19/06/2013
Papa Francesco saluta i fedeli durante l'udienza generale
La Chiesa corpo di Cristo. Papa Francesco riparte dalle parole del Concilio Vaticano II per spiegare cos’è la Chiesa. Nell’udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro Bergoglio continua la catechesi sul mistero della Chiesa e insiste sul fatto che essa «non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente che Gesù guida, nutre e sorregge».
E poi fa appello all’unità: «Stamattina ho pregato per circa 30-40 minuti con un pastore evangelico», confida. «Noi dobbiamo imparare a pregare insieme, a essere uniti soprattutto tra noi cattolici, con i cristiani, con gli altri. Dobbiamo cercare l’unità soprattutto all’interno della nostra famiglia».
Parlando a braccio Francesco ha aggiunto che «l’unità è superiore ai conflitti. I conflitti se non si sciolgono bene ci separano tra di noi e ci separano da Dio. Il conflitto può aiutarci a crescere, ma anche può dividerci. Non andiamo sulla strada della divisione e delle lotte tra noi, no, tutti uniti nelle differenze, quella è la strada di Gesù».
Tornando ancora sull’insegnamento del Vaticano II, il Papa ha ribadito che «corpo e membra per vivere devono essere uniti!» e che «l’unità è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi, delle chiacchiere». «Quanto male fanno le chiacchiere…», ha detto il Papa, «mai chiacchierare degli altri, mai. Quanto danno arrecano alla Chiesa le divisioni tra i cristiani, l’essere di parte, gli interessi meschini!».
Infine il Papa ha ricordato che domani ricorre la Giornata mondiale del rifugiato: «Quest’anno», ha spiegato, «siamo invitati a considerare specialmente la situazione delle famiglie rifugiate, costrette spesso a lasciare in fretta la loro casa e la loro patria e a perdere ogni bene e sicurezza. Oltre ai pericoli del viaggio, spesso queste famiglie si trovano a rischio di disgregazione e, nel Paese che li accoglie, devono confrontarsi con culture e società diverse dalla propria».
«Non possiamo essere insensibili», è l’appello del Papa ai cristiani, «verso le famiglie e verso tutti i nostri fratelli e sorelle rifugiati: siamo chiamati ad aiutarli, aprendoci alla comprensione e all’ospitalità. Non manchino in tutto il mondo persone e istituzioni che li assistano: nel loro volto è impresso il volto di Cristo!».
Annachiara Valle