24/03/2012
Papa Benedetto XVI (Ansa).
All’insegna della «continuità con Giovanni Paolo II», come ha confidato lo stesso Benedetto XVI, si è avviato il viaggio pastorale in America Latina. Sei intensi giorni, metà in Messico e metà a Cuba, che papa Ratzinger ha voluto compiere «per incoraggiare e per imparare, per confortare nella fede, nella speranza e nella carità, per confortare nell’impegno per il bene e per la lotta contro il male».
Un’intensa riflessione, quella proposta dal Pontefice, rispondendo in aereo alle domande dei giornalisti del seguito. «La Chiesa non è un potere politico, non è un partito, ma è una realtà morale, un potere morale», ha sottolineato. Perciò «il primo mestiere della Chiesa è educare le coscienze, sia nell’etica individuale sia nell’etica pubblica, e così creare una responsabilità necessaria. E questo cerchiamo di fare con la dottrina sociale della Chiesa: naturalmente questa morale pubblica deve essere una morale ragionevole, condivisa e condivisibile anche da non credenti».
Commentando poi l’appello di papa Wojtyla nel suo storico viaggio del 1998, «Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba», Benedetto XVI ha affermato che «oggi è evidente che l’ideologia marxista com’era concepita non risponde più alla realtà: devono essere trovati nuovi modelli, con pazienza, in modo costruttivo. In questo processo che esige pazienza ma anche decisione, vogliamo aiutare in spirito di dialogo per evitare traumi e per aiutare verso una società fraterna e giusta come la desideriamo per tutto il mondo. E vogliamo collaborare in questo senso. È ovvio che la Chiesa sta sempre dalla parte della libertà, la libertà della coscienza, la libertà della religione. In questo senso contribuiamo, contribuiscono anche proprio i semplici fedeli».
All’aeroporto messicano di Guanajuato, e lungo le strade verso il capoluogo Leòn, il Papa è stato accolto da centinaia di migliaia di persone in festa. Nel discorso durante la cerimonia di benvenuto ha espresso tutta la sua gioia per questa visita: «Desidero stringere la mano di tutti i messicani e raggiungere le nazioni e i popoli latinoamericani, ben rappresentati qui da tanti vescovi, proprio in questo luogo nel quale il maestoso monumento a Cristo Re manifesta il radicamento della fede cattolica tra i messicani».
In questi giorni, ha promesso, «chiederò vivamente al Signore e alla Vergine di Guadalupe che questo popolo faccia onore alla fede ricevuta e alle sue migliori tradizioni; e pregherò specialmente per coloro che più ne hanno bisogno, particolarmente quanti soffrono a causa di antiche e nuove rivalità, risentimenti e forme di violenza. Già so che mi trovo in un Paese orgoglioso della sua ospitalità e desideroso che nessuno si senta estraneo nella sua terra. Lo so, già lo sapevo, però ora lo vedo e lo sento in modo molto profondo nel cuore».
Saverio Gaeta