01/10/2012
Papa Benedetto XVI (Ansa)
«Come nella Cattolica – cioè nella Chiesa – si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico». Nell’ultimo Angelus domenicale da Castel Gandolfo (domani rientrerà in Vaticano), Benedetto XVI ha commentato con questa frase di sant’Agostino il Vangelo della liturgia odierna, nel quale si racconta che un uomo, che non era seguace di Gesù, aveva scacciato dei demoni nel suo nome.
Ha spiegato il Pontefice: «I membri della Chiesa non devono provare gelosia, ma rallegrarsi se qualcuno esterno alla comunità opera il bene nel nome di Cristo, purché lo faccia con intenzione retta e con rispetto». E ha proseguito: «Anche all’interno della Chiesa stessa, può capitare, a volte, che si faccia fatica a valorizzare e ad apprezzare, in uno spirito di profonda comunione, le cose buone compiute dalle varie realtà ecclesiali. Invece dobbiamo essere tutti e sempre capaci di apprezzarci e stimarci a vicenda, lodando il Signore per l’infinita “fantasia” con cui opera nella Chiesa e nel mondo».
Papa Ratzinger si è quindi soffermato sull’invettiva dell’apostolo Giacomo contri i ricchi disonesti, parole che «mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli». Di qui l’auspicio a saper gioire «per ogni gesto e iniziativa di bene, senza invidie e gelosie, e usare saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni».
Con «affetto e preoccupazione» Benedetto XVI ha detto che sta seguendo «le vicende della popolazione dell’est della Repubblica democratica del Congo, oggetto, in questi giorni, di attenzione anche da parte di una riunione di alto livello, presso le Nazioni unite: «Sono particolarmente vicino ai profughi, alle donne e ai bambini, che a causa dei persistenti scontri armati subiscono sofferenze, violenze e profondi disagi. Invoco Dio, perché si trovino vie pacifiche di dialogo e di protezione di tanti innocenti e affinché torni al più presto la pace, fondata sulla giustizia, e sia ripristinata la convivenza fraterna in quella popolazione così provata, come pure nell’intera regione».
Saverio Gaeta