24/11/2012
Alla vigilia
del Concistoro di sabato 24 novembre nel quale papa Benedetto XVI ha creato 6 nuovi cardinali, provenienti da 3 continenti
diversi, l'africano John
Onaiyekan, arcivescovo di Abuja in Nigeria, ha incontrato i
giornalisti per parlare del futuro della Chiesa nello stato africano.
Al
primo piano del palazzo dell’Azione
Cattolica, in via della Conciliazione, in
un clima raccolto, il monsignor Onaiyekan, ha analizzato due anni di violenze inflitte in particolar modo dal gruppo terroristico di
matrice islamica Boko Haram. «C’è
chi fa la guerra cercando la pace», ha esordito il neoporporato. «C’è la volontà di pace, ma non si fanno le
cose che portano alla pace. Dobbiamo impegnarci, tutti insieme, per
trovare una strategia comune. Abbiamo sempre convissuto tra noi e
credo che unendoci sarebbe più facile isolare ed eliminare i gruppi violenti».
Il cardinale Onaiyekan ha offerto cifre di lettura della tribolata situazione che si trova a vivere la Nigeria, un Paese di 170 milioni di abitanti, per metà cristiano e metà
musulmano, ricco di materie prime. «A volte basta poca gente per creare l’impressione di
un grande movimento, ma nemmeno le autorità governative sanno
esattamente di quante persone sia composta l'organizzazione estremistica che ha firmato i più sanguinosi atti di terrorismo», ha precisato l’arcivescovo. «Io credo che il Governo nigeriano debba
trovare il modo di dialogare con loro e che la stessa comunità musulmana
nigeriana debba assumersi le proprie responsabilità, considerato che
l’organizzazione si dichiara di matrice islamica».
Una chiesa devastata da un attentato in Nigeria. Foto Reuters.
«Nulla può giustificare l’assassinio di gente innocente, soprattutto quando avviene in contesti dedicati al culto», ha proseguito il neocardinale. «Purtroppo la situazione è complessa, perché so che il gruppo armato sta attaccando anche i musulmani, i mercati, i villaggi, uccidendo anche persone di spicco del mondo islamico. Quindi questa gente è contro sia ai cristiani, sia ai musulmani, ma non fa notizia quando uccidono i musulmani. Purtroppo i terroristi non seguono né verità, né logica». Un quadro, quello tracciato dall'arcivescovo di Abuja, che tocca nervi scoperti della politica africana. «Finché i nostri Paesi non avranno Governi capaci di garantire una vita pacifica ai cittadini le cose non cambieranno. Tocca a noi, a chi ci rappresenta e all'intera società civile fare tutto ciò che è necessario perché il terrorismo non dilaghi e peggio non accada».
Nonostante il clima di terrore in cui vivono i fedeli cristiani, Onaiyekan, ribadisce come le chiese continuano ad essere piene e le gente, vincendo la paura, continua a frequentare la Messa domenicale. Poche, pochissime le defezioni dettate dal timore di nuovi attentati. «Noi come Chiesa cattolica», ha concluso il cardinale John Onaiyekan, «prendiamo tutte le misure possibili, ma non organizziamo truppe armate, non è il compito della Chiesa e non si vince questa gente con i fucili». C'è tempo ancora per un ricordo del Concilio Vaticano II, tappa decisiva nel cammino formativo del neo cardinale, che afferma sorridendo come «quel momento storico sia stato fondamentale nella Chiesa d’Africa, ne siamo tutti eredi e non conosciamo altra Chiesa che quella regalata dal Concilio».
Il cardinale John Onaiyekan ha ricevuto nel 2012 il premio Pax Christi, ha ricoperto numerose cariche tra cui quella di presidente del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar) e quella di presidente della Conferenza episcopale nigeriana.
Francesca Baldini