08/01/2013
Un barcone con a bordo 239 persone, tra cui donne e bambini, salvate dalla Marina Militare, le Capitanerie di Porto e la Guardia di Finanza durante un'operazione di assistenza nel Canale di Sicilia (Ansa).
Sì al riconoscimento della cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia, sì al diritto di voto amministrativo per i migranti, sì al servizio civile per i giovani immigrati tra i 18 e i 28 anni. Il direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, monsignor Giancarlo Perego, in occasione della conferenza stampa organizzata dalla Cei per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebra domenica 13, ha ribadito la posizione della Chiesa italiana. Auspicando che «tra le 23 proposte diverse sulla cittadinanza dei vari partiti si arrivi a una sintesi».
Il direttore di Migrantes ha ricordato che attualmente «il fatto di non avere la cittadinanza comporta di fatto l’esclusione e la differenziazione sociale di quasi 650mila minori nati in Italia da genitori immigrati». Una discriminazione che, in realtà, esiste anche per i loro genitori. Secondo i dati, infatti, i lavoratori immigrati hanno una busta paga del 35 per cento inferiore rispetto ai lavoratori italiani. Percentuale che sale al 40 per cento se si tratta di donne.
Riprendendo il tema del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata – Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza – monsignor Paolo Schiavon, vescovo ausiliare di Roma e presidente Cemi e Migrantes, ha sottolineato che «nella nostra epoca possiamo vedere le migrazioni come nuove forme del pellegrinare, ed è un fenomeno che sta aumentando in maniera considerevole come espressione tra le più significative del mondo globalizzato». Sono circa 215 milioni di esseri umani che sperimentano oggi la sorte migratoria, dicono i dati sul fenomeno. Persone, dice il messaggio del Papa «spinte dalla disperazione di un futuro impossibile da costruire».
Accanto al sogno di una “terra promessa”, il presidente di Migrantes ha ricordato anche il «diritto a non emigrare, a vivere nella propria patria». Di qui la necessaria cooperazione con i Paesi di provenienza, oltre che l’impegno per l’integrazione e per la difesa dei diritti fondamentali. Tra questi, in primo luogo, la salute. Anche per questo, alla conferenza stampa era presente il ministro Renato Balduzzi che ha ringraziato la Chiesa per «l'attenzione che ha avuto verso il fenomeno dell'immigrazione. La regione Marche e la Caritas di Roma hanno dato un apporto importante per l’accordo siglato a fine anno sulle Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province Autonome italiane».
«La Costituzione», ha sottolineato Balduzzi, «ci detta il percorso. La tutela della salute riguarda tutti e per la salute siamo in presenza non solo di un diritto fondamentale per il migrante, ma anche a un interesse generale della collettività. Per questo è importante che il diritto sia assicurato a tutti e che ci sia una applicazione tranquilla e serena delle normative, uguale in tutte le Regioni». «Inoltre», ha precisato il ministro, «quando gli immigrati non possono accedere alle cure nei propri Paesi sarebbe indegno che l’Italia non mettere a disposizione il proprio sistema sanitario».
Annachiara Valle