenza e sono pronte ad avviarsi, sotto questo “portico” che vuole essere crocevia di diversi percorsi di fede, arte e vita, in rete con le altre agenzie educative e culturali del territorio, per farsi proposta nuova e decisa dai giovani e per i giovani. Il prossimo evento è l'incontro con lo scrittore Alessandro Mari, autore di "Troppo umana speranza" (Feltrinelli) in programma venerdì 10 febbraio. In concomitanza si inaugura la mostra "Ritratti di fine Ottocento" della collezioen Menotti-Paracchi in collaborazione con l'Archivio fotografico italiano (info www.stoabusto.it).
Benedetta Candiani