10/03/2011
Papa Benedetto XVI
Il Papa racconta Gesù, ma premette di non aver voluto scrivere una “Vita di Gesù”. Non è insomma la narrazione del “Gesù storico” quella attende chi leggerà il suo ultimo libro “Gesù di Nazaret – Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla resurrezione” (Libreria editrice Vaticana, pagine 348, euro 20). Benedetto XVI spiega che non basta sapere della vita di quell’uomo effettivamente vissuto per capirne la grandezza e l’efficacia della storia. Insomma bisogna conoscere anche il Gesù dei Vangeli, l’uomo della fede. Il Papa sviluppa il ragionamento avendo come filo conduttore gli ultimi giorni della vita di Gesù e mettendo sotto la lente i Vangeli della passione. Ma il testo è un continuo contrappunto di rimandi ad altre parti del Vangelo. L’analisi è condotta sull’esegesi, sulla interpretazioni teologiche, sulle suggestioni storiche, sulle dispute anche che hanno intrecciato duemila anni di storia della Chiesa. Non manca il Papa qui e là di citare qui e là se stesso e di correggere in parte alcune sue analisi del passato. Lo spiega lo stesso Ratzinger nella nota bibliografica al secondo capitolo, quello dedicato al “discorso escatologico di Gesù”, dove osserva che in questo libro sviluppa, approfondisce e corregge l’analisi contenuta nell’ “Escatolologia”, il suo volume sulla morte e la vita eterna apparso nel 1977. Benedetto XVI sa che la materia è delicata e che da sempre le discussioni teologiche su Gesù storico e Gesù della fede sono state aspre. Ma avvisa: “Ho cercato di tenermi fuori dalla controversie”.
Va premesso che non si tratta di un libro di facile lettura. I capitoli più efficaci e più semplici sono quelli dedicati al processo e alla crocifissione. Per comprendere gli altri occorre praticare almeno qualche elemento di esegesi e di teologia e conoscere la filosofia. Il processo a Gesù e l’esecuzione sono descritti con molta efficacia, secondo lo schema anche del
“legal thriller” e della “spy story”. Si rintraccia tutta la discussione che ha appassionato schiere di analisti sulla posizione politica di Gesù verso l’occupante romano: faceva parte o no di movimenti antagonisti che sfioravano il terrorismo? Era un rivoluzionario resistente o qualcosa d’altro? Ratzinger non si sottrae alla risposta. Ma non si limita a dire sì o no.
La lettura qui appassiona. Il Papa la prende da lontano, da quella azione con la quale Gesù caccia via i mercanti dal tempio e spazza via nella concezione del cristianesimo ogni connessione tra affari e culto. Ha fatto bene o ha fatto male Gesù? Benissimo risponde il Papa, che
accredita la tesi di Vittorio Messori, secondo cui Gesù ha compiuto un atto di purificazione in sintonia con la legge ebraica impedendo un abuso nei confronti del tempio.
Tuttavia Gesù non era uno che voleva fare una rivoluzione politica. Il Papa lo dice chiaramente e accredita la sua convinzione sulla base della tesi che ogni violenza “motivata religiosamente” porta a “risultati terribili” che stanno “in modo drastico davanti agli occhi di tutti noi”: “La violenza non instaura il regno di Dio, il regno dell’umanesimo”. Gesù sceglie un’altra strada, separa la religione dalla politica e adotta un metodo nuovo: l’amore per l’uomo fino in fondo e paga di persona. E
la “vittoria dell’amore sarà l’ultima parola della storia del mondo”.
Il nuovo libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret"
La narrazione si snoda attraverso gli episodi che tutti conoscono delle ore tragiche della passione e della morte. E il Papa spiega e qualche volta sorprende,
come nella vicenda dei due ladroni crocifissi insieme a Gesù. Intanto
spiega che sono terroristi anch’essi, “combattenti delle resistenza”,
guerriglieri di Barabba, che non era un pirata straccione, ma un vero e
proprio capo antagonista dei romani e degli ebrei che li appoggiavano. Al
catechismo ci hanno sempre spiegato che uno dei due si pente e allora
Gesù lo farà andare in paradiso. Il Papa dice che è troppo semplice,
anzi che non è proprio così. Non accenna ad alcun pentimento. Dice solo
che uno dei due ha riconosciuto in quel crocifisso il figlio di Dio.
Punto e basta. Il resto non conta. Conta solo che uno dei due non si è
associato alla “derisione” e intuisce il “mistero di Gesù”. E il Papa
commenta: “Il vero re è colui che è privo di ogni potere”.
Le ultime frasi del volume hanno uno stile di grande letteratura,
che sfiora la poesia. Il Papa spiega che Gesù parte, benedicendo, dalla
terra vicina Betania, dove aveva raccolto i suoi. Sale al cielo, mentre
le “sue mani restano stese su questo mondo: “Le mani benedicenti di Cristo sono come un tetto che ci protegge”.
In allegato pdf la sintesi del libro curata dalla Radio Vaticana.
Alberto Bobbio