Il Dragone accarezza il Papa

In Cina nuove nomine di vescovi, ma c'è accordo tra Vaticano e Pechino. Cinque in tre mesi ed è la prima volta. Una nuova stagione diplomatica? Il sogno di una visita del Papa.

20/07/2010
Il nuovo vescovo di Yulin (Foto Asia News)
Il nuovo vescovo di Yulin (Foto Asia News)

Si potrebbe dire che il Dragone questa volta accarezza il Papa. Pechino migliora i suoi rapporti con la Santa Sede mettendo in fila una serie di segnali che indicano una strada assolutamente nuova. Riguarda le nomine dei vescovi, uno degli scogli che sembravano impossibili da superare tra il più piccolo Paese del mondo e il più grande. In giro di pochi mesi sono stato ordinati cinque vescovi con la nomina papale e il riconoscimento delle autorità cinesi. L’ultima ordinazione è avvenuta il 19 luglio e la notizia è stata data dalla Radio Vaticana.

 Era dal 2007 che in Cina non avvenivano più ordinazioni episcopali nonostante molte diocesi non hanno più un vescovo da molto tempo. In questi anni le discussioni riservatissime, naturalmente tra alti e bassi, sono andate avanti tra Pechino e la Santa Sede, frutto di mediazioni complicatissime a cui hanno partecipato in segreto diversi personaggi. Nel 2007 Papa Benedetto aveva indirizzato una Lettera ai cattolici cinesi nella quale indicava alcuni suggerimenti pastorali che potevano essere letti dalle autorità cinesi come un’apertura di credito diplomatica, visto che a Pechino interessano poco le questione di natura strettamente ecclesiale. Le nomine “congiunte” di questi mesi possono essere viste dunque come un successo della pazienza e della lungimiranza vaticana. I nuovi vescovi sono tutti giovani. L’ultimo si chiama Giovanni Battista Yang Xiaoting, ha 46 anni, ha studiato a Roma alla Pontificia università Urbaniana e poi negli Stati Uniti. Alla sua ordinazione, avvenuta nel cortile della chiesa di Xiaoqiaopan a 130 chilometri da Yulin, che è uno dei luoghi storici del comunismo cinese, perché qui si concluse la Lunga Marcia di Mao.

 Nelle liturgie di consacrazione tutti i vescovi presenti erano legittimi, cioè in piena comunione con Roma. E i vescovi patriottici che erano voluti intervenire si sono accomodati tra i preti e non hanno imposto le mani. E’ un altro segnale del nuovo corso. Dove esso possa portare ancora non è chiaro. Ma non è escluso che tra Vaticano e Cina si possa arrivare ad una sorta di accordo sulle nomine dei vescovi, un “concordato” insomma, che preluda a colloqui più distesi su altre questioni, primo tra tutti la liberazione di vescovi e preti della Chiesa clandestina ancora in carcere e magari anche la ripresa dei rapporti diplomatici interrotti dalla metà degli anni Cinquanta e, chissà , un viaggio del Papa in Cina.  

Alberto Bobbio
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